Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



martedì, gennaio 31, 2006

Autosputtanamento

Cose che non avrei mai pensato di fare e che invece ho fatto:



No, non seguire le orme di Padre Fedele, ma recitare la parte di un prete pazzo nel nuovo videoclip di Father Murphy.

La canzone si chiama Brain e fa così (nel senso che se clicchi su "così" la puoi ascoltare e non nel senso che mi metto a cantarla io ora).

A presto sui migliori/peggiori schermi.

Temo soprattutto sui secondi.


(Con me, nella foto: "Il numero del cieco".)

lunedì, gennaio 30, 2006

Grazie ufficio stampa per le gioie che ci dai

"Ti comunico che, su incarico della L.M. Records (l'etichetta discografica che fa capo a Lele Mora), P************ si occupa dell'ufficio stampa di Luisa Corna, per quanto riguarda la sua attività musicale (ti preannuncio che il disco di Luisa Corna uscirà nell'ultima decade di febbraio)."

Non so se mi sconvolge di più l'idea di Lele Mora che apre una casa discografica (gira voce di un tributo a Costantino Vitagliano con Broken Social Scene, Mogwai, Arctic Monkeys e Peppino Di Capri...), oppure Luisa Corna che fa (un altro?) disco.

D'altronde, se Michael Stipe può cantare in un pezzo dei Placebo senza sputtanarsi, è chiaro che ormai tutto può succedere e non c'è bisogno di meravigliarsi.



Qui il testo del brano, e qui il brano intero.
(Che poi non è neppure così male, tanto Placebo, ma neppure troppo male... almeno fino a quando entrano i chitarroni).

L'album dei Placebo uscirà il 13 marzo e si chiamerà "Meds".
Quello di Luisa Corna ancora non si sa.

domenica, gennaio 29, 2006

Santa Madre dei disgregati, prega per te



"Ovunque proteggi" è come certi libri della beat generation.
Quei libri in cui il protagonista ruba una macchina ed imbrocca una strada a caso, tirando avanti fino a che non si consuma la benzina. Ed allora ne ruba un'altra, e un'altra ancora.
Quello che succede nel frattempo (tra un furto d'auto e l'altro) è il vero centro del racconto, il viaggio inteso come summa di facce, luoghi e situazioni.
Il viaggio come mezzo per raccontare storie nascoste dentro altre storie, una castello di scatole cinesi di cui ogni fine costituisce un nuovo inizio.

"Ovunque proteggi" non è un disco facile. Come certi libri non sono facili da leggere.
Si fa fatica a trovare un appiglio, un segno di continuità capace di creare affetto e conquistare immediatamente il lettore/ascoltatore.
Bisogna tornarci sopra più volte, riaprire le pagine e spingere play. Continuamente.
Bisogna abbattere un muro, linguistico ancor prima che musicale, e poi ricostruirlo da capo per capirne il senso.
In Vinicio Capossela tutto è imprevedibilità, anche dove a vincere sembra il contrario.
Dalle parte di Spessotto (il singolo, non a caso), è l'unico pezzo rassicurante dell'album, una marcetta come tante, il classico pezzo di Capossela allegro ma non troppo.
Diretto anche nel suo essere obliquo. Esattamente come il testo, fantasioso, giocoso e comunque profondo nel lanciare un messaggio di appartenza.
Appartenenza estetica ad una categoria, quella degli irregolari, di chi preferisce perdere bene piuttosto che vincere male.
Dalla parte di Zeman piuttosto che di Capello, dalla parte di David Lynch e contro Steven Spielberg, con Paperoga e contro tutti gli altri paperi.

Non trattare, il brano d'apertura, è invece una litania che inizia come una canzone dei Calexico e continua come un salmo biblico rivoltato in chiave mediorientale.
Occhio per occhio, dente per dente. Una difesa della fede a tutti costi, da chi evidentemente fede non ne ha. Brucia Troia ("Una canzone perfetta per dediche radiofoniche", secondo il suo autore), è rumorismo nonsense su cui entrano una specie di chitarra distorta (forse un sitar?), un coro tenores (il pezzo è stato registrato in Sardegna, un luogo diverso per ogni canzone dell'album).
Prosegue sulla stessa direzione, e va pure oltre, Al Colosseo il rosario della carne.
Il resto è un insieme di marce bandistiche (L'uomo nuovo inno alla gioia), rimandi agli anni sessanta della commedia all'italiana (Medusa cha cha)
Dove siamo rimasti a terra Nutles è la nuova Scivola vai via, in cui il barrio viene inquadrato geograficamente una volta per tutte nell' America che c'era una volta.
Pena de l'alma e Lanterne rosse scorrono facili e conducono a S.S. dei naufragati.
Il vero perno dell'album. Ottimo minuti di archi, voce recitata, e fiati da orchestra per matrimoni e funerali. Però senza matrimoni.
Una preghiera laica per tutti i sommersi. Acqua in ogni dove e nemmeno una goccia da bere.
Ovunque Proteggi è la fine del viaggio, l'ultima macchina rubata che porta dritti dritti al punto di partenza. L'altro pezzo veramente Caposseliano dell'album. Praticamente Tom Waits all'italiana.

Vinico Capossela è un personaggio che sembra uscito proprio dalla penna di quegli scrittori, ladri di auto. E forse è questo il suo punto più debole. La sensazione di trovarsi sempre davanti l'istallazione umana di un artista. Tutto sembra talmente calcolato al millimetro da quasi non poter essere vero.
Come un attore che recita un copione già scritto.
Fortunatamente da se stesso.

venerdì, gennaio 27, 2006

Portatemi i sali, presto!

