Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



giovedì, giugno 30, 2005

Parla di noi?

martedì, giugno 28, 2005

Buon compleanno


Un anno fa eravamo piccoli piccoli.
Ma piccoli sul serio.

Eravamo piccoli, ma sfrontati.
Come i bambini.
I bambini che non fanno oh, ma che prendono il telecomando e lo smontano in mille pezzi.
Così, giusto per vedere cosa succede dentro.

Eravamo piccoli ed in un certo senso lo siamo ancora.
La nostra attitudine non è cambiata.
Il nostro tempo è diventato più veloce ed incasinato, per una volta abbiamo anche le aspettative di altre persone da soddisfare , conti da far quadrare.

Eravamo in quindici, ora siamo un po' di più. Un di più che è diverso e mette insieme teste e sguardi che vengono da esperienze diverse e che guardano verso un sentiero comune.
Un sentiero fatto di scadenze da rispettare e aspettative da mantenere alte.
Le nostre, prima di tutto.

LOSINGTODAY 06, resterà in edicola fino a settembre.
Il prezzo è sempre lo stesso. Il resto no.
Cambia il formato (qualche pagina in più) e la grafica diventa un po' più colorata.
Diversa, nuova. Speriamo all'altezza della precedente.
E' una scommessa.
Una scommessa che serviva soprattutto a noi, per non adagiarsi e continuare a giocare.

Dentro, come al solito, pagine che suonano e fanno rumore.
Il rumore delle parole degli Offlaga Disco Pax e quello della chitarra di Stephen Malkmus.
Il suono sospeso ed evocativo dei Port Royal e 65daysofstatic (entrambe presenti anche nel cd, con Midwest, Okkervil River ed altri).

Il rumore che fa il nodo delle cravatte dei Maximo Park e quello degli amplificatori dei rinati Dinosaur Jr.
E poi le nostre scommesse Scout Nibblet, Hammock e Willie Mason.

E ancora: gli speciali su Creation Records e John Peel.
Le interviste a Lucksmiths, Subsonica e Turin Brakes (ché non abbiamo paraocchi verso niente e nessuno).

E gli incontri con Mr. Markus Archer e i Teenage Fanclub.
Gente che ci piace.
E neanche poco.

Fra pochissimi giorni avremmo candeline su cui soffiare ed una torta da mangiare.
Lo faremo.
Con la speranza di restare qui a lungo.
Per altri mille compleanni. Almeno.

lunedì, giugno 27, 2005

Sapore di svolta (Deejay li vuole)

Ma mi si è sciolto il pejote nel caffè, o la nuova sigla del programma radiofonico di Linus (sì, Linus quello che gira per la Sardegna con le figlie di Amendola, la Ventura ed un sacco di pecore) è veramente una cover di Sapore di Sale interpretata dai Perturbazione?

Troppo poco tabacco, dite?

Update: OK, per essere vero è vero. Tommaso ha cantanto la sigla del programma di Linus.
Il testo non è suo, ma su quello - grazie a Dio- non ho mai avuto alcun dubbio.
I Perturba suonano il primo luglio al Traffic Festival.
Domani e dopodomani il mio culacchione sarà da quelle parti.
In veste di accompagnatore e di invasato fan di Aphex Twin.
E basta.

martedì, giugno 21, 2005

I'm Gonna DJ

Oppure: Last night a deejay save my life.
Oppure: Hey deejay schaccia il tasto play.
Oppure: Hang The DJ.



Insomma, un titolo a caso solo per dire che torno a far girare un po' di dischi.

Spiego meglio:
Il 19 Giugno è iniziato un festival che si chiama Rock In Umbria e che si tiene, indovinate un po', in Umbria. Nella splendida cornice di città come Spello, Umbertide e Perugia (Dio solo sa quanto ho bramato per scrivere una frase del genere).

Proprio in quest'ultima (alla Terrazza del Mercato Coperto), Giovedì 23, dalle 18 fino all'ora di cena, si terrà l'incontro (che dire convegno mi pare troppo) "Blog : my own personal newspaper-fenomenologia di una comunicazione dal basso".

Detta così sembra la solita storia, ma non lo è.
O meglio: lo è ma è più simpatica.
Per un'oretta circa, la "non più blogger" Eloisa detta La Pizia detta Elo, La Blasi Questa qua e il sottoscritto che poi sarei io, parleranno di questo ormai vetusto mezzo, delle sue ormai vetuste applicazioni e del libro vetusto che Einaudi ha tirato fuori lo scorso autunno.
Dopo tutte queste vetustità avrà luogo un simpatico aperitivo sonorizzato proprio con le musiche indie-elettronica-rock-post- flick-e-flock, che da sempre (tipo due mesi) animano le pagine di questo blogghetto qui.

Detta così può far paura, ma il festival è bello (ArteMoltoBuffa, Disco Drive, Kings Of Convenience, Jennifer Gentle, Elvis Costello, Fantomas e Zu, stanno lì proprio per garantirvi tutto questo) e quasi tutto gratutito (tutto tranne Elvis Costello, che tanto c'è già stato per cui chissenestrafrega).

Se volete venire a verificare con mano, ci si vede giovedì (e anche nei giorni seguenti), se volete più info... cliccate qui.

lunedì, giugno 20, 2005

Un concerto dal cuore di panna (ho visto)

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare...

