Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



giovedì, ottobre 23, 2008

26/11


Solo un teaser.

mercoledì, ottobre 22, 2008

Elaborare i lutti/ancora.

venerdì, ottobre 10, 2008

Prigioniero del tempo (My Drug Buddy)

Un post nato e postato su Stereogram, ma dopo averlo finito mi sono reso conto che non poteva non apparire anche qui.


Eravamo troppo piccoli per un sacco di cose.
Sicuramente troppo piccoli per drogarci, anche se intorno a noi c'era già qualcuno che lo faceva.
Se mi ricordo bene eravamo ancora troppo piccoli anche per farci le seghe, e di procurarsi un porno neanche a parlarne.
Ricordo ancora quel pomeriggio in cui mia nonna ci beccò davanti al televisore con la videocassetta di "Dirty Dancing" e venne fuori un casino.
C'era scritto "Balli proibiti" e per lei questo voleva dire "Film in cui si vedono organi genitali entrare in altri organi genitali".
Ovviamente non perse tempo a documentarsi e qualche ora dopo eravamo alle prese con i nostri genitori.
Vallo a spiegare, che quel film di lì a poco sarebbe diventato un classico delle domeniche pomeriggio in famiglia. Mica della mia e della tua. Di tutti.
Nel frattempo, continuavamo a mandare avanti e dietro la video cassetta del live di Madonna dove un ballerino, ad un certo punto, simulava un cunnilingus. Succedeva durante Like a Virgin. Su un letto a forma di cuore. Il solo frammento di quel concerto che ancora ricordo.

L'unica cosa che ci faceva sentire grandi era la musica. E all'epoca la nostra musica era il metal. O comunque qualcosa che a undici anni e qualche mese ci sembrava tale. Io con la chitarra e tu con la batteria. Mi ricordo che ad un certo punto erano entrati in formazione anche un tastierista cresciuto a colpi di liscio ed un cantante pazzo dei Dire Straits.
Poi erano arrivati i Nirvana e "Nevermind", che all'inizio ci facevano schifo e che poi, invece, avrebbero finito per cambiare tutto. E con loro MTV che cominciava a trasmettere attraverso Rete Oro e mandava nelle nostre case video che sembravano partoriti da menti aliene.
E mentre io mi perdevo dietro agli Alice in Chains ed i Pearl Jam, tu stavi scoprendo i Lemonheads.
Poi arrivò una gita a Roma, da soli, senza genitori. La meta era la mostra organizzata da Spielberg per l'uscita prossima ventura di "Jurassic Park", ma si trattava solo di un diversivo. Il vero obiettivo era il Ricordi di Piazza Indipendenza, schivare merda di piccione e ritornare a casa con i dischi che stavamo sognando da mesi.
Ho detto dischi? Volevo dire cassette.
Tutto quello che è successo dopo ho cercato di scordarmelo con il tempo. Un'adolescenza vissuta in fast forward, senza guardarsi dietro e perdendo per strada persone che all'epoca sembravano essere destinate a restarci intorno per tutta la vita.
Eppure continuavamo ad abitare uno di fronte all'altro, e per quanto non avessimo voglia di vederci qualche chiacchiera ogni tanto scappava.
Una volta è successo su un autobus, tornando da scuola. Avevi lo zainetto pieno di nomi di discoteche.
Giravi l'Italia per ballare la progressive. Io a quel nome associavo ancora i dischi di mio padre. Pensa tu.
Però i Lemonheads te li ascoltavi. L'avevo vista, la copertina di "Car Button Cloth" nel tuo zaino. Probabilmente ti avevo detto che faceva schifo. Sai, all'epoca non ero proprio di mentalità aperta, pensare che ti divertivi ad ascoltare quella non-musica mi faceva sentire superiore. Tu ballavi la techno ed eri rimasto ai Lemonheads. Io ero oltre. E pure parecchio indietro.
Ci sono voluti i Chemical Brothers e qualche mese per arrivare dove probabilmente tu eri già.
Ma ora cosa fai?
L'ultima che sapevo di te è che eri diventato un soldato. Uno di quelli seri, che fanno le missioni.
Anzi, forse questa era la penultima cosa, l'ultima in realtà era che avevi mollato e non si sapeva bene cosa ti fossi messo in testa di fare.
Non mi aveva stupito troppo, 'sta cosa del militare.
In un certo senso era scritta nel tuo destino. Mi ricordo ancora quando per non rinnegare la tua estrazione familiare ti professasti anarco-fascista.
Ti prendemmo tutti per il culo, mi sembrava la frase più democristiana possibile.
D'altronde erano gli anni'90 e all'epoca o si era una cosa o si era un'altra. Non esistevano via di mezzo.
Come quella volta che guardando la televisione a casa tua avevamo sentito della morte di Pertini. Con tuo padre che si precipitò in soggiorno con una bottiglia di spumante. Per festeggiare.
Per me Pertini era un mito e quel giorno ti ho veramente odiato, almeno finché non c'è stata una nuova partita da andare ad iniziare nel campetto.
Il bello è che non so che cosa c'entri tutto questo e perché te lo stia scrivendo, ma ieri sera ho rivisto i Lemonheads. Era la terza volta in due anni, e proprio non so perché non mi è venuto di pensarci prima.
Il fatto è che sembrava proprio tutto come quindici anni fa. Con le stesse pose di quindici anni fa e quella strisciante follia da tutto-può-succedere che circonda i concerti di Evan Dando. Follia che sfocia nel disagio, o il contrario
Ed ho pensato che nonostante sia passato un sacco di tempo e che ormai viviamo vite completamente diverse, alla fine capita sempre l'istante in cui ti viene portato il conto e ti ritrovi davanti tutto quello che sei stato e che non sei più.
E mi è venuto in mente di scriverti una lettera. Questa.