"It was inevitable. There's a path that we're on...we rode it out for as long as we could. On one hand our stubbornness has paid off, but on the other hand refusing to buy into the way things are traditionally supposed to be done has made things worse for us.
The realistic part is it hasn't proved to be a huge money-making venture for a lot of guys in the band. We've been doing this for a long time and you have to ask yourself 'Why am I beating myself up like this?'...week after week, month after month, year after year.
We structured a little meeting to make it real. We got together one day in a place downtown where we wouldn't be bothered and had it out not knowing if it was gonna end. There was a lot of frustration in varying degrees, and a lot of it was built up from lack of communication.
We had the opportunity to get it out into the open and come to terms with the fact that we gave it a pretty good go. We had witnessed the best it could be.
It's awkward right now...but it was far from throwing blows. It was kind of sad, because we knew it would be the last time we would hang out in that situation, so we dragged it out as long as we could!"



Si sono sciolti i Grandaddy.

C'hanno davvero preso tutto!

(fonte Boss e NME)

giovedì, gennaio 26, 2006

Il giorno dei bolscevichi



Eh sì, oggi arrivano.
Proprio dove quindici giorni fa c'era stato Lui ("Chi è Lui?", "Ma come chi è... Lui! Lui è Lui.", "Guarda che c'era già un altro che chiamavano così.").
Sarebbe bello che Lui si ritrovasse a passare di lì durante il finale di Robespierre.
Sarebbe bello vedere la sua faccia, la faccia di quello che: "Sono dovuto scendere in campo per salvare questo paese dai comunisti", e poi via con un bell'aneddoto sulla mamma che ha salvato una donna ebrea, tenuto una conferenza stampa al posto suo e segnato un goal su passaggio di Liedholm in una finale di Coppa dei Campioni.
Sarebbe bello, ma non succederà.
Semplicemente, alle 15 e 50 circa, gli Offlaga Disco Pax saliranno sul palco di Larsen e faranno la loro cosa. In questo caso un paio di pezzi dal vivo, uno "in video" ed un po' di chiacchiere sparse cercando di capire perché la risposta non è mai quarantadue.

Tutto quello che c'è da sapere, basta chiederlo a lei.
Per guardare il programma invece basta premere dove c'è scritto basta premere.

E tutto il resto è mal di panza.

Aggiurnament: Per chi si fosse perso la puntata, per feticisti degli Offlaga e per quelli che se non scaricano almeno un mp3 al giorno si sentono male... il file audio degli Offlaga Disco Pax live a Larsen. Qui.

mercoledì, gennaio 25, 2006

"Chuck Norris ha contato fino ad infinito - due volte."


Questa l'ho già raccontata.
Ma lo faccio di nuovo, come fanno i nonni a tavola il giorno di Natale.

Gli autobus notturni di Roma sono delle piccole astronavi.
Sembrano autobus, ma sono astronavi. Fidatevi.
Te ne accorgi dalla quantità di alieni che portano a spasso.
Una volta, mentre ne aspettavo uno al capolinea (saranno state circa le cinque del mattino), la mia attenzione è stata attratta da un tale, piuttosto in sovrappeso, barba bianca e sguardo perso nel vuoto.
Tirava calci. A qualsiasi cosa. Semafori, pensiline, segnali di avviso fermata. Qualsiasi cosa.
Lo so, non avrei dovuto guardarlo, ma proprio non ci riuscivo. La bellezza sguaiata di quei calci scoordinati era uno spettacolo irrinunciabile.
Fino a che non se ne è accorto, si è girato e mi è venuto incontro.
Proprio mentre spostavo indietro la mascella, giusto per abituarmi al colpo che temevo mi sarebbe arrivato da lì a poco, lui ha parlato:
"Mi riconosci?"
"Ehm... no, non credo di averti mai visto e..."
"Mi riconosci?"
La voce diventava più alta..."No, non ti riconosco, ma forse quella volta che..."
"Mi riconosci?!". Urlava.
"No, non ti riconosco."
"Ma come, sono Chuck Norris. Walker, Texas, Ranger."
Proprio così. Scandendo le parole una ad una.

Ora a Chuck Norrris, quello vero, due pazzi hanno appena dedicato un blog.
Questo.
Un atto d'amore per l'unico vero possibile salvatore della razza umana.

Per i pazzi ancora più pazzi di quei due di poco sopra (e del Chuck Norris della Stazione Termini):
ecco l'immortale sigla di Walker, Texas Ranger.

Se mio nonno avesse cinque palle sarebbe Chuck Norris.

Aggiurnament: Young Chuck Norris (via Maxcar)

martedì, gennaio 24, 2006

Punge come un'ape e vola come una farfalla



Ogni volta che leggo un libro, una storia, mi viene spontaneo immaginare cosa c'era prima, da dove nasce tutto, come si è formato il carattere di un personaggio...
Com'era Begbie prima di incontrare Renton?
Ed i genitori di Harry Potter per quanti anni sono stati fidanzati?
E l'avvocato samoano come diavolo è arrivato in America?
Com'era da bambino Holden Caulfield?
Sam era innamorato di Frodo già dai tempi dell'asilo degli Hobbit?