Ho visto i postumi di una pioggia violenta abbattersi sul make-up dei fan dei Giuren Giuren.
Ho visto noti commentatori sportivi fare gomito a gomito con presunti dark e punkabbestia di varia natura, solo per conquistare un posto in prima fila.
Ho visto James Blunt, quello della canzone stracciamaroni della Vodafone, quello che era soldato in Iraq, quello che è il cantante preferito di Elton John. Insomma: lui.
Ho visto James Blunt suonare quattro canzoni uguali e indistinguibili, per poi piazzare così come se fosse una cosa da poco Where Is My Mind?
Quella Where Is My Mind?
In quel momento ho anche visto le facce degli altri che guardavano la mia (di faccia). Chissà perché, ma ridevano tutti tantissimo.
Ho visto Elisa. Per un errore di calcolo e di scaletta.
Ho visto la mia ragazza commuoversi durante una sua canzone.
Mi sono pulito gli occhi e poi ho riguardato di nuovo.
Non mi ero sbagliato: si era commossa davvero.
Ho visto Beck salire sul palco tra l'indifferenza generale.
Ho visto gente chiedere: "Ma chi è? Quello della bira?"
Ed altra gente rispondere: "No, dai è quello che ha fatto il video con quell'attore. Come si chiama... Frank Black! Quello di School Of Rock".
Ho visto l'anello di congiunzione tra Mauro Repetto e Rivers Cuomo dimenarsi tutto il tempo con in mano un tamburello, ed il resto della band di Beck seduta in torno ad un tavolo a suonare piatti, bicchieri e posate. Sul palco.
Ho visto un tizio calvo inveire per tutto il tempo al grido di "Scemooo, scemoooo!"
E ho visto una ragazza, magra,minuta e con gli occhiali avvicinarsi, fissarlo negli occhi ed esclamare: "Senti, hai rotto i cojoni. Lui è scemo e tu sei una merda. Lui deve 'sta un'ora sul palco. Se non ti va bene te ne vai,OK?"
Ho visto il tizio calvo ammutolirsi, abbassare lo sguardo e, dopo un po' accennare anche qualche ballo.
Ho visto un sacco di cose.
Tranne i Giuren Giuren.
E me ne vanto.

Come,dove, quando?

Ho la strana sensazione che, come in voga per l'undici settembre (quell'undici settembre), fra un po' diventerà necessario ricordarsi come si stava passando il tempo mentre Totti e La Blasi Quell'Altra pronunciavano il fatidico "sì".

Comincio io:
Mentre Totti e La Blasi Quell'Altra pronunciavano il fatidico "sì", ero sul letto, ascoltavo il disco di Apostle Of Hustle e facevo esattemente quello che la coppietta del giorno avrebbe fatto, al rientro nella "suite d'oro".

Scartavo i regali.

(OK, era pessima, ma sapete a che ora mi sono svegliato?Alle cinque meno un quarto. E la bambina? Non c'è, ma se ci fosse stata avrebbe vomitato. Giuro)

sabato, giugno 18, 2005

10 piccoli link

  1. "Avete veramente rotto il cazzo." Gli R.E.M. spiegati ai giovani molesti (qui).
  2. "Cinque cose che mi lasciano perplesso degli irlandesi" (qui).
  3. Prepotente ranocchio. Tre passi nel delirio (qui).
  4. Il kit del piccolo patriota (qui).
  5. "Sì, fanculo anche a te." La ventiseiesima ora (qui).
  6. L'uomo del 2025. Vabbè, Leonardo (qui).
  7. Il cielo su Springfield (qui).
  8. Stronzi (qui).
  9. Cavriago Disco Rocker Social(ist) Club (qui).
  10. Tatranky fondenti al cocco (qui)

Extra:

La sicurezza (qui).

La Laura. Auguri!!!(qui). Eddovesennò?

giovedì, giugno 16, 2005

Da dentro (millenovecentonovantaundici)

"No che non ero pronto.
Non ero pronto all'idea di interrompere gli studi, lasciare casa mia, rivoluzionare i miei orari, senza preavviso alcuno. Non ero pronto a un'orda di bambini scatenati e vocianti che mi attraversassero la vita così all'improvviso.
Non ero pronto a un universo sconosciuto che pretendesse di essere accostato e accolto tanto repentinamente."
(Matteo B. Bianchi - Fermati tanto così)

Non è mica facile "fermarsi tanto così". Per niente.
Ogni esperienza che fai, ogni strada che imbocchi, bivio che inforchi e tutte le altre ardite metafore che racchiudono la parola "vita", finisce che si prendono un pezzo di te e lo lasciano lì.
Se ti guardi indietro (e dentro), puoi vederti come un puzzle. Un puzzle che ragiona per scomposizione e che per ogni pezzo che perde ne acquista un altro.
Si cresce spezzettandosi e non ricompattandosi. E' questa la verità.

Quando mi è arrivata "la cartolina tra virgolette", quella cartolina, ero ad Amsterdam. Per farla ritirare dai miei ho dovuto fare una delega. A distanza.
L'ho saputo il diciannove agosto. Da una telefonata. E un po' me l'aspettavo.
Servizio Civile. Al comune del Paesello Poco Più Grande del Piccolo Paesello di Provincia.

Sono arrivato lì con ancora addosso il jet leg olandese ed i postumi di una notte passata su un divano di Bologna. Un divano che neanche una settimana dopo avrebbe festeggiato la nascita di una bambina. Lo ringrazio, ancora adesso.
Nella piccola saletta d'attesa, gli altri obiettori attendevano il plotone d'assegnazione.
Non come una fucilata, ma quasi.
Sembrava il raduno dei nerd. Tutti ingegneri. Tranne due.
Uno ero io.
Arriva il responsabile. Ci scruta:
"Siete otto e volete tutti andare all'ufficio cultura. Ovviamente non è possibile. Quattro di voi devono andare al Centro Diurno. Volontari?".
Non si muove una mosca e se si muove, lo fa in silenzio.
Io non sapevo neanche cosa fosse un Centro Diurno. Figuriamoci se ci sarei andato volontario.
"Colasanti - lo sapevo - mi hanno detto che tu fai il giornalista -pfiuuu- quelli del Centro Diurno fanno un giornalino - cazzo- forza, tu vai lì!"
Cazzo.
Subito dopo di me, Marco, Damiano ed Antonio si propongono come volontari.
L'hanno fatto senza pensarci troppo e un po' per simpatia nei miei confronti (mi hanno confessato dopo). Strano, non avevo rivolto la parola a nessuno.
Antonio in realtà la simpatia la provava per la responsabile del centro.
Magra, alta il giusto, tatuata e con le mutande a vista. Come dargli torto.