mercoledì, ottobre 08, 2008

Giusto per continuare a spammare

mercoledì, ottobre 01, 2008

Walk this way. Il ricomincio.

Anno nuovo, trasmissione nuova.
Dopo aver allietato (e rovinato) i sabati a settimane alterne, ritorna la trasmissione più logorroica dell’etere e lo fa in una nuova collocazione.
Tutti i mercoledì (ma tutti). Dopo la Champion’s League e prima di dormire (23 - 01).
La radio è sempre la stessa. La frequenza anche (88.9 a Roma).
Lo streaming dovrebbe funzionare (incrociamo le dita).
Insomma: dura un’ora di meno, ma non pederà neanche un grado nella “scala delle cazzate”. Promesso.

Anche questa volta sono previste rubriche. Alcune fisse, altre random.

Ne annunciamo un po’:


  1. Lo spettatore esigente (Il cinema raccontato da Francesco Chignola).

  2. Paolo Valenti è sempre stato un dilettante (Il calcio visto da un critico musicale alto quasi due metri: Damir Ivic).

  3. Chi lo dice lo è (Il “battitore libero” Marco Caizzi racconta l’arte del videogioco).

  4. Poster (Guida ai Sex Symbol dagli anni’80 ad oggi. Con Giulia Blasi)

  5. Solo Metal (o Corna Metal. Francesco Farabegoli continua la sua missione di sdoganamento del metal in ambito indie. Ma anche no).

  6. Stalking Valido (Matteo Zuffolini, il nostro uomo dove si guida a sinistra)

E poi:

Let me se your Popozao (la musica dei tamarri secondo noi)

Questa la scrivevo anche io (recensioni musicali improbabili)

Ed altre rubriche (ed ospiti) in via di definizione (sì, ci sarà ancora Alessandro Raina. No, non sappiamo ancora di cosa parlerà).

Insomma: come al solito mancano poche ore all’inizio della trasmissione e non sappiamo che pesci pigliare.

Da questa sera alle 23.

Siateci.


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