Ok, lo so, sono matto o pesantemente disturbato. Ma non è questo che importa.
Ogni tanto mi succede lo stesso con i dischi, mi scervello ad immaginare come possa essere nata una certa canzone, chi c'era nella stanza di Keith Richards quando improvvisava il riff di Satisfaction, chi era che aveva dato la festa da cui Jens Lekman voleva scappare per tornare a casa, o più semplicemente perchè uno (in questo caso una) si alza una mattina e decide di fare un disco soul. Ma soul proprio per davvero. Come quelli di una volta.

"The Greatest" è il nuovo disco di Cat Power. Cat Power in realtà si chiama Chan Marshall, come Muhammad Alì si chiamava Cassius Clay. L'altro "greatest" prima di lei.
Ci sono diverse ragioni per cui uno decide che è venuto il momento di cambiare nome, di usarne uno di facciata creato apposta per l'occasione. La sensazione è che Chan Marshall cerchi di tenersi il più lontano possibile da Cat Power.
La persona che vive cerca di interferire il meno possibile con quella che canta. Me ne sono reso conto la prima volta che l'ho vista dal vivo.
Era su un palco piccolo ma già troppo grande. C'erano solo un pianoforte ed una Fender Jaguar, lei alternava scentificamente un pezzo con uno ed uno con l'altra.
Dopo ogni canzone c'erano almeno due minuti di attesa. Il tempo di alzarsi, spostare lo sgabello, tirare su la chitarra, sistemare la cinta, dare un'accordata ed iniziare con il brano successivo.
Prima ancora però c'era un colpo di tosse, come per schiarirsi la voce, ed un aggiustatina della frangia.
Un piccolo rito a cui il pubblico assisteva in silenzio. Almeno fino a che la pazienza collettiva ha retto.
Io mi sono fatto l'idea che Chan fosse la ragazza che tossiva e che quasi si scusava della sua presunta inadeguatezza. Cat Power era quella che arrivava dopo, apriva la bocca ed il tempo si fermava. Tanto debole una quanto incredibilmente forte l'altra.

Il nuovo disco di Cat Power è soul come se ne faceva una volta.
Ogni ascolto che passa cerco di convincermi dell'idea che sia un grande disco. E'stata dura, ma ci sto riuscendo.
Ogni ascolto che passa scopro una canzone nuova, o anche solo un frammento, che riesce a scuotermi ed emozionarmi.
Ed ancora una volta provo a pensare a cosa dev'essere successo prima.

A lei che torna a casa dopo un tour europeo devastante e dolorosissimo, che tenta di ripartire piano piano. Partendo dalle piccole cose.
Poi me la immagino un giorno che prende in mano la chitarra ed incomincia a buttare giù dei versi. Tutto gira come dovrebbe, ma lei non si accontenta, è cambiata nell'intimo, ma la sua musica ancora no.
Una sera si ritrova in casa amici agguerriti che non aveva invitato: "Non puoi mica stare sempre da sola in casa. Perché non esci con noi?".
Lei ci pensa, sotto sotto ne ha voglia.
Gli amici dicono che c'è una festa: "Non sono un tipo da feste, e non ho voglia di cambiarmi."
Dice lei.
Alla fine la convincono. Prende gli stivali a punta, se li mette e chiude la porta.
E festa sia.

La maggior parte del tempo la passa a guardarsi in giro, sperando che lui non ci sia.
Che alla fine New York pare tanto grande ma è più piccola di un paesino della Georgia.
Ci mette un po' a lasciarsi andare, alza un po' gomito (d'altronde lei alza sempre un po' il gomito) e si fa intortare da due tizi che dicono di essere produttori hip hop.
Qualche ora dopo, all'alba, è in uno studio di registrazione. Uno di quelli enormi in cui rischi di girare l'angolo ed imbatterti in Michael Jackson. O Shakira.
I due tizi sono dietro il vetro, lei è al microfono che prova a cantare un testo scritto lì per lì, dopo aver sentito una base che aspettava solo di essere incisa.

Prova a cantare ed esce fuori questa.
La prima canzone della sua nuova vita.
Il primo pezzo di "The Greatest", due anni prima di "The Greatest".

venerdì, gennaio 20, 2006

My presidents are electric


Certi dischi sono come le lucine di Natale sui balconi di fine gennaio.
Le guardi e sai che non dovrebbero essere più lì, che ormai hanno fatto il loro tempo e non c'è nessuna ragione per rimanere a fissarle.
Eppure lo fai, e finisci anche per trovarci un senso. Peggio, ne rimani affascinato.
Rapito, quasi.
Certi dischi nascono con il marchio dell'inutilità stampata chiara sulla pelle.
Troppo già sentiti per scatenare qualcosa, incapaci di suscitare reazioni che non vanno oltre il "carino" smozzicato tra una parola e l'altra.
O meglio: fatti apposta per essere carini e poco altro.
Senza alcuna pretesa in più o in meno.

Non fanno eccezzione gli Electric President, duo (un uno con, in realtà) di bimbetti (rispettivamente 21 e 23 anni) con base in Florida, lo sguardo sempre verso l'alto e le maniche della felpa sempre tra le mani.
Fanno indietronica, un genere che già di per sé significa poco o nulla.
Significava qualcosa tre anni fa, forse anche due, poi qualsiasi ragion d'essere è andata perduta per colpa di un manierismo arrivato troppo in fretta e gruppi tutti uguali che usano suoni tutti uguali.
E allora? Perché se ne parla?

