La mia memoria vive di scherzi strani.
Sono capace di dimenticare le cose più banali. In una giornata, di media, riesco perdere il cellulare, scordare il portafoglio, lasciare i rubinetti dell'acqua aperta. Tre volte. Minimo.
Tutte abilità che mi rendono una sorta di supereroe della distrazione.
Volete sapere il mio superpotere?
Dimenticare le chiavi di casa DENTRO CASA, solo quando l'unico altro possessore del mazzo è appena partito per una vacanza a Timbuctu.
Il bello è che riesco ad esercitarlo senza vestire alcun costume, calzamaglia, mantello e maglietta della salute. E' un potere innato da cui derivano grandi responsabilità.
Come guardarsi spesso allo specchio solo per il gusto di darsi del coglione.
Nonostante questo riesco a ricordare ogni data importante, ma anche banale, della mia vita.
Mi basta pensare ad un evento e la mia testa diventa una specie di muro dove proiettare le diapositive. E vado oltre. Riesco a ricostruire l'umore che avevo, mi concentro su dettagli inutili ed improvvisamente mi trovo quasi a rivivere il passato.
Erano quasi le 21 del 31 dicembre 2003.
Ero nell'atrio dell'
Alpheus e parlavo con
Giulia. Ci conoscevamo da dieci minuti e quella sarebbe potuta essere la prima e l'ultima volta.
Mi ricordo che mi squilla il telefono. Era Andrea. Ed era la più classica delle telefonate di auguri.
Alla fine, dopo la sfilza dei "che fai?", "con chi sei?", "dove sei?", mi piazza la bomba.
"
LosingToday si fa. Vediamoci appena puoi."
Ecco. Per me il Capodanno del 2004 è stato quel preciso momento là, non la mezzanotte, i brindisi, i baci. E come in un film hollywoodiano di quelli intrisi di buoni sentimenti e dal finale scontato, il caso volle che lì, all'Alpheus, mentre parlavo al telefono, le persone che mi erano intorno erano le stesse che di lì a poco sarebbero diventati "i collaboratori di
LosingToday".
Chiara,
Enzo,
La Laura,
Fabrizio,
Massi. Erano tutti lì. Quel Capodanno era il
Capodanno dei blogger. Il primo, unico, riuscitissimo ed irripetibile esperimento.
Il Capodanno in cui mettemmo dischi per la gente più assurda che mi sia mai capitato di vedere.
La famosa notte in cui un tipo con un pitone al collo prese il centro della pista mentre
Inkiostro passava i Chemical Brothers.Da quel momento in poi i primi mesi del 2004 diventarono una corsa contro il tempo.
Ricordo con entusiasmo la prima riunione di LT. Il 3 gennaio. Io, Andrea,
NME, Uncut, Il Mucchio Extra ed un foglio di carta. Eravamo in un bar e bevevamo una tazza di tè.
Disegnavamo quello che sarebbe diventato il nostro giornale.
E poi, ancora, i viaggi in giro per l'Italia per radunare i collaboratori. Io che per festeggiare, ad una festa, quell
a stessa sera, mi attacco ad una bottiglia di whisky. La barista del
Bronson, finita a Roma a causa di amici di amici di amici, che quando mi vede ancora mi chiama "
Johnny Walker". I viaggi su e giù per l'Italia, per radunare collaboratori. Proserpio che si presenta dai
!!! con tre punti esclamativi di polistirolo. I
Blonde Redhead che si fanno consigliare dischi, i ragazzi della
Homesleep che puliscono l'ufficio per fare le foto. E tutto quello che è venuto dopo. Alla portata di tutti. Stampato su carta. Conservatelo. Non tornerà più.
Ovviamente non dimentico neanche il momento in cui ho scoperto che quella cosa lì sarebbe finita. Ero a Barcellona. Al Primavera Sound. Giugno 2006. Suonava un gruppo di rock classico americano. Non li stavo sentendo veramente. Ingannavo il tempo prima di buttarmi in qualcosa di diverso.
C'è voluto un attimo. Tac. Quello che era iniziato via telefono è finito via sms.
"Il numero di giugno non esce".
Il ritorno a casa è stata una corsa contro il tempo. Un altro numero fatto, finito e pronto da stampare bloccato proprio prima di uscire. Ho ancora il pdf sul computer. Quasi quasi lo pubblico. Le due copertine mai uscite di
LosingToday. Non credo di averle mai raccontate a nessuno.
Organ e
Yo La Tengo. Questi ultimi in esclusiva ed in anteprima.
Sono andato a pranzo con loro a Roma, in un ristorante in cui la sera prima c'era stato
Ligabue. Al sentire il nome della band i proprietari del posto avevano gridato: "Pure noi lo teniamo!".
Poi si sono voluti fare la foto. L'hanno messa tra quella di
Bobby Solo e quella di
Vincent Gallo.
Hollywood actor. C'era scritto così sotto, l'unico ad avere bisogno di una didascalia.
Il servizio fotografico di copertina era stato fatto in cucina. Gli
Yo La Tengo vestiti da chef.
Erano bellissimi.
La cosa che più mi ha fatto male della fine di quell'avventura, non è stata la morte di una rivista nel suo momento di maggiore crescita, ma l'impossibilità di poterne parlare apertamente.
Il veto assoluto di scrivere da qualche parte che LT stava andando via.
Quella rivista non meritava una morte silenziosa. Me ne rendevo conto prima e me ne rendo conto ancora di più ora che ancora mi succede di venire fermato da gente che la rimpiange. Abbonati che ancora aspettano le copie. Band che l'apprezzavano.
Adesso so che avevamo lasciato un segno. Anche se ufficialmente è stato fatto tutto il possibile per dimenticarcene.
Gli ultimi due anni li ho passati così, a scrivere per campare e cercando di mettere da parte il dolore ed il colpo subiti con il naufragio.
Ho vivacchiato, inseguendo il momento in cui avrei finalmente avuto il coraggio di tirare fuori la testa ed espormi di nuovo.
Quel momento è arrivato. Adesso.
Si chiama
42 ed è un'etichetta discografica di musica indipendente.
E' un salto nel vuoto. Un gesto folle e avventato, ma è quello di cui avevo bisogno.
E' la cosa che mi ha riportato indietro ai primi giorni del 2004.
Con la stessa paura e la stessa voglia di rischiare e spaccare tutto.
Non so come andrà, ma so che ci voleva. Per me prima di tutto. Poi spero anche per gli altri.
Ci sarà modo di riparlarne. Con più calma e meno epica.
Ma avevo bisogno di farlo qui. Prima di tutto.