Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



mercoledì, gennaio 31, 2007

Bullet the Blue Sky



Mentre tutto il mondo web perde la testa per "Neon Bible" degli Arcade Fire, qui si inizia ufficialmente a fremere e ad inziare il conto alla rovescia per il prossimo album degli Wilco.
"Blue Sky Blue" è praticamente ultimato, manca l'ultimo mix (quello decisivo, quello di Jim O'Rourke), ma già si conosce la data d'uscita: il 18 maggio.
Una talpa (grazie talpa) di [indiessolvenza] nel mondo Wilco ha avuto la fortuna di ascoltare in megaanteprima l'album.
Le prime indiscrezioni (indiscrezioni dirette, per cui da prendere per buone) parlano di un lavoro solare, ancorato alla tradizione americana e più immediato di "Yankee..." e "A Ghost is Born".
In una parola sola: pop.
In un po' di più: un nuovo "Summerteeth" aggioranato all'oggi.
La vera sorpresa è che solo per questa sera (tutti i dettagli sono presenti sul sito del gruppo) è possibile guardare, attraverso Internet, un live di Jeff Tweedy in solitaria registrato al Paramount Theatre di Charlottesville, in Virginia.
Tutte le info qui.

(Per quelli che invece questa sera non hanno voglia di stare a casa - ed abitano nelle Marche - i MiceCars suoneranno a La Stazione di Urbino. Domani ad Ancona, al Thermos. Ci si vede da quelle parti).

martedì, gennaio 30, 2007

Dio benedica la Domino e chi la creò

Stanno tornando.
Ancora una volta insieme.



Se il nuovo album è bello tanto quanto il live del loro tour precedente...
(Via Vitaminic)

lunedì, gennaio 29, 2007

Command & Conqueror

Once upon a time we were metallari.
A modo nostro. Senza i jeans stretti ed il chiodo, ma metallari lo stesso. Metallari davvero.
Al punto di avere Iron Maiden scritto sul diario e comprare, per cinque minuti, riviste come Metal Hammer e Metal Shock (e qui ci sarebbe da parlare per ore. Le riviste metal hanno sempre la parola "metal" nel titolo, le riviste metal sono sempre scritte da giornalisti con pseudonimi assurdi, le riviste metal hanno - avevano - una concezione della lingua italiana tutta loro. Una via di mezzo tra Gadda e Pippo Franco).
We were metallari, ma con una forte repulsione verso il metal classico.
Odio pieno per quei cantanti che al confronto I cugini di campagna sono baritoni, odio pieno per i gorgheggi, per le spade e per i dragoni. E per John Petrucci.
Il metal che piaceva a noi era heavy per davvero, pesante, cacofonico, indigesto.
Era metal che faceva schifo ai metallari.
Quello dei Brutal Truth e dei Meshuggah, dei Carcass e dei Napalm Death.

I Napalm Death. Una macchina da guerra.
Nel 1994 la loro carriera era in fase discendente, ma era iniziata in un modo per cui il fatto di riuscire a campare più o meno di rendita non era per niente una colpa. Era giusto.
"Scum", il loro primo album, era uscito nel 1987.
Chiunque abbia dimestichezza con le dinamiche che animano il rock (ed i suoi infiniti sottogeneri) sa che la sincerità non paga. La mistica necessaria a sedurre il pubblico si crea e si alimenta di altre cose, ma non di sincerità.
I Napalm Death se ne fregavano. Il loro primo disco si chiama "Scum" ed è esattamente quello che dice di essere. "Monnezza". Feccia.
Un vero e proprio sputo in faccia. Un disco punk (sì, punk) suonato nella maniera più fetida possibile, sopra le righe, violento, con un cantato al limite tra il rutto e l'enfisema.
Inascoltabile. Meravigliosamente inascoltabile.
Chiaro fin dal nome, un po' come conversare con una ragazza che al momento di presentarsi ti ha apostrofato in questo modo: "Ciao, mi chiamo Chiara e non te la darò mai".

La mente dietro quei Napalm Death (ad essere corretti, una delle...) era Justin K Broadrick, chitarrista del gruppo, ma soprattutto musicista sempre in movimento ed in costante inseguimento delle sue idee.
Per questo motivo ad un certo punto decise di abbandonare il gruppo e dedicarsi anima e corpo alla sua nuova creatura. I Godflesh.
Un nome che, anche se non sembra, fa rima con industrial.
Ma non solo: si inventa remixer, con i Techno Animal offre la sua personale (personalissima) visione dell'hip hop, apre un'etichetta, e si lancia in mille altri progetti.
Uno di questi, quello principale, sono i Jesu.

Mi è capitato di vederli dal vivo, i Jesu, due anni fa a Barcellona. Oddio, in realtà mi è capitato di vedere dal vivo l'ultimo pezzo del loro concerto, mentre aspettavo che iniziassero gli Isis, comunque abbastanza per restarne colpito ed incuriosito.
La parola "metal", nelle recensioni dei Jesu, non manca mai.
Sentendoli suonare, invece, ti viene il dubbio che forse quella parola non c'entri poi tantissimo.
O c'entra come almeno mille altre: post rock, ambient, noise... continuate voi, tanto c'è spazio.
Ammetto di non aver seguito con attenzione la carriera discografica dei Jesu, ma quando, alla fine di dicembre, mi sono imbattuto in "Conqueror" è stato amore a prima vista.
Il bello di un disco del genere sta proprio nella sua assoluta non inquadrabilità, nel costante muoversi in bilico tra sfumature diverse, nel ricercare ed ottenere l'assenza di un colore,e un suono, primario. Portante.
Ogni elemento sembra scontrarsi con un altro: le voci riverberate e le distorsioni "cattive", le linee vocali "spezzettate"e sezione ritmica metronomica. Tutti contro tutti. Tutti insieme.

"Conqueror" è il disco che ti aspetteresti da un Kevin Shields con un background differente.
L'ha fatto Justin Broadrick.
Ed anche lui si guarda le scarpe. Anche se sono degli anfibi.



Jesu - Conqueror (title track).

Dicesi revisionismo (dalla C di Caterina alla C di Concato)

In questo momento, su Radio DeeJay, Fabio Concato sta suonando dal vivo alcuni dei suoi più grandi successi.
Solo dieci anni fa sarebbe stato impossibile.
Le cose sono due: è il raggiungimento della consapevolezza che il cosìdetto "target giovane" in Italia è più che un'utopia, o che finalmente anche quelli che tirano i fili hanno imparato allegramente a fottersene degli steccati e delle barriere?