Nel giro di pochi secondi siamo stati catapultati in una macchina. La direzione? Non c'era neanche il bisogno di dirla.
Si apre la porta. Eccolo, il Centro Diurno. In tutto il suo splendore.
Il battesimo del fuoco ce lo dà Amedeo. Sulla quarantina avanzata. Magro, Scheletrico.
Spastico.
Sta su una sedia a rotelle piuttosto raffazzonata, non parla e si muove per spasmi.
Panico. Porca Puttana.
Antonio si mangia le mani, vorrebbe scappare. Nessuno di noi riesce a dire una parola. Rimaniamo lì, imbambolati, a fissarlo.
E' che non lo sapevamo ancora. Non sapevamo nulla.
Non sapevamo guardare ed indivudare la normalità ed il bello, anche in un corpo così martoriato.
Non sapevamo che Amedeo aveva il dono di saper parlare con gli occhi. Che, mentre veniva imboccato, fingeva spasmi per far capitare le mani tra le gambe ed i seni delle operatrici. Che mentre lo faceva, ti guardava e rideva.
"Capisciammé", avrebbe detto. Se solo avesse potuto.
Non sapevamo che di fronte al regalo di un calendario delle Veline, ci avrebbe fatto capire di metterlo vicino a Padre Pio. Con la speranza che il non ancora santo facesse il miracolo di far sparire quei pochi veli rimasti. Non lo sapevamo.

E non sapevamo neanche di Maurizio, tardo adolescente problematico, che girava sempre con cuffie professionali sulle orecchie e musica techno e gabber in sottofondo. Oddio, sottofondo non proprio. Aveva un rave che suonava a due millimetri dalle sue orecchie. Sempre. Ripeto.
Poi c'era Jolanda. Fidanzata con Nino D'Angelo.
Gianluca, esperto di musica popolare.
Stefano, che appena poteva si metteva il rossetto e tirava cannonate con il pallone che neanche il Sinisa dei tempi d'oro.
Toni, ballerino. Sapeva a memoria il testo di ogni canzone che passava alla radio. Dai Pink Floyd, a Bob Marley, a Vasco Rossi. Imitiva le mosse di Hulk Hogan. Un grande.
Alessio, bimbo autistico che tutti noi obiettori evitavamo di accompagnare in bagno. Per non sentirci inferiori. Mica per altro.
Simona che, da una sedia a rotelle, tirava a canestro con la stessa precisione di Ginobili.
E Claudia. La stalker ufficiale di tutti gli Amici di Maria De Filippi. Quella che allietava le nostre giornate con la lettura di Cioè.
Erano in tantissimi. Tutti diversi e allo stesso tempo meravigliosi. Detto senza un briciolo di ironia.

La mia preferita era Alettia (Alessia, ma senza le s), una bambina bellissima. Tonda, dolce e con uno sguardo veramente commovente.
Appena entrava gli altri utenti la guardavano con sospetto, lei scrutava tutti, mi si avvicinava e mi dava le mani. Tutte e due. Le successive quattro ore passavano così, con me che tenevo le mani e che cantavo canzoni a richiesta. Come un juke-box.
"Cantiamo?"
"Cosa?"
"Quella bella. Quella bella-bella. Quella delle bandiere"
"Avanti popolo alla riscossa band..."

Si agitava e sbatteva forte i piedi:
"Un'altra!"
"Quale?"
"Rosina!"
"... Rossina dammela, dammela, dammela, dammela, dammela per favor..."

Andava così. Fino a che non impazziva. Ed incominciava a tentare di strapparmi i capelli e di mordermi. M
i prendeva a calci, gridava:
"Vaccaculo, poccaputtana"
E poi di nuovo: "Cantiamo?"

Un giorno è stata capace di distruggere una stanza. Da sola.
La adoravo, anche gli altri operatori ed obiettori. Più o meno.
Gli altri bambini, invece, appena la vedevano scappavano.
Le avevo insegnato, appena scendeva dal pullman, a nasconderi per poi sbucare fuori, correndo e gridando: "Tatanaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!"
Satana.
Gli altri bambini scappavano.
E lei era contenta. Raggiante.

Io non lo so se le sono stato utile. Probabilmente non ricorda neanche chi sono.
So che lei è stata utile a me. E come lei tutti gli altri.
Un pezzo di me che sono fiero di aver sparso da quelle parti.
Un pezzo di me che rimane dentro. Chiaro ed indelebile.

Cambiamenti (un post criptico)


Prima ero punk.
Sono diventato new-wave.
Prima ero punk e sono diventato new-wave.
Poteva andare anche peggio.
Potevo diventare fusion.
Ma sono diventato new-wave.
E mi manco. Un po'.
Cazzo.

mercoledì, giugno 15, 2005

Tanto pe'canta'

Parliamoci chiaro: delle Catene di Sant'Antonio non me ne frega un cazzo. E se siete sani anche voi, non dovrebbe fregarvene nulla anche di me che non me ne frega niente.
Le Catene di Sant'Antonio, funzionano che tu m'inviti ed io devo continuare.
Qui nessuno invita nessuno.
E' un giochetto. Stupido.
Una missione: impossibile.
Riscriversi addosso il testo di Tanto3. L'ultimo (ormai stracciaballe) singolo di Lorenzo Joe-Vannotti-Cherubini.
L'hanno già fatto loro. Lo faccio anche io.
Perchè? Perchè sì.