Perchè ne abbiamo bisogno, fondamentalmente. Abbiamo bisogno di musica inutile creata non per stuzzicare chissà quale sinapsi, ma piuttosto per intrattenere.
Per "far stare bene" e trascorrere una mezz'oretta di beata e sacrosanta leggerezza.
Perchè è bello rallentare proprio mentre tutti gli altri corrono.
"S/+" è un disco di canzoni, niente di più e niente di meno.
Canzoni timide e sussurrate che si appoggiano su tappeti ritmici di glitch morbidi e chitarre suonate con la punta delle dita.

Gli Electric President sono gli emo della generazione nerd.
Parlano di tutto senza parlare di niente, solo di loro stessi. Sono uguali a tanti altri e probabilmente finiranno nello stesso dimenticatoio di tanti altri, ma si fanno ascoltare e poi riascoltare di nuovo.
Rendendoti felice ed imbambolato, un po' come le lucine di Natale sui balconi di fine gennaio.

giovedì, gennaio 19, 2006

And Out Comes The Wolves (I Know , in inglese è sbagliato, ma altrimenti il gioco di parole con i Rancid non viene)


Questa faccenda dell'hype, di come lo si crea a tavolino, di come lo si raggiunge attraverso il passaparola, è una storia strana.
Un po' come la ruota che gira e non si sa mai dove si ferma, un po' come scommettere alle corse dei cavalli. Solo che a determinare la vittoria non è quasi mai la forza effettiva dell'equino, ma piuttosto il colore della sella e quello della divisa del fantino.

In Inghilterra si parla da un po' di mesi di questi My Latest Novel.
Se ne parla, ma in maniera piuttosto timida.
Senza copertine, paginoni, poster da appendere al muro e cantanti inseriti nelle "cool list".
Se ne parla, ma con il pudore tipico di chi sa che di moda questi non diventeranno mai.
Che sono già troppo adulti e con pochi brufoli sulla faccia.
Zero teenage angst e molta maturità.
"Wolves" è il loro primo album, arriva dopo un singolo ed un E.P. passati piuttosto inosservati nel nostro paese.
E' un album della madonna.
Proprio così, proprio come direbbe Renato Pozzetto.

Ghost in the Gutter ha i suoni di una canzone dei Low (una qualsiasi, tanto sono tutte bellissime) e l'incedere dei Mogwai, Pretty in Panic sembra la versione minimale dei Polyphonic Spree, sei lì che l'ascolti e ti aspetti che da un momento all'altro arrivi un coro a spazzare via tutto e far risorgere il sole. Un coro arriva davvero alla fine di Learning Lego ed è un esplosione che prende un pezzo sussurrato e lo eleva a qualcosa di diverso. Straniante e rassicurante insieme. In poco più di tre minuti.
The Hope Edition (canzone scaricabile gratuitatamente dal loro sito internet) sono gli Arcade Fire imbottiti di sedativi, un film d'azione guardato alla moviola.
Una canzone dove pensi possa succedere tutto e non succede mai niente, solo un gioco di elementi che si perdono e riappaiono all'improvviso. Dall'inizio alla fine.
The Job Mr Kurtz Done è una dicharazione di appartenenza. Appartenenza alla Scozia.
Un bignami di quella scena scozzese tanto celebrata nella prima metà degli anni novanta.
Il recitato sguaiato degli Arab Strap e le armonie (e i coretti) dei Belle And Sebastian.
Sister Sneaker Sister Soul (anche questo ascoltabile/scaricabile dal sito) è il singolo di cui si parlava poco sopra. Un brano facile da etichettare come il più pop e solare dell'album, se non fosse per la lunga coda strumentale in cui un violino velvettiano la fa da padrone fino al crescendo finale e nuova repentina discesa.
Un singolo perfetto. Di sei minuti.
When We Where Wolves inizia con un coro pastorale che pare catturato con un microfono ambientale dentro un pub vuoto qualche minuto prima della chiusura. Il coro non è ancora sfumato quando in sottofondo entrano una batteria marziale ed una chitarra spezzettata che sembra presa pari pari da The Seed di Cody ChesnuTT (che fine ha fatto?) versione Roots., ma riletta in chiave etilista/spettrale.
Wrongfully, I Rested è l'unica ballata del disco a poter essere definita tale in senso tradizionale, se non fosse per quell'inquietudine strisciante che anima tutte le tracce di "Wolves", questa inclusa. Boredom Killed Another parte al rallentatore, una sequenza di accordi intervallata da pause e silenzi (ancora i Low), e cresce piano piano. Forte di una tensione che sembra dover esplodere da un momento all'altro, ma che all'ultimo preferisce i percorso inverso.
Quello dell'implosione.
The Reputation Of Ross Francis, è la summa di tutte le nove canzoni che arrivano prima.
I cori sguaiati, quelli armonizzati, gli arpeggi di chitarra acustica, il violino velvettiano, si accompagnano ad un cantato figlio di Isaac Brock, ma un po' più pacato, su cui si innestano e si confondono altre voci.
E' l'atto conclusivo. Il crescendo finale, ancora una volta, troncato prima di esplodere definitivamente.

Il tasto stop del primo grande disco del 2006.
Un disco della Madonna.
Con o senza hype.