A quando Nino Buonocore su MTV?
(Tra l'altro, a proposito di revisionismi, Scrivimi era una grandissima canzone. L'ho detto).

giovedì, gennaio 25, 2007

Ma la verità è che la gente stanno pure peggio

Antefatto: Bugo (il cantante Bugo, quello che "questa insicurezza nei rapporti la risolverò quando avrò i capelli corti") ultimamente sta girando dal vivo senza la band.
Anche da Giulia, in una delle ultime puntate di Larsen, si era esibito chitarra e voce per poi improvvisare un pezzo, Il gel, con la band di Kama.
Chiunque abbia un minimo di confidenza con la musica del Bugatti sa cosa aspettarsi da un suo concerto dal vivo: accenni di canzoni, improvvisi cambi di rotta, deliri acapella e, appunto, tanta improvvisazione.
Non è un musicista convenzionale, Bugo. E i suoi concerti non sono concerti convenzionali.
In parole povere: sul palco fa quel cazzo che gli pare ed è un suo diritto farlo.

Capita che Bugo sia stato invitato a suonare a Salerno, al Centro Sociale Asilo Politico.
Capita che anche quella sera, come ormai da un po' di sere, sia salito sul palco da solo.
Come dicevo prima, chitarra e voce.
Capita che abbia iniziato un pezzo e capita che lo abbia lasciato a metà: non si ricordava le parole.
Ne ha fatto un altro. Uno dei suoi cavalli di battaglia riarrangiato in un modo che per riconoscerlo bisognava essere parenti intimi di Sherlock Holmes.
Capita che sotto il palco ci fossero tre tipi loschi. Mi verrebbe da dire tre punkabbestia, ma non vorrei risultare offensivo (in realtà voglio, e lo sono). Uno dei tre comincia ad agitarsi: "Coglione!". Un amico gli va dietro: "Stronzooo!". Il terzo, pure.
Bugo non se ne cura e va avanti con il suo show. Chiama sul palco una band del posto, i Malatja.
Insieme cominciano a suonare Plettro Folle, uno dei pezzi più strambi (meno normali?) di "Sguardo Contemporaneo". Bugo abbandona la chitarra ed impugna il microfono.
Capita che ad un certo punto della canzone ci sia il verso: "E lampeggiaaaaaa".
Lo dice proprio così, Bugo. "E lampeggiaaaaaaaaaa". Con la "a" lunga e strascicata.
Capita che uno dei tre tipi loschi, forse annebbiato da qualche sostanza, forse semplicemente rincoglionito, capisca: "E la fecciaaaaaa!"
Perde la calma, impazzisce e comincia ad insultare Bugo. I suoi compari fanno lo stesso, anzi di più: uno decide di salire sul palco e fronteggiare personalmente l'invasore longobardo che neanche sa suonare troppo bene.
Bugo è un ragazzo timido e riservato e reagisce in maniera timida e riservata. Cerca di calmare le acque, cerca di riportare l'attenzione sul concerto, non perde le staffe ma, un po' intimorito, molla il microfono, riprende la sua roba e se ne va.
I tre ceffi continuano il loro balletto da invasati, la folla inneggia a Bugo.
Quelli del Centro Sociale non muovono un dito, non fanno niente, si limitano solo a diffondere musica reggae dagli altoparlanti. Magari per loro, da quella sera, Bugo è diventato "quello stronzo che ha interrotto un concerto per cui era stato pagato".
Capita che io non fossi a Salerno.
Capita che abbia trovato e visto il video su YouTube.



Sabato 27 gennaio, Bugo suona al Circolo degli Artisti di Roma. Io ci vado.

martedì, gennaio 23, 2007

Il vento ci porterà (one nation under a "Cassadaga")



A quanto pare il nuovo album di Bright Eyes non uscirà più il 9 aprile, ma sarà posticipato.
Come ormai quasi tutti sanno, il giovane Conor ha appena firmato con una major per un contratto di licenza in Europa (in America resta Saddle Creek).
"Cassadaga" ,questo è il titolo dell'album, si annuncia come un disco diverso dai precedenti (vista anche la presenza di ospiti illustri quali Janet Weiss e M. Ward).
Qualche settimana fa è stata diffusa una nuova canzone: Endless Entertainment.
Una canzone di Bright Eyes. Niente di più e niente di meno.

Il 5 marzo uscirà il singolo apripista. "Four Winds"
E dato che Conor con le mani in mano proprio non ci sa stare, il singolo sarà supportato da un EP contenente cinque b-side più, in mp3, trentaquattrocanzoni (scritte tutt'attaccato fanno più scena) pescate a caso tra quelle del catalogo Saddle Creek.

E com'è l'EP?
Four Winds è springsteeniana fino al midollo. Versione Seeger Sessions Band ( senza il fastidioso sax di Clemmons, quindi). La voce è la solita, inconfondibile.
Le b-side toccano tutti gli spazi conosciuti del conor-mondo.
Ci sono le ballate minimali, chitarra, voce e poca altra roba (Smoke Without Fire, Tourist Trap), una canzone che sembra presa in prestito dal catalogo di Neil Young (Stray Dog Freedom) ed un paio di brani che rimandano a "Wide and Awake..." (Cartoon Blues e Reinvent The Wheel).
Vabbè, basta parlare. Ascoltiamo, che è meglio.

Bright Eyes - Four Winds
Bright Eyes - Reinvent the Wheel

Io l'avevo detto!



Ho passato tutto novembre ad ascoltare il loro secondo disco ("Are We Not Horses?").
E' diventato un'ossessione.
A tal punto che ho cercato in tutti i modi di contattarli e ce l'ho fatta.
Ho scoperto che di dischi ne avevano fatti un po'. Un altro album ed un EP, sicuro.
Mi sono procurato anche quelli.
I Rock Plaza Central sono il gruppo "anti-hype" del momento.
Sono canadesi di Toronto e sono totalmente fuori dalle mode.
Una via di mezzo tra una marchin'band, Tom Waits ed il folk più rurale.
Fuori moda, ma assolutamente potenti.

Ecco, io l'avevo detto: "Se questi non trovano un'etichetta in tre mesi vuol dire che tutti gli A&R del pianeta hanno le orecchie foderate di prosciutto."
E infatti: "Are We Not Horses?" ri-uscirà il 17 aprile, in America, per la Yep Roc Records.
Il disco sarà presantato al South By SouthWest.
Non è la Emi, ma va bene lo stesso.

Nel frattempo si parla molto di loro grazie alla cover geniale di Sexyback di Justin Timberlake.
Guardare per credere.