Che stai facendo? Spendo soldi in un internet point, mentre la mala locale mi scruta.
Che cosa cerchi? Una casa senza coinquilini stronzi
Hai uno scopo? Evitare l'esaurimento nervoso
Dove ti trovi? In uno stato che guarda in aria e non si rende conto che dietro c'è già uno pronto a farlo cadere per fare "cappotto"
E come vivi? Scrivo di rock and roll, ma anche di pop, di elettronica e di liscio. Provo a scrivere anche di altro. Ogni tanto.
Di dove sei? Nato a Roma, vivo a Roma e faccio avanti in dietro con un Piccolo Paesello di Provincia che fa a pugni in Ciociaria.
Qual è il tuo aspetto? Meno bello di Claudio Martelli, più bello di Clemente Mastella.
A cosa pensi? A George Best incriminato per atti di libidine verso una ragazzina, il giorno che hanno assolto Michael Jackson.
Qual è il tuo impegno? Migliorarmi.
Ed il tuo tempo? Un casino
Che risultati hai? Spesso esaltanti ed altrettanto spesso deprimenti.
Come va il mondo? Perché, va ancora?
Che cosa fai? Sopravvivo.
Quando sei in forma? Vivo.
Sei innamorato? Minchia!
E lei ti ama? Eccerto. Altrimenti le spezzo la noce del capocollo.
E la chitarra? Si sono rotte due corde. Da sette anni.
Sei felice? Non credo nella felicità. Cerco di essere contento.
Hai distrazioni? Questa è una.
E la salute? Uno sfacelo
Cosa ti piace? Allora: lei si piega e ç@#))!"£$§^ç#@ò#€@@@###########
Tra il dire e il fare? Sbattersi. Tanto. Tanto. Tanto.Tanto. Tanto. Tanto.

sabato, giugno 11, 2005

Giovanni Lindo Ferrara

Per un certo periodo, Giovanni Lindo Ferretti è stato Dio.
E' stato Dio, perchè non aveva niente per esserlo.
Brutto, magro, tendenzialmente asociale, era il vero manifesto del rifiuto umano che si fa strada solo grazie alla forza del suo cervello e del suo talento. Per un certo periodo.

Il problema è che poi, Giovanni Lindo Ferretti, ha cominciato a crederci sul serio a questa cosa del Dio. Parecchio sul serio.

Dopo i CCCP ed i CSI non ne ha più azzeccata una. Umanamente, dico.

Prima le sparate pro interventiste contro l'ex Jugoslavia, poi gli attegiamenti da saggio delle montagne, unico custode delle verità assolute ed inconoscibli, la lite "sono più puro io di te" con il compagno di sempre, Zamboni, ed infine l'illuminazione sulla via di Damasco.
La scoperta dell'esistenza di Dio e la nascita di una nuova ed improvvisa cristianità.
La scoperta di un altro Dio, oltre se stesso.
Quello del figlio e della croce. Lui.

Ma va bene così: bisogna sempre separare l'arte dalla persona che la produce. E' la regola.
E nell'arte di Ferretti qualcosa da salvare la si trova sempre.
Certo, ora devi munirti di lente d'ingrandimento, ti devi mettere il casco e devi scappare dai meteoriti. Ma alla fine...

Alla fine ti viene voglia di non separare un cazzo e di mettere le cose per iscritto. Così come stanno.
Quella che segue è la lettera che "il nostro", ha scritto l'altro giorno all'amico Giulianone Ferrara.
La metto qui per intero. Che registrarsi al sito del Foglio per una cosa del genere mi sembra troppo. Anche se occupa troppo spazio e manda in soffitta un post al quale tengo molto.
Una lettera che sembra l'ultima provocazione di una persona in perenne lotta con il suo ego, che prende posizione ( e decide di farsi strumentalizzare) solo per attirare un po' di luce.
Sulle spalle delle donne.
Una lettera che fa venire voglia di mettere la sveglia presto, domani mattina. E di uscire a votare.
Sì !

Lettera di G.LF. al Foglio:

