I care because anche tu
Aphex Twin @ Traffic Torino Free Festival
"Ma tu immagini mai che tipo di persona sarai, da vecchio?"
"Beh... io sono già vecchio. Un giovane vecchio, diciamo così."
"No, guarda che dicevo sul serio. Io non riesco ad immaginarmi da anziana, non riesco proprio.
Ammetto che mi fa un po' paura. Ma parecchia!"
"Ma no, non c'è da avere paura. Uno da vecchio diventa come deve diventare. La vita è un percorso che si costruisce piano piano. Se hai letto libri per tutta la vita, coltivato i tuoi interessi, ragionato con coerenza, difficilmente potrai trasformarti in quel tipo di persona che passa le giornate con le braccia dietro la schiena ad osservare i lavori in corso, quando va bene.
E gli incidenti... quando va male. Non posso pensare che tutto quello che hai costruito possa venir cancellato in un solo attimo da un morbo pescato a caso dal mazzo dei morbi. Sarebbe avvilente. Per cui sono ottimista e vivo la mia vita. A come sarò a settant'anni ci penserò a settant'anni. Oppure a sessantacinque.
Ma non ora."
"OK, ti capisco... ma...vedi: il fatto è che più guardo certe persone e più capisco che forse non diventeranno mai anziani, perché la mia percezione di loro rifiuta questa immagine.
Kurt Cobain non poteva invecchiare, non sarebbe stato credibile. Ce lo vedi ad agitarsi sul palco conciato come Paul McCartney adesso? Proprio no... ed infatti.
Lo stesso vale per Sid Vicious, Ian Curtis, Nick Drake, Jeff e Tim Buckley.
Tutta gente che non poteva permettersi di invecchiare."
"Beh, se citi solo morti non vale. E' troppo facile non immaginarsi l'età senile di chi all'età senile non arriverà mai. E' come dire che se cucissero il tricolore sulle magliette dell'Inter, sembrerebbe un pugno nell'occhio. E grazie al cazzo, dico io."
"Mmm... allora ti dico uno che non è morto, ma che sopra i sessanta non riesco proprio a percepirlo."
"Spara!"
"Aphex Twin. Tu ce lo vedi Aphex Twin vecchio?"
Ecco, io non ho risposto. Ma ce lo vedo.
Eccome.
M'immagino una casa di riposo. In Cornovaglia.
Una di quelle case di riposo classiche, tipo quelle dei film.
M'immagino pareti coperte di carta color pastello ed infermiere quarantenni che si aggirano trafelate tra pazienti da cambiare e medicine da far assumere.
Ne immagino una in particolare.
Ha i capelli biondi, raccolti in una pettinatura da sciura degli anni sessanta. E' in sovrappeso, anzi è proprio grassa. E disperata.
Fa questo lavoro da trent'anni, ha iniziato giovanissima come volontaria. Da allora, mai un problema con un paziente che fosse uno. Era ed è sempre stata la numero uno. L'infermiera del giorno, del mese e dell'anno.
Prima.
Perché poi è arrivato lui: il signor James.
Un signore magro, non troppo alto e senza un capello in testa.
Non è più lucido, la leggenda dice che da giovane abbia esagerato un po' con le droghe.
Secondo alcuni non lo è mai stato lucido. Neanche per un secondo.
L'infermiera bussa alla porta. Forte:
"Signor James, apra! Che cosa sta facendo chiuso lì dentro, e che cos'è questo rumore?
Apra.
Altrimenti chiamo il custode e dico di sfondarle la porta... signor James??!!"
Il signor James non risponde.
Come potrebbe.
Il signor James è impegnato da ore con un gingillo che l'ha tenuto in scacco per settimane.
Un paralume. Un normale e banalissimo paralume.
Il signor James lo fissava da giorni.
Poi l'ha preso e si è chiuso in camera.
L'ha smontato in mille pezzi. Dice che tutti gli oggetti hanno un suono.
Anche quelli meno animati.
Persino gli armadi hanno un suono.
Figuriamoci i paralumi.
Il problema è che il suono fa come gli pare, non è mica facile da trovare.
Il suono scappa, si nasconde, si traveste da brusio e anche da frastuono.
Il suono finge di non suonare e suona per fingere. Si ferma quando dovrebbe partire e parte quando meno te l'aspetti. Il suono.
L'infermiera incomincia ad arrabbiarsi. Batte i pugni ancora più forte.
Sta rincominciando a gridare, quando si rende conto della puzza di bruciato che arriva dalla stanza.
Ha un brutto presentimento, e senza pensarci troppo prende la rincorsa e... bum!
Sbatte contro la porta.
Si fa male, malissimo. Ma non si arrende.
Riparte, torna in dietro, carica di nuovo e...
Ce l'ha fatta!
La porta si apre.
Dentro c'è il signor James.
Sul pavimento, un cimitero di cacciaviti, fili e circuiti elettrici.
Le pareti sono piene di foto del signor James da giovane. O meglio: della faccia del signor James.
E' dappertutto: attaccata al corpo di una donna nuda e a quello del presidente. Ad un cavallo e ad un alieno.
Ovunque: figure diverse, ma con lo stesso volto. Quello del signor James. Giovanile ed inquietante.
Più la seconda della prima.
La tenda è in fiamme. Fra poco sarà così anche il resto della stanza. L'infermiera non ci pensa due volte. Prende l'estintore e spegne tutto.
"Signor James, questa è l'ultima cosa che combina. Basta. La faccio sbattere fuori. Lei ha bisogno di uno ospedale psichiatrico e non di una casa di riposo. Mi creda!"
Il signor James la guarda.
"Poveretta".
Pensa.
"Lei non sa chi sono io. Io non sono un pazzo, sono un genio. E poco importa che per me le due cose debbano coincidere.
Io sono quello che si è inventato un mondo e siccome non gli piaceva, se ne è inventato un altro.
Io sono quello che nel 2005 ha radunato più di 15.000 persone. In Italia. In un parco.
Quindicimila capito. Mica bruscolini.
Ed erano lì tutti per me e negli occhi avevano la meraviglia. Meraviglia vera. Mica un modo di dire. Erano lì per me. Tutti.
Ballavano per me e battevano le mani. Per me.
Si facevano prendere per il culo. E lo sapevano.
Ma lo facevano per me ed io facevo tutto per loro.
Le ballerine con la mia faccia, i Depeche Mode ed i Prodigy frullati in trenta secondi trenta, i visual che ha raccontarli per bene ci si mette un'ora, Tiziano Ferro, Avril Lavigne e Alizee a fare da contraltare ad un pezzo gabber che forse era pure peggio, ma tant'è.
Tutto per loro."
Il signor James vorrebbe gridare. Ma non dice nulla.
E' l'ora della medicina.
E lui lo sa.
4 Comments:
cazzu che post!!!
15000? a occhio non mi sembravano cosi' tanti
pensa che l'ufficio stampa ha sparato 20000
numero 10!numero10!
k.
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