Quel fastidioso fischio nella TV



Tipo che lunedì dovevo iniziare una specie di programma su Radionation,
tipo che quello che è successo poi ormai è storia e non so se riuscirò mai a farlo,
tipo che si sarebbe dovuto chiamare Quel fastidioso fischio nelle orecchie.

Ecco, uno pensa che dietro alla scelta di un titolo ci siano chissà quali motivazioni, quando in realtà non c'è praticamente nulla.
Poco più di una risata e un "Figo!Questo titolo mi piace!".
Quel fastidioso fischio nelle orecchie è nato insieme all'idea di un podcast.
Ad essere precisi è nato prima il titolo e poi l'idea.
E' nato per caso, tra una battuta e l'altra, un sabato pomeriggio in cui la voglia di cazzeggio era superiore a qualsiasi altra volglia.
"Potresti chiamarlo così: Un fastidioso fischio... nelle orecchie. Praticamente un larsen."

Larsen, appunto, è un programma che nasce oggi ed è visibile su internet cliccando qui, ma anche su Sky (canale 809) e sul digitale terrestre.
Se il fischio fastidioso è il gemello storpio, Larsen è quello bello, pulito e pettinato.
L'ha scritto e lo conduce lei, ma dentro c'è anche un po' di mio.
Quel poco poco che mi rende orgoglioso.
E' solo uno spazio di una mezz'oretta, all'interno di un programma di quattro ore, ma è uno spazio che tenta di riportare un po' di musica live (di quella che di solito viene matematicamente ignorata) in tv.
Si comincia alle 15 e 3o, minuto più, minuto meno, con Cesare Basile, talentuosissimo cantautore che ha appena pubblicato un disco bellissimo ("Hellequin Song", su etichetta Mescal) e si continua ogni giovedì con ospiti quali: Offlaga Disco Pax, Settlefish, Disco Drive, Marco Parente e tanti altri ancora da annunciare.

In culo alla balena.

(Per vedere Larsen, ripeto, basta cliccare qui intorno alle 15e30, oppure Sky (canale 809) e digitale terrestre).
(Per ascoltare il nuovo singolo di Cesare Basile - con i cori di Manuel Agnelli - basta fare salva con nome sul titolo: Fratello Gentile).

(Poi volevo dire che il nuovo singolo di Ivano Fossati è una cagata pazzesca. Ed io adoro Ivano Fossati).

Aggiurnament: il programma (anche in streaming) va in replica anche dalle 18e30 e dall' una a.m. per i nottambuli.

mercoledì, gennaio 18, 2006

Di Blog (un lungo pippotto inutile che mi è venuto così ed allora l'ho postato)


Io odio i blog che parlano di blog. E odio la tv che parla di tv, l'hip hop che parla di hip hop e il calcio che parla di calcio.
Mi piace invece il cinema che parla di cinema. Soprattutto se lo fa in silenzio.

Odio i blog che parlano di blog, dicevo, per cui adesso odio un po' anche questo, visto quello che mi appresto a fare.
Ho aperto un blog ormai quasi tre anni fa. Ignoravo la forza del mezzo e non avevo idee del potere che questo potesse avere.
O meglio, non mi sono mai fermato un secondo a pensarci seriamente.
Ho aperto un blog perchè ne leggevo un paio ed ho continuato a tenerne uno perchè mi divertiva scriverlo.
Poi l'ho chiuso perché non ne potevo più, ma forse ne potevo ancora ed infatti ne ho aperto un altro. Questo.
Non ho mai pensato che il blog potesse fare opinione (non parlo del mio, ma in generale), che potesse spostare voti, creare movimenti, o spingere ad acquistare un disco piuttosto che un altro. Pensavo e penso, però, che sia un ottimo strumento per alimentare discussioni, scambiare opinioni e consigliare film, dischi, libri e quant'altro, tutto in nome del gusto ( o delle idee) personale.

In questi giorni si fa un gran parlare dei blog, soprattutto come mezzo alternativo alla politica, merito anche dello straordinario successo dei due aperti a distanza quasi ravvicinata da Beppe Grillo e Daniele Luttazzi.
Già, Grillo e Luttazzi, le pietre dello scandalo, i due di cui si parla anche sui blog seri. Quelli linkati dai giornali. Quelli che non hanno niente a che vedere con questo qui, che se gli va bene si becca una citazione dai Perturbazione seduti sul divano della Maugeri (e se ne vantano anche) e qualche trafiletto sulla Gazzetta di Sora. Ed è pure troppo.

Il blog di Grillo è arrivato come un fulmine a ciel sereno, ottenendo fin da subito accessi da rullo compressore e consensi impressionanti.
Bene, è un blog importante - nel senso che un po' serviva- ed è lì apposta per suscitare reazioni.
Anche spropositate.
Per una serie di motivi tutti terribilmente validi: la credibilità del personaggio ed il fatto reale che in Italia mancava un sito di controinformazione capace di evitare le cadute di gusto tipiche, per esempio, di Indymedia ed altri dello stesso genere.
Però i blogger insorgono: "Quello di Grillo non è un vero blog", "I post non li scrive tutti lui", "Non interagisce con i lettori".
Quelli bravi/veri/linkati dai giornali, fanno lo stesso ma con motivazioni differenti che vanno dalle accuse di populismo, a quelle di eccessiva faciloneria.
Che poi sono più o meno la stessa identica cosa, ma detta in un modo diverso.