Al direttore - L'ho detestata per anni e anni, spesso con malcelata rabbia, a volte con incredula simpatia perché la sua immagine così eccessiva non poteva non scalfire il miocuore di vecchio ex punkettone. In realtà non sapevo niente di lei se non che era nato in una delle nobili famiglie del Pci, vera aristocrazia politica, ed era stato allevato per essere dirigente/diligente così da contraccambiare cotanta fortuna. Aveva anche cominciato bene, Torino, per quel po' di leggenda che so. So anche di cani pastori tedeschi e cavalli maremmani, mi auguro non migliorati. Da circa un anno sono, sempre più affezionato, suo lettore. Quando sono a casa è un'impresa quotidiana spendere quell'euro, abito fuori mano e servizi ritenuti essenziali non sono molto efficienti. A me comunque basta, spesso avanza. Due sono le tensioni determinanti, a oggi, la mia vita. Irrisolte, forse irrisolvibili ma da cui non posso prescindere. Una tensione mistico-religiosa, una tensione politico-sociale. Mai, nemmeno in momenti ben più tragici, mi sono sentito così distante, insensibile o indispettito, dall'immagine che la rappresentanzapolitica dà di sé al Paese. Però non dispero, anzi me la godo. Ben consapevole che ne ammazza più la vanagloria che la spada, non posso non citarmi: "Molte più cose,ben più strabilianti, dimorano quaggiù". Così tempi affannati e confusi sono ottimo ausilio per comprendere la realtà di cui sono parte. Niente è più quello che era, quello in cui sono nato, cresciuto, auto ingannato. Continuo a citarmi: "Molto è cambiato, molto è cambiamento, chi non lo sa, chi fa finta di niente, per interesse comunque piccolo, o è cieco o sprovveduto o maggiormente in pericolo se non pericoloso".
Vengo al motivo per cui le scrivo. Sono arrivati gli ultimi giorni del dibattito sulla procreazione assistita che qualcuno vorrebbe fecondazione artificiale. Per lo più becera propaganda ma non solo, anzi, quante meraviglie di cui posso ringraziare il Foglio, che lei dirige.
Da mesi mi interrogo se e come dire qualcosa, per quello che sono, per quello che valgo, per quello che mi si può chiedere. In cuor mio sono sereno, da più di un anno canto: "Nascere non è caso ideologico-medico-etico. E' antecedente all'idea di diritto,divina conseguenza d'amore, sia almeno sano scopare. Umano atto, animale". Canto anche:"Involucro di carne traboccante d'umori, profumo dell'Eterno che sgorga dall'abisso".E' che ognuno interpreta come vuole e, a ben vedere, ognuno singolarmente è anche simpatico, davvero. Troppo spesso, troppo facilmente convincibile, ahimé.
Capitano cose ben strane, da piangerne/riderne, quanto a fraintendimenti. A volte ci sarebbe da scorarsi e accedere alla clausura. Negli ultimi giorni sfoglio i quotidiani solo per prenderenota degli appelli e delle firme. Lo trovo interessante e doveroso. Per la prima volta, da che sono adulto, sono assolutamente d'accordo con la Cei e ne sono felice oltre ogni dire. In pace con me, con la mia storia, con i miei avversari che comunque giudico, con i miei nemici. Sarà quello che i cittadini di questo Paese decideranno e credo che perderemo.Loro sono così eccitanti e moderni e ben pensanti e noi così dimessi, un po' bacchettoni,un po' sfigati e tanto, tanto oscurantisti. Loro godono e noi peniamo. Vuoi mettere l'oscuro profondo, umido e spaventosamente irrazionale di una figa contro lo smagliante palcoscenico di un laboratorio scientifico, l'abbaglio dei neon e la perfetta precisione di un bisturi affilato in asettico brodo: vero desiderio! Mica quel residuo arcaico d'un cazzo turgido, arraffone, impreciso e grossolano, si spera, comunque grezzo.Vi penserò affollare i seggi elettorali Ho fatto un patto con i miei animali, cani e cavalli al momento, ma spero di aumentare. Se figliano è perché scopano, con chi gli piace tra ciò che riescono a trovare. Non vorrei mai trattare un essere umano peggio di come tratto la mia stalla. E' tutto: sono insensibile ai piagnistei, alle private dolorose storie, ai desideri ovvi. Tra la superstizione religiosa, quella politica e quella scientifica, è quest'ultima, adesso, la più folle, la più pericolosa. L'unica cosa che mi intristisce è che qualcuno immagini me triste per poter pensare sé felice. Mi prendo cura della mia famiglia, della stalla. Lavoro, studio e prego ogni giorno. Ringrazio Dio della vita per quello che è. Per una rosa, un gambo di spine: l'aroma va difeso con forza e per bene.Domenica prossima e per metà lunedì sto in alta montagna. Al sole, al vento, alla pioggia se piove e se tormenta alla neve e non mi muovo. Ottima compagnia d'animali. Per dirne una: Nubia, cavallina di montagna avanti negli anni, matrona della stalla. Per farsi scopare, un mese fa, nel tempo del calore, si è fatta molto male, ferita da morire. L'abbiamo curata. E' già ariosa, figlierà? Sarebbe molto bello, mica lo si pretende. Scopare ha scopato, si spera.
Lei, stronza e scorretta, alza la coda, l'arriccia, la tende, inarca il collo al vento della sera. Ah desiderio! Inondami di primavera! Dall'alto vi penserò affollare,laggiù nel plumbeo violaceo livido delle piane, i seggi elettorali dei vostri esangui sterili,politicamente corretti, desideri.
Io canto e ballo e rido e allegro mi dispero. Ebbro di vita, di vino, se ne ho voglia (non me ne vergogno), di fumo, se me ne si fa prezioso dono.Non so chi vincerà ma non temo. Questo è l'inizio di quello che sarà: la maggior partedei conti è ancora a condono. Uhaaah! Mi auguro in cuor mio ottimi nemici e lo sguardo benevolo, anche se corrucciato che meriterebbe meglio e di più, di Dio.
Giovanni Lindo Ferretti

Quando i remiani fanno:"Oooh!!!"



Di una mattina che ti svegli ed hai il viso sporco di sangue.
Di come ti alzi e corri in bagno.
Di come piano piano le cose si rimettono a posto.
Di come scatti, veloce, fuori dal portone di casa, timbri il biglietto e prendi la metro.
Di come sei di nuovo sporco di sangue: "Oddio, scusate. Non è che avete per caso un fazzoletto?".
Di come ti riprendi a stento. Ma ti riprendi.
Di come arrivi in un posto in cui la vita, quella vera e quella presunta, scorre all'impazzata.
Di come passi la giornata seduto su una sedia da computer, ad osservare.
Di come non riesci a stare tranquillo, che c'è un fuoco dentro che ti brucia e che ti fa dondolare le gambe.
Di come quel fuoco prende il sopravvento e finisce per investire tutto quello che trova sul suo cammino. Uomini, donne e bambini. Soprattutto donne. Soprattutto quelle che ti stanno affianco.
Di come il fuoco ti fa scattare in piedi e ti trascina per strada, fuori, in metro. Allo stadio.
Di come passa il tempo veloce, quando il cuore è impegnato nell'attesa.
Di come si spengono le luci.
Di come è bello avere degli amici profeti:
"Secondo me fanno I Took Your Name". E la fanno.
Di come da lì in poi non capisci più nulla. Ché la terra non è più il tuo posto.
Di come vieni sbalzato su un altro pianeta.
Un pianeta fatto di gambe che fanno mulinello, di braccia che si alzano fino a toccare la luna. Un pianeta dove la tua voce grida all'unisono con quella degli altri.
Un pianeta in cui... Leave.
Di come ritorni sulla terra.
Di come ti rimane in gola solo una parola:
"Grazie."