lunedì, gennaio 22, 2007

E s'addensa una cloud



"Ma secondo te che vogliono dire questi con 'sto titolo?"
"Che titolo?"
"Perché vogliono "spiegarci l'otto?"
"Beh dai, 'The Meaning of Hate', oppure 'Ate' c'è poco da spiegare. Volevano fare un gioco di parole, come il 4U di Prince."
"Ma no, non può essere così, troppo facile. Poi, se ci fai caso, in 2x2x2 ripetono continuamente la frase 'two by two by two... this is the meaning of the number eight...'. Secondo me nascondono un segreto inquietante. Qualcosa di biblico. Satanico pure."
"Ma che satanico, ma li hai sentiti? Secondo me stai facendo una pippa inutile."
"Ma quale inutile? Scusa, ma la musica è una cosa seria. Bisogna andare sempre in fondo alle cose. Di gente superficiale ce n'è troppa in giro. Io cerco di capire, ed ho le mie idee."
"Ecco, ci avrei giurato. Sentiamo."
"Sicuro? Allora: questo disco si chiama 'The Meaning of 8', giusto? A Roma, come sai, c'è un tram molto noto che parte dal centro ed arriva verso fuori..."
"Oddio..."
"Bravo, vedo che hai capito. Secondo me questo titolo fa riferimento al tram numero 8. Quello che parte da Largo Argentina ed arriva a Casaletto. Lui."
"Sì certo. Come no. Secondo me, se senti bene, in un pezzo parlano pure di Betto&Mary. Smettila, su."
"No, guarda che dico sul serio. Allora: qual è il primo aggettivo che ti viene in mente se pensi al disco dei Cloud Cult?
"Mah, penso che è un disco imprevedibile e..."
"Ecco, che cosa c'è di più imprevedibile del tram numero 8? Pensaci: da quando è attivo, dal Giubileo, ha avuto tantissimi problemi, si ribalta ogni due per tre, cambia percorso un giorno sì e l'altro pure e poi, la zona che attraversa, ti fa vedere aspetti diversissimi della stessa città.
Parte dal centro, attraversa Trastevere, arriva a Monteverde e finisce in zone che dire triste è dire poco. Se ci pensi, questo disco è uguale. Parte con una melodia ed un beat che sembrano rubati al disco solista di Why?, poi continua con una canzone che sembra scritta dai Flaming Lips senza soldi per registrare in uno studio fico. Il terzo pezzo, invece, ricorda tantissimo i Modest Mouse, se non fosse che ad un certo punto arriva un synth brutto che neanche in una canzone di Molella e poi c'è quel cambio con archi e pianoforte che quando lo senti pensi 'no, questo nun se pò fa', proprio come quando sei alla fermata del tram numero 8 e lo vedi che arriva carico di gente che per salirci su devi fare leva sulle spalle di una vecchietta, attaccarti alla coppola di un signore e usare le scarpe delle donne come se fossero dei rampichini e..."
"Vabbè, ho capito."
"Che poi questi neanche so' pischelli. Cioè, hanno fatto un sacco di dischi. Tipo cinque, e pensa che quello prima era stato recensito da Pitchfork con un voto altissimo. E nonostante tutto non se l'è filato nessuno. Stanno con un'etichetta piccolissima e pare che dal vivo siano stranissimi: sono in sei, ma suonano in quattro. Gli altri due stanno sul palco e dipingono.
Sono esagerati, nel senso che non conoscono il senso della misura. Pensa che l'album nuovo è composto da 19 canzoni. Diciannove, mica bruscolini. E tutti 'sti pezzi sono pieni di cose, sovraprodotti, ricchi di cambi...."
"Sì, sì, su questo sono d'accordo. Ma come hanno fatto questi a partire dal Minnesota e ritrovarsi a Roma sul tram numero 8. Dai, non ha senso."
"E perché non ha senso? Io mica dico che tutti e sei i Cloud Cult debbano essere per forza venuti insieme a Roma, sul tram numero 8. Io dico che magari uno di loro, il leader, quello che scrive le canzoni, una volta, mentre era in vacanza a Roma, voleva andare a Trastevere una sera, magari a vedere lo spettacolo del 'Mago Guarda' sugli scalini della fontana di Piazza Santa Maria, ed è andato a prendere il tram numero 8. Ma visto che la fermata non è chiarissima ha chiesto spiegazioni a qualcuno. Probabilmente la spiegazione l'ha colpito talmente tanto che al momento di scegliere il titolo del loro disco nuovo gli è tornata alla mente ed hanno scelto di chiamarlo 'The Meaning of 8'.
Secondo me è verosimile. Poi è chiaro che ci hanno marciato un po' ed hanno cercato di confondere le acque con la storia dell'odio o del passato remoto di magiare perché fa più fico. Non sono mica scemi."
"Eh già, un po' come se uno volesse fare la recensione di un disco, ma finge di fare una lunghissima tirata su un tram di Roma."
"..."
"Che fai, non parli più?"
"Eh, non lo sai che è vietato parlare al conducente?"

Ascolta: Take your Medicine.
Guarda: il video di Chemicals Collide.
Ascolta: 2x2x2.

(The title of this post is based on the works of Poet Peppone and is inspired by the title of his book of poetry. Vabbè, una cazzata in codice che capiremo in quattro).

giovedì, gennaio 18, 2007

Tu quoque Bella di Padella fili mi



Il duetto dell'anno.
Senza se e senza ma.

Liberatelo!

OK, non deve essere facile essere amico di Courtney Love.
OK, capisco che magari è frustrante uscire con lei e vedere che tutti la squadrano dalla testa ai piedi mentre a te nessuno ti fila.
Ok, estroso lo sei sempre stato, ti piace giocare con il look, ma per una passeggiatina notturna nel centro di New York, questo mi sembra un po' eccessivo:


(Immagine tratta dal numero di gennaio di Mojo).

Michael che cazzo ti sta succedendo?
Ti ho appena sentito dire, in un documentario, che invidi Bono Vox e che vorresti aver scritto A Beautiful Day.
Mica Bad o The Unforgettable Fire: A Beautiful Day!

Liberatelo!
(Secondo me lo hanno rapito gli alieni...)

martedì, gennaio 16, 2007

L'unica cosa che non c'è in "Post Punk" di Simon Reynolds (tutto il resto sì).



Per un motivo non meglio precisato mi sono ritrovato a ragionare che:

"Hulk Hogan è il re. E' come Elvis per il rock and roll, talmente grande da essere diventato quasi istituzionale.
The Ultimate Warrior, quando è venuto fuori, era come il punk, con il suo stile anarchico e disordinato, pronto a radere al suolo qualsiasi cosa gli si parasse davanti.
L'Undertaker degli anni 90 era come il post punk. Meno eclatante di Ultimate Warriors ma al tempo stesso meno tradizionale e più innovativo... esteticamente perfetto, la sua camminata sulle corde è una delle più belle cose viste su un ring di wrestling.
Ora è diventato un personaggio un po' patetico.
Come certe band a fine carriera."


(Ora: che questa è una "inutile pippa" è chiaro, che non è che mi sono messo a fare 'sto ragionamento a caso pure, che il libro di Simon Reynolds dovrebbero leggerlo tutti, ma tutti, spero sia universalmente riconosciuto.)

lunedì, gennaio 15, 2007

Band on the Run (Vol 1)

Firenze. 12-01-2007. Sintetika.