Il problema vero è un altro: Grillo in un anno di blog ha riscosso più credito di qualsiasi altro blogger. Anzi, non mi stupirebbe trovare scritto da qualche parte che il mezzo, magari, l'ha inventato proprio lui.
Ed i blogger si sa come sono. Certe cose non le accettano e non le accetteranno mai.

Luttazzi è arrivato molto dopo e molto più in sordina. La sua affezzione per il mondo blog è durata anche di meno. Un tiro di schioppo.
Ha salutato tutti con un messaggio ed un'intervista (per La Repubblica), in cui spiegava in poche parole che l'eccessivo bisogno di un Messia da parte della "popolazione digitale" ha spinto qualcuno ha considerarsi tale. O ad essere considerato tale suo malgrado.

Tutti hanno visto un riferimento inevitabile a Grillo. Ed è giusto così.
Grillo il piglio del Savonarola ce l'ha sempre avuto, è un capopopolo nato che ha scoperto di averlo davvero un popolo ai suoi piedi. E ci ha marciato un po'. Forse un po' troppo, ma in buona fede. Trascinato dall'entusiasmo di chi fa una cosa per la prima volta e gli riesce pure bene.
Ma è un comico, ed è per le risate (amare, incazzate, quello che vi pare) che riesce a strappare che va giudicato.
Stessa cosa Luttazzi, uno che il talento ce l'ha proprio nel sangue e si vede. Uno che non è mai contento di se stesso e dei suoi allori, tant'è che cerca sempre di raggiungerne altri (tipo un dischetto tanto pretenzioso quanto pieno di estro).
Luttazzi vive per suscitare indignazione, ma non l'indignazione del genere "I politici sono tutti uguali, magnano e basta", non gli interessa essere rinfrancante, ma abrasivo, distruttivo, anche disgustoso.
Seppur in un modo capace di smuovere il cervello e tirare fuori una grassa risata.
Che vale più di un urlo e una lacrima. E fa male il doppio.
Il doppio di un blog.
Spesso ce ne dimentichiamo.

martedì, gennaio 17, 2006

La canzone dell'anno è di tre anni fa



Cany - Giovinetto dal viso porcino

(Via quel covo di matti chiamato No Fun)

Ve l'avevo detto

Non faccio in tempo a magnificare le doti di YouTube, che subito subito mi ritrovo esaudito un desiderio recentemente espresso.

Signori e signori: il finale sottotitolato in italiano di "Bloody Mary", la puntata di South Park con protagonisti Papa-Ratzi e la donna conosciuta come "La Mamma di Nostro Signore".



(Grazie a Macchianera).

Update buono per chi naviga torrenti: qui c'è la puntata intera. Ed anche tutte le altre di tutte le serie.

lunedì, gennaio 16, 2006

Daje cor musicone - reprise.

(Quel Fastidioso Fischio Nelle Orecchie).

Tipo che tempo fa mi avevano chiesto di fare un programma su Radionation.
Tipo che fare un programma su Radionation era una cosa che proprio non avevo preventivato.
Tipo che ho detto di sì, ma dovevo risolvere dei problemi tecnici.
Tipo che non li ho risolti, ma a questo punto tanto vale buttarsi.

Questa sera alle ore 23, inizia Quel Fastidioso Fischio Nelle Orecchie.
Un programma che è un non programma, ma piuttosto uno che spara cazzate davanti ad un microfono, e che ogni tanto passa della musica (ogni spesso, tant'è che sta ancora decidendo se fare solo quello).

Il programma non sarà registrato (mi vergogno tanto già così), o almeno non da me, inizierà alle 23 e finirà alle 01. Chi non lo ascolterà oggi non l'ascolterà mai più (almeno fino a lunedì prossimo). E questa è una cosa di cui vantarsi al bar.

Per farsi inquinare le orecchie per un paio di ore basta avvicinarsi a questa paginetta quando sono circa le undici di sera e cliccare questa cosa qui che adesso apparirà in arancione.
Nulla sarà più come prima.
Sarà peggio.

(Mi si dice anche che andando sul sito di Macchianera si può accedere ad una chat per comunicare in tempo reale con chi "trasmette". Io di chat non capisco nulla. Preferisco lo SBLENG di Messenger).


Tipo che fai un sacco di prove per vedere se il pc regge e la cosa funziona.
E il pc regge e la cosa funziona.
Tipo che le fai fino a venti minuti prima di andare in onda.
Tipo che va tutto bene.
Inizi, mandi la sigla (hai fatto pure la sigla, hai fatto), parli, dici due cazzate, tre, quattro, mandi il primo pezzo.
Chatti su msn, parli dei cazzi tuoi ed improvvisamente scopri che c'è qualcosa che non va. La musica non esce dalla radio, ma i tuoi bisbigli, i tuoi respiri, quelli sì.
Insomma: vi avevo promesso una figura di merda ed almeno questa promessa l'ho mantenuta.
Per la radio ci sarà tempo un'altra volta.

Meno male che non ho scorreggiato...

domenica, gennaio 15, 2006

MiceCars@Alpha Dept.

Sette giorni lontani da casa.
Ottanta ore, 4800 minuti, 288000 secondi chiusi in studio di registrazione.
Sveglia la mattina prestissimo, a letto la mattina ancora più che prestissimo, e non è ancora finita.
Tutto per fare questo (per la serie: se lo fanno i GdM possono farlo anche i MiceCars).



(Ebbene sì, we're about to come back...)

venerdì, gennaio 13, 2006

Quando i bambini fanno l'hype (When The Sun Goes Down)


Il nuovo video degli Arctic Monkeys.
Qui.