http://www.remhq.com/flash/news/news.html?news_id=1611

giovedì, giugno 09, 2005

Primi nomi...

mercoledì, giugno 08, 2005

Io, te e quella fettuccia posticcia di spleen



(Coldplay- X&Y)

Come quando sei su una spiaggia tropicale, alzi gli occhi al cielo, guardi il sole e ti accorgi che si tratta di un faretto.
Come quando ti appoggi ad una palma e ti accorgi che è di cartone.
Come quando ti tuffi nell'oceano e scopri che non è nient'altro che una piscina.

Certo, una bella piscina. Larga... spaziosa.
Ma pur sempre una piscina.

In "X&Y" tutto è troppo formale.
Fatto apposta per essere "buono", di un "buono" quasi veltroniano.

Quello che manca è l'odore del legno, il rumore che fa un jack quando lo attacchi ad una chitarra, il suono che ha il dolore quando è vero.
Quello che manca è il rischio.

Quella cosa lì che una volta era l'essenza del rock and roll.
O del creare. In genere.

martedì, giugno 07, 2005

Da quando Freddie non muore più...non è più domenica

"Per me è stato un sogno avverato: Abbey Road… con il pianoforte suonato da Freddie Mercury, il mio eroe musicale, nel ’95. Mi ci sono buttato sopra con le mani e con i piedi"

Così dice Cesare Cremonini.

Peccato solo che Freddie Mercury sia morto nel 1991.

Peccato.

Oh yeah!!!

you are Joe Strummer!

Joe Strummer... you've been through the cleansing
fire of punk, only to pick up a few venerial
diseases along the way. You're more of an
optimist when it comes to fucked-up genius.
But you can write wicked-deadly riffs and lycs.


Which fucked-up genius composer are you?
brought to you by
Quizilla

(via un sacco di altri blog che se li vado a raccapezzare tutti non ci capisco più niente)

domenica, giugno 05, 2005

That's entertainment



Il Wrestling. Questo sconosciuto.
Sì, dai, proprio quella cosa lì che fa impazzire gli under dieci, venti, trenta ed over quaranta di tutto il mondo.
Quella cosa lì che da questo lunedì arriva in prime time, per due ore, su Italia Uno.
Come un Gerry Scotty To Hottie qualsiasi.
Il Wrestling.

Nel 1988 c'era ancora André The Giant e c'era Hulk Hogan. Ovvio.
Andavano uno contro l'altro.
André the Giant era grosso, enorme ed aveva un costumino nero.
Ino-ino... come un tendone da circo.
Un tendone da circo che sul suo corpo faceva l'effetto di un filo interdentale sul culo di una Velina.

Il gigante era il "cattivo". L'orco malefico pronto a fare polpette del malcapitato di turno.
Il malcapitato di turno era Hulk Hogan.
L'uomo pelato, ma con i capelli lunghi.
L'uomo con la maglietta gialla. Quella maglietta che finiva in mille pezzi, giusto un attimo prima dell'inizio dell'incontro.
Il "vero americano". Il "buono".

Il concetto di "buono", nel Wrestling, è un concetto labile quanto una donna che prende il sole su un tettuccio di una macchina, in autostrada.
A Ferragosto.

Il "buono" nel Wrestling, notoriamente, ha il compito di prendere un sacco di botte e perdere gli incontri nei modi più cruenti, efferati e scorretti possibili.
Più perde e più il pubblico si affeziona. Più perde e più la sua vittoria, quando avverrà, sarà perfetta ed implacabile. Epica, pure.

Quando, invece, il "buono" (face, come dicono gli espertoni) è anche un campione, il personaggio di punta, si limita a prendere mazzate per la quasi intera totalità dell'incontro, per poi risorgere e fare polpette dell'avversario. Un po' come una squadra di basket che in tre minuti ribalta un parziale di 33 ad 8 e lo trasforma in un trionfo.
Tra il tripudio del pubblico, ovviamente.

Così, André The Giant si prendeva gioco di Hulk Hogan. Lo sbatacchiava da una parte all' altra, come un gatto con il topo.
Hogan era a pezzi, una maschera di sudore e tagli. Poi cambiava qualcosa, incominciava a sbuffare, dondolava il capo e puntava il dito. Gridava e puntava il dito.
Si faceva sotto, prendeva il gigante, lo sollevava e lo lanciava.
Uno. Due. Tre.
Vittoria.

Con lui vincevo anche io, imitavo le mosse, mi passavo le mani vicino alle orecchie e aspettavo con ansia il prossimo incontro ed il prossimo cattivo da fare a pezzi.

Hulk Hogan era il mio supereroe. Altro che Batman.

Da quella volta, ho cominciato a seguire gli incontri con interesse e regolarità. Per capire che si trattava una finzione c'è voluto pochissimo tempo. Ma andava bene così, lo stesso.

Guardare il Wrestling è come andare a teatro per assistere all'ennesima replica di Cats. Sai chi sono i "giusti" e chi sono quelli "sbagliati". Sai che i voli, i salti, i pugni, fanno parte della coreografia.
Come un pliée e un jetée. Diversi però uguali.