Rientro a casa che sono le 4 di mattino di venerdì.
Gli altri li ho sentiti solo via sms. Dovrebbe essere tutto ok.
Domani alle 11 e 30 ci vediamo davanti al Circolo degli Artisti, carichiamo il furgone e partiamo per Firenze.
Sono le 4 e sono ubriaco, vado a dormire ansioso, ma dormo.
Mi sveglio presto, preparo la valigia, sbrigo un po' di cose ed esco per andare al Circolo.
Arrivo in ritardo e non c'è nessuno. Chiamo Matteo: ci sono problemi per il furgone.
Quello che avremmo dovuto prendere ha i vetri rotti, possiamo cambiarlo con un altro, ma è molto più piccolo. Vincono i vetri rotti, quindi, e vince il forte sconto che riusciamo ad ottenere.
Nel frattempo il luogo dell'appuntamento cambia un altro paio di volte.
Alla fine ci ritroviamo tutti a casa di Lele, il batterista.
"Daniele dov'è?"
"Non è ancora arrivato."
"Gli altri Turnpike Glow?"
"Ahahahah, dai falla finita."
"Falla finita de che. Dove sono Valerio e Nicola?"
"Ma non sai niente: praticamente Valerio non può venire, ha problemi in famiglia e Nicola, ieri sera, ha lasciato il gruppo."
"Eh???"
"Eh!"
"Minchia."
"Comunque con noi viene The Niro per suonare e Peppe dei Turnpike come groupie."
"Ehehehehe, che sfiga però."

Cominciamo a caricare il furgone.
Caricare il furgone di una band è un azione ricca di misticismo.
E' lì che i tour iniziano per davvero, prima ancora dei chilometri, dei soundcheck e delle stanze d'albergo. Una partita a Tetris in 3d.
Proprio quando pensi di aver finito, ti giri, e trovi una valigetta. E allora riapri il furgone, cerchi di far entrare la benedetta valigetta, ma non c'è posto.
"Che facciamo?"
"Tira fuori lo zaino di Sandro."
"OK."
"Il rullante."
"OK."
"La valigia dei dischi."
"OK".
Quando finalmente si trova il posto per la valigetta, bisogna risistemare tutto quello che si è tirato fuori. Fino ad infinito, due volte.
Archiviata la pratica e "gabbato lo santo" (nel frattempo è arrivato anche Daniele), siamo pronti per partire.
Dopo un po' di gimcana per uscire da Monte Sacro, arriviamo all'autostrada.
Un altro momento importante per la vita di un gruppo in tour è la scelta della musica da ascoltare in furgone.
Il tour dei MiceCars inzia così: con "Aenima" dei Tool in sottofondo, il primo disco di James Holden, "Selected Ambient Works" di Aphex Twin, l'ultimo, ma ormai vecchio, disco dei Queens of the Stone Age e i Built to Spill. Fondamentalmente ascoltiamo troppa musica ed a volume troppo alto.
Cosa che fa "bucare" a Daniele un'intervista con Radio Città Futura.
Per la seconda volta.
In prossimità dell'uscita "Scandicci" ci sorge un dubbio, un dubbio atroce:
"Dove cazzo è il biglietto dell'autostrada?"
Claudio, fonico, chitarrista dei Black Circus Tarantula, bassista di The Niro, produttore di video, sindaco del mondo e chef nel ristorante di Vissani, cerca di ricostruire i movimenti del biglietto come neanche in una puntata di C.S.I.
Alla fine lo spirito di Grissom incastonato nel corpo di un essere molto rock and roll sentenzia che deve essere volato per forza di cose via dal finestrino.
Si decide la strategia da adottare con il casellante, qualcuno propone di circuirlo tramite sesso, si cercano scontrini di Autogrill da usare come prova, si pensa anche di coprire la targa e rompere la sbarra.
Alla fine vince il buon senso: diciamo la verità, il casellante è clemente e non paghiamo una lira di più del dovuto.

Arriviamo a Firenze più o meno puntuali. In città è un delirio. Colpa del Pitti Uomo, o qualcosa del genere. Il locale è in pieno centro e per raggiungerlo commettiamo infrazioni che neanche Fisichella dopo duecento birre analcoliche.
E' increbile il modo in cui il Sintetika riesce a cambiare nel corso della stessa serata.
Alle 18 e 30 del pomeriggio ci appare per quello che è: un dopolavoro ferroviario con i vecchietti che ballano la mazurka.
Nel corso della serata, durante il check e poco dopo, si trasforma pian piano (grazie al non poco lavoro dei ragazzi del posto) e diventa un'altra cosa.
Tutto scorre via abbastanza liscio (e meno male, vista la giornatina per niente facile), ceniamo, discutiamo per capire se "Pop" degli U2 è più o meno una cagata, ci rilassiamo, facciamo i scemi e qualche volta pensiamo.
Non c'è problema, no, è tutto Ok, sul palco sale The Niro (in due, Davide e Claudio, voce/chitarra e basso) e fa quello che sa fare (ed io la smetto di citare Jovanotti).
Davide suona circa mezz'ora. Benissimo. Il pubblico è attento, anche se purtroppo non molto partecipe (la classica situazione in cui la gente si siede per terra a due metri di distanza dal palco), ma non chiacchierano e non disturbano. E questo è un bene.
Durante il live Sandro ha un'idea geniale, gira per il locale chiedendo se quelli che stanno suonando siano i MiceCars.
"No, suonano dopo."
"Ah, meno male, non li ho mai ascoltati dal vivo e ci tenevo tanto."
Chissà la faccia dei poveretti quando l'avran visto salire sul palco ed imbracciare la chitarra... con i MiceCars.
Cambio palco veloce e l' "I'm the Creatour" ha finalmente inizio.
Subito Ghost Trolley ed Heretical. In sala qualcuno canta i pezzi, ma il resto della gente rimane fredda. Ci diranno poi che a Firenze è normale.
Io intanto metto su il banchetto, in fondo alla sala, Davide mi tiene compagnia.
Lontano dal palco l'audio è pessimo, il concerto non decolla mai per davvero, ma non va male.
Anche se non siamo soddisfatti alla fine la pagnotta la portiamo a casa.
Vendiamo cinque dischi e va bene così. Smonto.
Mi riprendo e dopo un po' do il cambio a Matteo, il dj residente del Sintetika, per il SadPanda(s) dj set.
Mi avevano spaventato dicendo che a Firenze non balla nessuno e invece va tutto bene.
Certo, assecondo la folla e metto dischi "facili", ma mi diverto.
Verso le 3 e 30 svuoto la pista con Graham Coxon e i Thermals, ma incredibilmente si riempie di nuovo con l'ultimo singolo dei Modest Mouse. Potere della cassa!
Dopo Dashboard arriva il mio ultimo disco: Corona - The Rhythm of the Night.
Matteo prende la palla al balzo e parte con Tiga, Madonna, Scissor Sisters, Gwen Stefani.
Restiamo un altro po' nel locale. Carichiamo e andiamo a dormire.
All'alba. A Sesto Fiorentino.