(Grazie agli spingitori di spingitori)

Tha Shit is Banana (Silvio)

Qualche ora fa, al telefono:
"Ehi, è appena entrato Berlusconi nella nostra palazzina. Accendi la tv che sicuramente farà qualche numero."
"Pensa se viene da voi..."
"Ma no, dai..."

Qualche minuto fa, ancora al telefono:
"E' venuto davvero. Cazzo."
"Ma che dici, era da Anna La Rosa."
"Sì, e poi è venuto qui."
"Ma è ancora lì?"
"E' appena passato nella sala audio dove sono io adesso".
"Cioè ti è passato vicino mentre parlavi con me?"
"Sì."
"Oh Madonna..."
"Mentre era in onda i tecnici cantavano l'inno sovietico."
"Grande, ma che ha fatto?"
"E' intervenuto in Teatrando."

Teatrando... tutto torna.

martedì, gennaio 10, 2006

Nella stanza dei bottoni (scarica l'allegato, se hai coraggio)

Il Presidente del Consiglio ha una casella mail molto efficiente.
Questo è il risultato.
(Clicca sulla foto per ingrandire)



Probabilmente gira in rete da dieci anni, ma io ho l'ho visto solo adesso.
(via questo bizzarro blog qui)

lunedì, gennaio 09, 2006

Current Mood



(Giusto per dire che sul sito dei Modest Mouse ci sono dei limitatissimi e bellissimi poster in vendita ed anche che mi sento un po' come quella frase lì. Forse.)

sabato, gennaio 07, 2006

The indie way to numanumaye (il mio nuovo idolo personale)

I blogger fighi parlando d'er frappa. Quelli sfigati linkano video cretini.










Lei si chiama Tasha.
Non so da dove viene e cosa faccia della sua vita, ma so già che le voglio bene.
E che le piace da matti fare "i video stupidi" delle sue canzoni preferite.

Questa è Hey dei Pixies.

E questi sono i Pixies, quelli veri, dal vivo.

Tutto tratto da quella miniera d'oro che si chiama You Tube e che prenderà il posto di My Space.
Per gente veramente cool.
Anche con una u sola.

(Grazie a Giulia per la segnalazione)

venerdì, gennaio 06, 2006

Rimedia-ritrakking



Tra Beethoven e Sinatra preferisco il giudice di pace:

Franco Battiato ha querelato per diffamazione, violazione del diritto all'onore, alla reputazione e allì identità dell'attore, Andrea Scanzi, giornalista di Stampa, Mucchio Selvaggio ed ex Il Manifesto.
Motivo della denuncia una stroncatura di Musikanten che a detta dei legali di Battiato avrebbe distrutto il film del "maestro" anche economicamente.
Bizzarra la motivazione (a Scanzi non dovrebbe essere consentito di scrivere di cinema e musica perché principalmente è un giornalista sportivo, cosa per altro non proprio veritiera, per cui le sue parole sono automaticamente bollate come poco attendibili), allucinante la richiesta: 25.000 euro(s).
Se Pelù facesse lo stesso per ogni stroncatura ricevuta dai suoi dischi avrebbe serie possibilità di diventare il capo del mondo. (Altre info e sagaci commenti sul Mucchio in edicola)

Flux is the new sola:


Dopo la sbornia iniziale e gli entusiasmi dettati da questa tv in grado di programmare video musicali decenti in orari decenti ed un sacco di altre cose che mi viene da dire decenti, l'interesse su Flux è un po' scemato.
Alla fine dei conti "il miracolo" non era affatto un miracolo e dopo due mesi in cui la rotazione dei video è cambiata in maniera infinitesimale incomincia a sorgere qualche dubbio.
Nel frattempo pare che il canale sia destianato ad una chiusura repentina quanto imminente e che questo abbia generato una battaglia tra i dirigenti e i dipendenti del suddetto. Nei commenti di questo post sono comparsi due video, ovviamente creati ad arte per alzare un nuovo polverone.
Non sempre certe tecniche di comunicazione hanno successo.
Credo.

Nel frattempo, non c'entra niente ma c'entra, i GdM che poi sarebbero i Giardini di Mirò hanno finito la prima session di registrazione del nuovo album.
Il primo di Jukka con i nuovi capelli.
Il diario on line l'hanno linkato tutti, ma lo faccio anche io:

Atto primo.
Secondo giorno.
3 è il numero perfetto?No
Ci sentiamo l'anno prossimo.
New Year's Day
Saluti a lei e consorte, ecco i suoi sacchetti
Oggi ho chiuso un trick!!!
Fine delle trasmissioni- Capitolo primo .

Per i completisti di Mirò, ecco anche il blog di Corrado.

Per quelli che hanno i torrents nascosti sotto il cuscino: procuratemi questa puntata di South Park. Ne ho bisogno.

Per tutti gli altri, ma soprattutto per quelli "di noi", oggi... there is a reason whyyyyyyyyyyyyyyyy.

martedì, gennaio 03, 2006

Anche se non va più di moda



Faccio lo stesso il post/appendice della classificona.

Disco che pensandoci bene si sarebbe meritato un posto in classifica: Tunng - Mothers Daughter and Other Songs.

Disco che è stato in classifica tutto l'anno e poi...puff: Maximo Park - A Certain Trigger.