La sera in cui Hulk Hogan e The Ultimate Warrior si sfidavano per il titolo mondiale, in Italia era un sabato.
In TV trasmisero l'incontro in seconda serata.
Ricordo che c'era Dan Peterson eccitato ed entusiasta. Quel match era l'Italia-Germania 4-3 del Wrestling. E lui lo sapeva.
Noi eravamo in tanti, davanti alla TV. I nostri genitori ci avevano permesso di guardare l'incontro insieme. Per una volta si poteva fare tardi.
Eravamo divisi: chi tifava Warrior e chi Hulk. Che poi tanto era la stessa cosa.

Vinse il più giovane. Il guerriero.
Ed Hulk Hogan mise la firma per quello che sarebbe stato il suo futuro.
Diventare Presidente degli Stati Uniti.
Succederà. Eccome se succederà.

Sono passati quindici anni da allora, la mia vita è cambiata. Il Wrestling è cambiato. Con il passare del tempo è diventato il più crudo e sincero ritratto delle contraddizioni americane.
Lottatori latinoamericani che ne combinano di ogni (persino entrare in scena con il camion dell'autospurgo), lottatori omosessuali che come mossa finale hanno "l'inchiappettamento". Lottatori che stendono gli avversari a colpi di mele avvelenate. E wrestler di sesso femminile che se la danno di santa ragione davanti ad un pubblico che è lì nella speranza di una tetta sgusciante. Va bene una sola. Non servono tutte e due.

Poi ci sono Hassan e Daivari. Gli arabi. Scorretti, cattivi ed invicibili. Dopo ogni incontro sputano sulle stelle e strisce ed insultano il Presidente.
Il pubblico li odia. E loro vincono. Come da meccanismo.

Per sconfiggerli Hogan ha dovuto eliminare la pancera e rimettersi la canotta gialla. Quella di un tempo.
La canotta di quando ero bambino.
Come adesso.

sabato, giugno 04, 2005

Potemkin

Io non vorrei esagerare, però...

"Noah's Ark", il nuovo album delle CocoRosie, ad un primo ascolto sembra proprio...ehm...cioè, non dico una "cagata pazzesca", ma... ecco... una lunga ed estenuante rottura di palle...
quello sì!

(tanto lo so che poi succederà come l'altra volta)

venerdì, giugno 03, 2005

24 (prima parte)

7.00: Suona la sveglia, ti rigiri cercando di spegnerla. C'è poco da fare: ti devi alzare. Tiri su le tapparelle, il sole non è ancora alto. C'è, lo puoi vedere a stento grazie all'unico occhio aperto che hai a disposizione. L'altro è ancora nel mondo dei sogni e vorresti esserci rimasto anche tu. Vai in bagno, l'acqua sulla faccia ti sembra la cosa più bella e più brutta del mondo. Insieme.
Vai in cucina, metti su il caffè, torni in camera. Ti riaddormenti.
Cinque minuti, solo cinque minuti. (FR Luzzi - Happiness Is an Overestimated Value)

8.00: I cinque minuti sono diventati prima dieci, poi venti, poi... Dopo mezz'ora il caffè sul fuoco si è trasformato in puro materiale da sgrassatore. Ora ti agiri per la casa con la sicurezza che non saranno queste piccole cose a rovinarti la giornata. Ti vesti, prendi tutto quello che ti occorre. Qualcosa te la scordi. Sicuro. Fuori il cielo è azzurro, troppo azzurro. Guardi in alto e speri nell'aiuto di qualche nuvola, mica tante. La perfezione non ti piace. (Hal- Hal)

9.00: Finalmente sei sveglio. Sveglio davvero. Mentre cammini verso la fermata dell'autobus ti viene da correre. E lo fai, non sai perché ma lo fai. Alla fine decidi di non prendere nessun mezzo pubblico. Vuoi camminare. La gente intorno a te ha fretta, tu guardi gli alberi e sorridi. Ti viene da chiamare tutto questo "primavera". Peccato che le mezze stagioni, signora mia... (Aqueduct - I Sold Gold)

10.00: Se le ore fossero un genere musicali le dieci sarebbero il pop. Che poi c'è pop e pop. Il pop di Britney Spears e quello di Badly Drawn Boy, quello dei Beatles e quello degli Sugar Free.
Dipende dal tipo di giornata, se c'è pioggia, se non c'è, se hai da fare o puoi prenderti tutto il tempo che vuoi. Le dieci sono pop. Un bel po'p. (Teenage Fanclub - Man - Made)

11.oo: Sei al lavoro, ma vorresti essere altrove. Per la prima volta nella tua vita senti che vorresti possedere un'automobile. Vorresti guidare, lontano. Oppure vicino, non importa. Basta che non sia qui. Vorresti avere il coraggio di fare un gesto sconsulto, vorresti alzarti in piedi e fare air-guitar. Anche senza musica in sottofondo. (Yuppie Flu - Toast Masters)

12.00: Osservi dalla finestra la gente come te. Ti chiedi dove corrono, cosa fanno, cosa succederà nei prossimi cinque minuti e nei prossimi cinque anni. Ti chiedi cosa potrebbe succedere se questa città venisse trasportata in uno di quei film anni'70. Un film giapponese, uno di quelli in cui arriva Godzilla e la vita diventa un qualcosa di non programmato. Pensi che ti piacerebbe saper fare surf. Sui palazzi. (The Brakes - Give Blood)

13.oo: Il sole picchia fortissimo. Troppo. Vorresti il mare, un cocktail. Vorresti ragazze in costume, costumi in ragazze. Vorresti... tutto quello che non puoi proprio avere. Un po' di tranquillità. (Crystal Skulls - Blocked Number)

14.00: Hai caldo, ti manca aria... non riesci più a respirare. Cerchi una reazione, provi a rialzare la testa. Vorresti spaccare tutto. Ma preferisci ballare
(Dirtbombs - If You Don't All Ready Have a Look)