Roma. 13-01-2007. Circolo degli Artisti.
La sera prima, a Firenze, una ragazza del Sintetika ha scambiato Peppe per il Maestro Pavarotti. Probabilmente l'aveva sentito russare.
Così, dopo pochissime ore di sonno in una stanza più rumorosa di un'acciaieria, mi sono ritrovato a fare colazione con Pier e Davide, mentre gli altri arrivavano alla spicciolata.
Dopo aver avuto la malaugurata idea di cercare un'edicola ed aver attraversato mezzo Sesto Fiorentino, scoprendo tra l'altro la presenza di laziali (nel senso di tifosi della) nella ridente cittadina toscana, ci siamo rimessi in marcia verso Firenze.
Ennesima partita a Tetris con il furgone e via alla volta di Roma.
Dovevamo essere al Circolo alle quattro, ma era chiaro che non ce l'avremmo mai fatta.
A monopolizzare lo stereo nel viaggio di ritorno è stato l'album appena terminato dai Turnpike Glow (o Turn Pile Glow o Tumpike senza Glow).
Broken Social Scene vs Notwist vs dEUS vs loro stessi. Ne sentirete parlare.
Questa volta non abbiamo perso il biglietto ed il viaggio è stato tranquillo, nonostante a viaggiare ci fossero dieci stracci ambulanti.
Molto più complicata l'organizzazione della serata: il concerto sarà aperto ancora da Davide, ma in trio, con la batteria e prima di lui ci sarà un nostro amico, infilato all'ultimo, Sospesoa.
Passiamo tutto il tempo al telefono con il Circolo e cerchiamo di capire come fare a recuperare le macchine e riportare il furgone al noleggio.
Alla fine arriviamo che sono le 17. Matteo ed Enrico riportano il mezzo. Sandro, Daniele, Lele e Davide recuperano le macchine, Pier, Peppe, Claudio ed io montiamo il palco.
Una catena di montaggio perfettamente funzionante.
Siamo tutti stanchissimi, chi senza voce, chi con il morale alle stalle, tutto fa pensare che la serata andrà male.
Il check è molto lungo e fortunatamente sembra che tutto sia a posto.
Intanto arrivano alla spicciolata le fidanzate, ceniamo con pizza e birra mentre nel locale viene diffuso "Grace" di Jeff Buckley.
Siamo tutti tesi, pure troppo.
Il locale è ancora chiuso, ma fuori comincia ad esserci un po' di gente, molte facce amiche, ma anche sconosciuti.
Aprono le porte e alle 22 e 15 sale sul palco Sospesoa.
Solo chitarra e voce. E tuta.
Bravo, anzi: "grosso nel mondo degli alti."
The Niro, fa il suo anche meglio della sera precedente. I pezzi arrangiati per la band sono molto più efficaci ed anche la sua mezz'ora finisce in gloria.
Faccio partire "Magic Moments" di Burt Bacharch, i Mice salgono sul palco.
Il Circolo è talmente pieno da far paura. Dedica per Jack e via, si parte.
Resto nascosto sul palco per cinque pezzi, poi mi sposto nella saletta laterale per fare il banchetto.
Il concerto è il migliore in assoluto da quando esistono i MiceCars: le voci si sentono bene, si distinguono le chitarre, tutto viene come sarebbe sempre dovuto venire.
Il boato prima di Americans leva ogni dubbio: è andata da Dio.
Dopo Hulk Hogan vengo preso d'assalto. Nel buio più totale riesco a vendere tantissimi dischi.
Alla fine faremo i conti: avevamo 34 copie. Ora non ce le abbiamo più.
Aspetto Giulia che viene a darmi il cambio per un po' e raggiungo gli altri dietro.
Enrico tira fuori la frase che riassume alla perfezione la nostra serata: "E' troppo bello, secondo me siamo morti tutti allo svincolo di Orte e niente è mai avvenuto."
Gli amici ci arrivano in camerino. L'alcool raggiunge i cervelli.
Facciamo l'alba un'altra volta.

MiceCars - Nihil Is the Quest (live @ Circolo degli Artisti, Firenze).
MiceCars - Heretical (live @ Circolo degli Artisti, Roma).

Bonus track: The Boys in the Van (MiceCars vs Turnpike Glow) - Eye of the Tiger.



Una foto di quelle che non andrebbero mai pubblicate, ma sotto questo post ci stava troppo bene.
Da sinistra a destra: Claudio, uno che fa la bocca pauvcina, Lele, Davide, i capelli di Sandro, il cappello di Peppe, il breviario di Daniele, e Pier. Davanti: sembra un picchiatore ma invece è Enrico, e Matteo.

venerdì, gennaio 12, 2007

Domani e dopodomani (portatevi le scarpette da ballo)



VENERDì 12 GENNAIO- FIRENZE
SINTETIKA
Via Luigi Alamanni 4 - FI
info 333-3591575
INGRESSO GRATUITO.

SABATO 13 GENNAIO - ROMA
CIRCOLO DEGLI ARTISTI
Via Casilina Vecchia 42 -Roma
INGRESSO GRATUITO.

A Firenze, dopo il concerto, si ballerà fino a quando ci regge la pompa con il
Sad Pandas dj set.

Entrambe i concerti saranno aperti dai Turnpike Glow, il braccio armato del nuovo Impero Romano.

(Viva il rosa vezzosetto!)

mercoledì, gennaio 10, 2007

L'attesa al tempo di Internet (pare che si chiami "Neon Bible", dicono sarà il nuovo di Arcade Fire)



Questo non è un post sociologico.
Non è un'analisi di mercato, uno studio approfondito sulla comunicazione, un approfondimento sull'evoluzione del blog e dello "scrivere" di musica in rete e non solo.
Questo non è neanche un post nostalgico, l'esaltazione del "si stava meglio quando si stava peggio", la difesa del "bloggare de core" contro "il bloggare di testa".
Questo è un post che prova a fare ordine e ricostruire una vicenda.
Il tentativo di unire i puntini e vedere quale disegno finisce per uscire fuori.

Da ragazzino l'unico modo che avevo per conoscere con precisione la data di uscita di un disco era il boxino con le date delle uscite che si trovava nelle prime pagine di Rumore.
Dopo averlo letto cominciava un balletto greco con il negoziante fatto di richieste incessanti, telefonate e incursioni in negozio stile "Desert Storm".
Il tutto solo per riuscire a mettere le mani sull'album in questione nel giorno esatto della sua uscita.
E' che all'epoca la musica, le canzoni, le band, erano circondate da una strana coltre di mistero, una sorta di "morettismo" applicato alla discografia, che faceva in modo che si arrivasse al "fatidico primo ascolto" praticamente vergini. Appagati solo in parte dalle piccole anteprime che erano concesse dalle radio e dalle TV.
Internet ha cambiato tutto: da Napster in poi ci siamo tutti trasformati pian piano in imitazioni in scala dei cercatori d'oro del Klondike. Dei paperoni in cerca della loro "numero uno" in forma di singolo, promo ed advance.
Ripeto: niente di male, anzi.
Quello che sorprende è come in contrapposizione all'ottusità dilagante di molte case discografiche, quelle per cui Internet è ancora il nemico, il King Kong da abbattere prima che si arrampichi sul grattacielo, qualcuno stia cominciando a capire il modo di esaltare e puntare proprio sulla mania della scoperta che anima molti dei fruitori abituali di un certo tipo di musica.
Infatti: alla vigilia di Natale si diffonde sui blog una nuova canzone degli Arcade Fire.
Si chiama Intervention, ed è un mp3 "catturato" dalla programmazione di una radio inglese.
La qualità del file è bassa, ma la canzone rivela un nuovo album del gruppo canadese all'orizzonte e dà il via alla psicosi.
Più o meno in contemporanea, viene lanciato un sito: Neon Bible.
Non rivela molto, se non che il disco si chiamerà così.
La curiosità aumenta.
Intervention viene ripresa e linkata ovunque.
Spuntano dal nulla vecchi demo della band, brani tratti dal primo E.P.
Improvvisamente tutti, ma veramente tutti, parlano di nuovo degli Arcade Fire.
Esattamente come due anni fa.
Pochi giorni dopo viene diffusa una nuova canzone, anche qui la qualità dell'audio è molto bassa, ma il pezzo fa il suo lavoro. Si chiama Black Wave /Bad Vibrations.
Sta su per pochissimo tempo e poi viene fatta rimuovere.