Disco che mi doveva piacere ed all'inizio mi piaceva pure, ma poi non l'ho più ascoltato: The Decemberists - Picaresque.

Disco che prima non mi piaceva e che poi invece sì e pure parecchio: ebbene sì, Arcade Fire - Funeral.

Dischi ascoltati troppo tardi per essere messi in classifica: Celebration - Celebration: The Double - Loose in the Air

Disco che, sì, ha quattro pezzi della madonna e nel complesso non è affatto male, ma nonostante tutto non mi è piaciuto: Boards Of Canada - The Campfire Headbase.

Disco carino ma se non lo facevano era meglio: Babyshambles - Down in Albion.

Disco della domenica mattina in cui non ti vuoi alzare dal letto ed infatti non lo fai perché non devi: The Amazing Pilots - Hello My Captor.

Canzone che per essere coatta è coatta e pure un bel po', però un sacco divertente: Vitalic - My Friend Dario.

Canzone su cui improvvisare un trenino a capodanno: Clap Your Hands Say Yeah - The Skin of My Yellow Country Teeth.

Canzone che se l'avessero scritta gli Smiths sarebbe stata un miracolo: Maximo Park - The Coast Is Always Changing.

Canzone per aspettare l'alba: dEUS - Nothing Really Ends

Canzone che era bella anche da sola, ma che remixata è anche meglio: Bloc Party - Banquet (Phones remix)

Canzone per esclamare YO, YO!: Edan - I See Colours

Canzone da ascoltare vestito solo di pelle nera: aFrames - Eva Braun

Canzone da ballare in due: Jamie Liddel - Multiply.

Concerto che sarebbe uno dei più belli dell'anno ma me l'ero scordato: Arcade Fire - Barcellona- Primavera Sound 2005

E sempre come l'anno scorso... il 2006!

Belle and Sebastian - The Life Pursuit: Ovvero il solito disco della solita band, meno twee e più soul, ma comunque manieristico.

Isobel Campbell e Mark Lanegan -Ballad of The Broken Seas:Come June e Johnny Cash, Lee Hazlewood e Nancy Sinatra. Un disco bellissimo e fuori dal tempo.

Tortoise e Bonnie Prince Billy - The Brave and the Bold: A cosa servono i dischi di cover? A nulla. Però mi piacciono sempre un casino. Soprattuto quando le canzoni sono irriconoscibili. Ascoltare Thunder Road per credere (Sì, quella Thunder Road).

Electric President - s/+: Il comunicato stampa parla di Death Cab For Cutie senza la teenage angst. E dice tutto. Indietronica casalinga, pop e anche un po' emo (e con una voce che sembra quella di Matteo Agostinelli). Invernale.

Julie's Haircut - Afterdark, My Sweet: Dimenticatevi il pop, l'indie e le canzoni da fischiettare. I Julie's sono diventati un'altra cosa. Oscura, psichedelica ed estremamente rock and roll. I Warlocks italiani? Meglio, molto meglio. Secondo me.

Gomo - Best Of: Il Beck portoghese. Ma il Beck di "Guero". E non è un complimento.

Liars - Drum's not Dead: I Liars sono un gruppo che chiama l'odio. Sono insopportabilmente arty ed insopportabilmente venerati. Anche da me. "Drum's Not Dead" è il loro disco migliore. I Radiohead con le percussioni tribali. Il miglior gruppo avant pop del mondo. Irritanti, ma con classe e talento.

Mogwai - Mr. Beast: Si dice che il primo ascolto è quello che conta. Ed il primo ascolto di Mr. Beast è stato uno di quelli da cui fai fatica a staccarti. Anche se devi prendere un treno e lo stai perdendo. Il secondo e il terzo hanno smorzato gli entusiami. Ma sono i Mogwai. Ed ho detto tutto.

Afterhours - Ballad For Little Hyenas: Chi è il cantante metal che hanno preso al posto di Manuel Agnelli?

Neko Case - Fox Confessor Brings The Flow: Un disco di canzoni. Niente di più ed è già molto.

The Battles - EP C/B EP: Dal vivo sono un'ira di Dio, su disco sono la prova tangibile che la matematica non è un opinione. Ora voglio un album vero, però.

The Island - Return of the Sea:Una volta c'erano gli Unicorns, ora The Islands. Pop da cameretta e bassa fedeltà. Rough Gem si candida ad essere la canzone dell'anno.

The Strokes - First Impressions On Earth In Italia è uscito il 30 dicembre. Nel resto del mondo ieri. Il G8 si riunirà presto per decidere se si tratta di un disco del 2005 o del 2006. Tanto non finirà in nessuna classifica.
E' un disco metà di cambiamento e metà no. La metà buona.

Prefuse73 - Security Screenings: Ogni volta che un artista Warp fa uscire tanti dischi a distanza ravvicinata, i beniformati spargono la voce che lo stia facendo solo per chiudere il contratto. Poi passa del tempo ed escono altri dischi. Sempre per Warp. Il nuovo Prefuse abbandona in parte l'hip hop trasfigurato e confeziona un disco d'ambiente. E forse, per la prima volta, gira un po' a vuoto.

Cat Power - The Greatest: E' chiaro: il soul sarà il trend del 2006. Cat Power sceglie la strada tracciata da Frank Black e registra un album in compagnia di sessionmen di spicco e con un età alle spalle. Il risultato è piacevole anche se ruota intorno ad una sola idea che forse è una non idea.


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