15.00: Ritorna la calma. Ti ricordi com'eri. E come sei diventato. Ti ricordi i pomeriggi passati a vedere Bim Bum Bam e i video new wave di DJ Television. Ti ricordi la strada che cambia, il percorso che prende curve diverse. Ti ricordi che per quanto siano diverse, si assomigliano tutte. Le curve (Piano Magic - Disaffected)

16.oo: Quando eri bambino, ti obbligavano a stare al letto fino alle quattro. Le chiamavano proprio così: "le quattro". Tu ci mettevi tutta la tua buona volontà, ma proprio non ci riuscivi. Entravi in camera, tiravi giù le tapparelle e ti sdraiavi sul letto. Ci provavi, ma non ci riuscivi. Zero sonno, zero voglia di dormire. Allora ti sorprendevi a fissare e giocare con i piccoli fasci di luce che entravano dalla finestra. Li guardavi e sognavi di essere altrove. In America. Chissà se i bambini dormivano, alle quattro, in America? (Sufjan Stevens - Illinois)

giovedì, giugno 02, 2005

Que viva

Io non lo so se è veramente t o r n a t o.

Resta il fatto che questo articolo di Emanuela Audisio è, come al solito, molto bello.

Come un pallonetto dal limite dell'area quando, ormai, era già scoccato il cinquantesimo minuto.

mercoledì, giugno 01, 2005

Compagni di viaggio



Ci sono delle abitudini che non si abbandonano mai.
Che anche se te ne dimentichi, ti ritornano addosso quanto meno te l'aspetti e finisci per assecondarle. Di nuovo.
Ci sono delle abitudini che se non le controlli e le lasci dondolare nella testa, finisce che si trasformano e diventano qualcos'altro.
Diventano manie.
O scaramanzie.

Ogni volta che devo prendere un aereo, ricevo una spinta che dal basso fa muovere le mie gambe e le trascina nella libreria più vicina.
Ogno volta che sono nella libreria più vicina, quella stessa spinta mi costringe a mettere le mani nelle tasche e tirare fuori il portadindini.

OK, è un'abitudine. E neanche una delle più disdicevoli.
Si sta parlando di comprare un libro, mica di spegnere le sigarette sul culo dell'amichetta di turno!
Niente di cui vergognarsi, insomma.

Il fatto è che di solito succede che, in situazioni del genere, mi capita sempre di fare acquisti in apnea, accontentandomi della prima accozzaglia di pagine che mi capita a tiro. Senza pensarci troppo. O per niente.
Di solito, succede che salgo sull'aereo, leggo due pagine e ripongo il libro nel dimenticatoio.
Che poi sarebbe uno zaino, ma dimenticatoio è più poetico.

Quando succede il contrario... è la fine.

"Romanzo Criminale", l'ho comprato una mezz'oretta prima di fare il check in per Barcellona.
In volo non l'ho neanche toccato.
Non ne ho avuto il tempo.
Arrivato in albergo, ho pensato bene di incominciarlo.
Non mi sono più staccato.
Ovunque fossi: sulla rambla, al porto, al mare, seduto in qualche bar e persino al festival, "Romanzo Criminale" era lì con me.

Ogni volta che c'era la possibilità finiva direttamente tra le mie mani ed io improvvisamente venivo catapultato in un altro mondo.
Il mondo del Dandi, del Freddo, di Patrizia e del giudice Borgia.
Un mondo che aveva il colore, il suono e l'odore di Roma.
Una Roma antica e sotterranea. Notturna, pericolosa ed affascinate.

Mentre attraversavo il Barrio Chino, per tornare nell'appartamento preso in affitto, pensavo a come quel mondo non fosse così lontano e che, indagando tra i trans, i pusher e le puttane del barrio, ce ne sarebbe potuto essere un altro, altrettanto pericoloso ed affascinante, da scoprire. Ma io non volevo scoprire. Volevo leggere.

Io camminavo, ed il Dandi era lì con me.
Era lì mentre ascoltavo gli Arcade Fire, cantavo I Wanna Be Your Dog e guardavo in faccia Mark Eitzel.
Era lì mentre il treno si fermava ed io rischiavo di perdere il volo per il ritorno. Era lì mentre spingevo un taxista ad essere più veloce della luce, ed era ancora lì quando, finalmente, poggiavo il mio deretano sul sedile del velivolo giocattolo di Rayan Air.
Il Dandi era lì e c'è anche adesso.
Mi guarda dal comodino mentre scrivo questo post e mi tiene puntata una pistola alla nuca.
"Scrivi bene, altrimenti ci pensano gli amici del Secco".

Ed io scrivo, mentre arrivo a pagina 405 e penso che di viaggi così, con in mano un libro del genere, li farei tutti i giorni.
Scrivo.


aprile 2005
maggio 2005
giugno 2005
luglio 2005
agosto 2005
settembre 2005
ottobre 2005
novembre 2005
dicembre 2005
gennaio 2006
febbraio 2006
marzo 2006
aprile 2006
maggio 2006
giugno 2006
luglio 2006
agosto 2006
settembre 2006
ottobre 2006
novembre 2006
dicembre 2006
gennaio 2007
febbraio 2007
marzo 2007
aprile 2007
maggio 2007
giugno 2007
luglio 2007
agosto 2007
settembre 2007
ottobre 2007
novembre 2007
dicembre 2007
gennaio 2008
febbraio 2008
marzo 2008
aprile 2008
maggio 2008
giugno 2008
luglio 2008
agosto 2008
settembre 2008
ottobre 2008
novembre 2008
dicembre 2008
febbraio 2009
marzo 2009
agosto 2009

Powered by Blogger



My Feed by Atom
My Feed by RSS


Mp3 and video links posted on this site are for evaluation purposes only. If you like them, buy the CDs and support the artists. Questo blog non rappresenta alcuna testata giornalistica. Anzi, non rappresenta proprio un cazzo.

webmastra: vale