La svolta arriva alla fine della scorsa settimana: sul sito ufficiale del gruppo, nella sezione Win's Scrapbook, appare una nuova canzone. Black Mirror, il primo singolo ufficiale di "Neon Bible".
Ad accompagnare il tutto uno spot, inquietante quanto geniale, che ancora una volta riesce ad aumentare a dismisura la curiosità.
Ed arriva la conferma: il disco uscirà il 5 marzo.
Quel giorno, a Dublino, inizierà anche il tour europeo della band.
Ovviamente non ci sono date in Italia.
Evvabbè. Cambia poco: se non è un piano per la conquista del mondo questo, poco ci manca.

Ascolta:
Arcade Fire - Intervention (Album version, 320k!)

Arcade Fire - Black Wave/Bad Vibrations
Arcade Fire - Black Mirror

martedì, gennaio 09, 2007

L'inevitabile appuntamento del martedì con Autotune

Come al solito, puntuale come la peste bubbonica in una qualsiasi giornata del 1600, torna la trasmissione radiofonica più amata da grandi e picciotti.
No, non parlo di Chiamami Maurizia, ma di Autotune.
Il programma messo in scena dai SadPandas ogni martedì, dalle 22 alle 24.

E' possibile fare jazz suonando il Nintendo?
Perché negli anni sessanta i gruppi italiani facevano solo cover di grandi successi stranieri (tipo dei Beatles che, come dovreste sapere, oggi come oggi...)?
E' nato prima l'uomo o la manopola?
Si può parlare di Portland senza esserci mai stati?
Perché tutti i giovani gruppi molto hype sembrano essere uscita dal 1985?
E' meglio il folk o il musicone (dicesi "musicone" quel tipo di musica molto in voga tra la gente bene fatta di cassa, ritmo ed allegria)?

Tutti interrogativi che troveranno risposta durante la puntata di questa sera.
Ascoltabile in streaming dalle 22 alle 24 di oggi (cliccando qui).
O nei prossimi giorni, via podcast, sul sito di Autotune.

Se volete insultarci, invitarci a cena, offrirci delle sigarette di droga, mandate una mail durante la diretta a: diretta@radiomovida.com
Se avete una buona tariffa telefonica potete anche mandarci un messaggio al 380.89.80.800.

lunedì, gennaio 08, 2007

Anno nuovo, radio nuova.

Il solito post di aggiornamento delle canzoncine che si ascoltano su questo blog.

Il 2007 ci porterà un disco nuovo degli Wilco. A maggio. Nel frattempo in rete prolificano i bootleg del periodo subito seguente "A Ghost is Born" (fate un giro su Rbally).
California Stars è tratta dal live all' Istituto San Bernandino di Chiari (Brescia) del 29 giugno 2004.
Un po' di campanilismo non guasta mai, e l'intro del live con il presentatore bresciano che magnifica gli Wilco è impagabile.
Sempre per restare in tema Tweedy: My Fragile Family 3, tratta dal disco di Alessandro Raina, Giacomo Spazio e Pierluigi Petris ("Nema Fictione"), è costruita proprio su un campione del gruppo di Chicago ed è impossibile non riscontrare altre analogie nella melodia e nel modo di cantare di Alessandro. Un pezzo bellissimo tratto da un progetto ambizioso: un disco che è anche (e soprattutto) libro d'arte. Un oggetto da avere, un album di cui innamorarsi.
I New Year sono un gruppo di culto. Una specie di santino da portare nel portafoglio di un indie rocker.
Anche i Band Of Horses sono un gruppo di culto e la loro cover di The Ends Not Near è un piacere per le orecchie.
Brand New Cadillac. I Clash. Un'ossessione. Questa è l'originale. C'è poco da dire.
Gli Album Leaf hanno fatto uno degli album più avvolgenti del 2006. Me ne sono accorto nel 2007. Always For You è i Postal Service alla fine della festa.
I Virginiana Miller sono italiani (di Livorno) e cantano in italiano. Non esattamente la mia tazza di tè, ma L'anno dello scambio culturale Italia - DDR mi ha colpito fin dal primo ascolto. E per questo è nella radiolina.
Loney, Dear è la nuova sensazione del pop svedese. Ed escono per Sub Pop. Un'anomalia.
Neil Young è il mio eroe. L'ho scritto e lo riscrivo.
Il "Live at the Fillmore East" appena pubblicato è la fotografia perfetta di cos'era il rock psichedelico all'inizio dei '70. Winterlong è un pezzo minore e al tempo stesso una delle mie canzoni preferite. Forse perché i Pixies...
Altro giro, altra cover: Superstar è i Sonic Youth alle prese con un pezzo dei Carpenters. Il pop di plastica che diventa un'altra cosa.
i Deerhoof sono pazzi e il loro disco nuovo è una follia. +81 è il pop giocato da un bambino.
Ci tornerò su, al momento quasi non ascolto altro.
Gli Arab Strap sono morti. Viva gli Arab Strap.
Questo remix di The First Big Weekend è tratto dall'E.P. di addio ("The Shy Retirer"), da ascoltare leggendo il bel reportage del loro ultimo tour, presente su Rumore di gennaio e scritto da il Re del Metal: Mr. Raoul Duke.
Ah, il remix l'ha fatto Four Tet.
E come dicono loro: "Thanks for listening and goodbye".

giovedì, gennaio 04, 2007

E da qui a marzo che si fa?

I dischi che verranno..
Quelli che ho ascoltato io.
Una specie di lista della spesa.
Più o meno.

Bloc Party
A Weekend in the City


Avevo già espresso il mio parere su questo disco. Dopo qualche settimana e un po' di ascolti il giudizio cambia, anche se di poco. "A Weekend in the City" è un disco che tenta una strada, una crescita, un cambiamento.
Non sempre ci riesce, ma un paio di canzoni sono veramente notevoli.

Guarda: Bloc Party - The Prayer.

Bracken
We Know About the Need


Una costola degli Hood. E si sente.
Il primo album uscirà il 29 gennaio per la Anticon e suona esattamente come un disco degli Hood ma più hip hop (ospiti Alias e Why?).
Bello. Come sempre.
Ascolta: Bracken - Heathens

The Shins

Wincing the Night Away


Nonostante si trovi dall'inizio di novembre, il nuovo disco degli Shins è un disco del 2007.
Com'è? Pop, molto pop. Meno diretto del precedente ma più "attento al cesello".
Ci mette un po' ad arrivare, ma quando arriva è la fine.
Ti conquista e non ti lascia più.
Guarda: The Shins - Phantom Limb

Low
Drums and Guns


Per quanto mi riguarda: il disco più atteso di questo inizio anno.
Atteso, e non senza qualche timore. I Low non hanno mai deluso, ma non hanno mai rischiato tanto come ora, lasciandosi alle spalle problemi di salute gravi e membri della band (Zack Sally non c'è più). Al timone è confermata la presenza di Dave Fridmann, ma nonostante questo "Drums and Guns" suona in maniera quasi opposta a "The Great Destroyer".
E' più oscuro, sperimentale, marziale e forse non altrettanto riuscito.
Ci vorranno molti ascolti prima di arrivare ad avere un parere.

Ascolta: Low - Sandinista

Explosions in the Sky
All of A Sudden I Miss Everyone


Un altro disco degli Explosions in the Sky. Il solito.
Più pop verrebbe da dire, ma poi dovrei passare del tempo a spiegare come può essere pop un disco strumentale, evocativo. Post rock, si diceva una volta.
Comunque: le solite aperture, le solite chitarre, un pianoforte più presente che in passato e tante canzoni da lucciconi.
Intoccabili.

Ascolta: Explosions in the Sky - Welcome, Ghosts.

LCD Soundsystem
Sound of Silver


Spiazzante. Questa è la parola giusta.
Se da un lato era scontato aspettarsi da James Murphy qualcosa di diverso rispetto l'album d'esordio ed i singoli precendenti, nessuno avrebbe scommesso un soldo su un lavoro così vario e poco orientato alla pista.
Non mancano i singoloni, i riferimenti al post punk etc etc, ma a colpire davvero sono gli episodi altri. Quelli meno inquadrabili.

Ascolta: LCD Soundsystem - All My Friends

!!!
Myth Takes


Altro ritorno atteso.
I !!! continuano il loro personale viaggio dentro il funk esaltando una volta di più il loro ruolo di jam band. I brani, per quanto abbiano tutti una durata più "snella" rispetto quelli dell'esordio, non sembrano canzoni, ma momenti diversi di un'improvvisazione.
Sempre ad alto volume.
Sempre muovendo il corpo.

Ascolta: !!! - Yadnus (via Fluxblog)

Patrick Wolf

The Magic Position



L'uomo Lupo 3. La vendetta.
Quello che colpisce al primo ascolto di "The Magic Position" è l'apertura verso forme musicali più semplici e solari.
Poi, insomma, le cose tornano su binari "tradizionali", ma il tentativo di provare a fare "il salto" ha sicuramente sfiorato l'autore.
E forse ci riesce anche.

Ascolta: Patrick Wolf - Accident & Emergency

Giardini di Mirò
Dividing Opinions


Eccoli qui, i Giardini. E finalmente, viene da dire.
"Dividing Opinions" è un disco difficile, soprattutto per quello che rappresenta.
Il terzo album della band italiana di estrazione indie con il potenziale più elevato, un disco che arriva dopo un momento difficile della vita del gruppo e in un momento di merda per quanto riguarda la musica indipendente tricolore.
Com'è? Un disco dei Giardini di Mirò, né più e né meno. Con tutti i pregi ed i difetti che questa definizione comporta.
Scorre omogeneo e senza particolari picchi, ma incuriosisce soprattutto per quello che potrà rappresentare in futuro, come una specie di porta aperta verso una dimensione nuova che ancora non si riesce a capire bene quale sia.
Ascolta: Giardini di Mirò - Spectral Woman (via Enver).

Air
Pocket Symphony


Un disco che dà una nuova sfumatura al termine "manieristico".
Non aggiunge nulla alla discografia del duo parigino, anzi, sembra quasi l'involuzione di ogni incarnazione assunta dagli Air da "Moon Safari" in poi.
Per essere buoni si potrebbe dire che è un disco notturno.
Per essere sinceri si potrebbe sostituire notturno con noioso e chiudere il discorso qui.

Ascolta: Air - Night Sight.

Do Make Say Think
You, You Are a History in Rust


Quinto album per i canadesi di Toronto. Il gruppo di punta (considerando i Goodspeed sciolti) della Constellation.
"You, You Are a History in Rust", riprende il discorso da dove lo avevano lasciato:
post rock, folk cinematico, esplosioni corali ed implosioni.
Bellissimo.
Senza pause.
Dall'inizio alla fine.

Ascolta: Do Make Say Think - In Mind

Notevoli anche l'album nuovo di Malcolm Middleton (il fu Arab Strap) "A Brighter Beat",
"Hissing Fauna: Are you the Destroyer?" degli Of Montreal e "New Magnetic Wonder" degli Apples in Stereo.

Bonus track (per "quelli che aspettano"): Modest Mouse - Dashboard (via I Guess I'm Floating).
In attesa anche di The Good, The Bad and The Queen, Clap Your Hands Say Yeah e Arcade Fire.

martedì, gennaio 02, 2007

E dato che pure 'sto 2006 ce lo siamo levato dalle palle...

Questa sera, ad Autotune, parleremo del 2007.
Oddio, parleremo è una parola grossa, visto che al momento del buon Max La Pop non ci sono tracce e poi, più che parlare, ascolteremo tanta roba tratta da dischi nuovi tra quelli che escono nel prossimo paio di mesi.

Si prevedono ospiti speciali e tante, ma tante, cazzate.

Dove: per quelli che capitano nel Lazio (nelle province di Sora e Frosinone) al 95,3 delle effemme (quanto sono yeah!), per gli altri basta cliccare qui tra le 22 e le 24.

Oppure aspettare domani ed andare sull'apposito sito dove compaiono per magia scaletta e puntate (infatti potete scaricarvi pure la seconda, che mica ve lo avevo mai detto).

Se la fanno cani e porci, la radio, la può fare anche Autotune. Che è cane e porco e tutti e due.
Non perdetela, soprattutto se volete sentire un uomo che soffre (ricordate, sono ancora convalescente).

Trentaduemilasei (classifica y post esplicativo final)

Dopo la febbre. Dopo la fine...
Per l'ultima volta: i dischi del 2006
1-5

Liars
Drum's Not Dead



Spingersi oltre. Sempre.
Con il disco precedente i Liars avevano sconvolto le regole della loro musica; con "Drum's Not Dead" prendono proprio quell'anarchia e la trasformano in cifra stilistica.
Un disco "vero", dominato dal suono della batteria e da una chitarra depurata di ogni valenza ritmica e trasformata in altro. Puro ambiente. Rumore su cui si poggia altro rumore.
Piacciono molto a quelli che si riempiono la bocca con la parola "avanguardia", ma il bello dei Liars è che sono esattamente all'opposto. Sia musicalmente (è impossibile non ricordarsi i This Heat e gli Einsturzende mentre li si ascolta), ma soprattutto nel modo di porsi. Sempre autoironici e pronti allo sberleffo. Come si diceva una volta: punk rock.
Ed a sorpresa ti piazzano lì una canzone come Dio comanda, che se non è "la canzone dell'anno" poco ci manca: The Other Side of Mt. Heart Attack.

My Latest Novel
Wolves



L'avevo detto lo scorso anno, a gennaio.
Lo ridico oggi: questo è un grande disco, e con il passare dei mesi è triste ammettere che si tratta di un grande disco "che non si è ricordato nessuno".
Ed un po' lo temevo anche io: dopo averlo a lungo ascoltato nei primi mesi nel 2006 credevo sarebbe rimasto a lungo a fare la muffa sugli scaffali.
Invece, e con il senno di poi, "Wolves" rimane un'ottima opera prima.
Con una qualità media delle canzoni molto elevata ed una varietà di suoni e stili (ripeto: i My Latest Novel sono capaci di suonare come i Mogwai alle prese con un pezzo dei Belle & Sebastian) da fare invidia a chiunque.
Rimarranno un segreto? Poco male.

Mojave 3
Puzzles Like You


Ammetto di avere un problema.
Io non la capisco tutta questa fissazione odierna verso l'indie pop.
Cioè: il genere mi piace, lo ascolto, ma trovo assurdo il fatto che si perda la testa continuamente per chiunque si metta a suonare robe di un ventennio fa, nel modo più scrappy e "a caso" che esista.
Poi succede che arrivano dei vecchietti come questi e dopo anni di silenzio ti tirano fuori un disco a cui è difficile restare indifferenti.
Un disco da ascoltare a tutto volume e ballare battendo le mani a tempo.
Un disco di indie pop, roba fuori moda, ma fatta bene.
Potevano starci anche i Television Personalities.

Tv On The Radio
Return to Cookie Mountain


In qualche modo, il disco dell'anno. Quello che più di tutti rappresenta il 2006 appena finito, quello più scontato da avere in una playlist o da non avere.
Bisogna solo fare i conti con il proprio snobismo.
Il secondo dei Tv On the Radio riparte dai difetti dell'album precedente.
La "troppa carne al fuoco" che il gruppo newyorkese cerca di mettere in ogni cosa (nei suoni, negli arrangiamenti, nelle linee vocali) è finalmente supportata in modo adeguato anche dalle canzoni, quasi sempre all'altezza.
Come "Wolf Like Me" un treno velocissimo che colpisce per il suo arrangiamento su disco, ed affonda dal vivo quando viene eseguita praticamente come un brano garage, tirato e minimale.
Il loro terzo album sarà il capolavoro che da anni sfiorano e cercano.
Io ci gioco la casa.

Built To Spill

You In Reverse


"Che cazzo ci fanno i Built to Spill in quasi tutte le classifiche di fine anno?
Ma come, non erano finiti? E poi, a chi possono interessare con quelle chitarre così fuori tempo massimo, le canzoni da otto minuti, gli assoli?
Ti rendi conto? Questi fanno pure gli assoli!
Meglio gli Arctic Monkeys, il new rave inglese, l'hip hop metafisico, il liscio pure!"
Alla faccia vostra e della major che ancora non ha deciso se farli uscire in Italia: "Ladies and gentleman, welcome to violence". E sticazzi se nella versione "vera" non c'è, sticazzi se sono dovuto arrivare in Spagna per provare l'emozione di entrare in un negozio di dischi e tirarlo su da uno scaffale... "You in Reverse" è il disco migliore dei Built to Spill.
E non è poco. Un capolavoro.

[10-6] , [11-15], [16 - 20], [21 - 25], [26-30].

"Potrebbe piovere"

Disco che ci doveva stare ed invece non c'è: Joanna Newsom - "Ys"
E c'è un motivo. "Ys" è un bellissimo disco, di quelli che non se ne fanno più, ha la struttura e la grandeur del "classico destinato a durare", ma ha un problema.
E' un disco pieno di aculei, che prende la forma canzone e la modella sulla voce di Joanna e sugli arrangiamenti di Van Dyke Parks. Il problema è che spesso la canzone si perde un po' per strada, diventa un'altra cosa: ma è inutile girarci intorno, in un disco del genere le canzoni contano almeno quanto le idee. La durata dei pezzi (ed il fatto che ovviamente non si tratta di "pezzi facili") ostacola, purtroppo, l'innamoramento. Ma tanto lo so: fra un mese ci andrò in fissa e non ascolterò altro. Con i dischi del genere capita sempre così.

Disco outsider: ce ne sono tanti. Quello dei +/-, il sottovalutato Ben Kweller, ma niente mi ha colpito come "Are we not horses?" dei Rock Plaza Central.
Folk malato e dissonante. Da seguire.

Disco "stasera voglio fare una festa con la ragazza mia": senza se e senza ma... l'album di Gnarls Barkley.

Disco di quelli che in classifica non entrano mai nonostante sono belli: i Tunng, sempre loro. Come l'anno scorso. Al mare con la folktronica.

Disco che non ho ancora ascoltato con attenzione ma se lo avessi fatto sarebbe finito in classifica: Devastations - "Coal".

Disco che se quello prima mi era piaciuto un sacco, questo no ed è un problema mio perché è uguale a quello prima:
Micah P Hinson and the Opera Circuit.

Disco "formidabili quegli anni":
Lemonheads - "Lemonheads".

Disco che se non lo facevano era meglio:
Belle and Sebastian - "The Life Pursuit", Yeah Yeah Yeahs - "Show Your Bones".

Disco "ma che, 'sta merda è uscita nel 2006?":
The Strokes - "First Impressions on Earth".

Dischi di gruppi che di solito mi piacciono e che invece... mah: Calexico - "Garden Ruin" (ma l'ultima canzone da sola vale il disco), Black Heart Procession - "The Spell".

Dischi di grandi vecchi che comunque vada sono meglio dei grandi giovani: Johnny Cash - "American V", Frank Black - "Fastman/Raiderman" (Frank Black non è vecchio, ma fa dischi da vecchio), Tom Waits - "Orphans: Brawlers, Bawlers and Bastards", Neil Young - "Living With War", Bruce Springsteen - "We Shall Overcome - The Pete Seeeger Sessions" (avevo dimenticato di includere Bruce e Nello, in qualche modo il 2006 è stato anche loro).

Canzone della domenica mattina: Mosquitos - Bird Singing.

Canzone per saltare e fare "yeah yeah!": Yeah Yeah Yeahs - Cheated Hearts.

Canzone per giocare a fare il negro nel ghetto negli anni '30: Outkast - Idlewild Blue (Don'tchu Worry 'Bout Me).

Canzone "sono un coatto e ciò è bello anche se la gente normale
pensa il contrario": Justin Timberlake - My Love; Nelly Furtado - Maneater.

Concerto dell'anno in cui ho visto due volte dal vivo i Flaming Lips: devo proprio specificarlo?


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