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Weeds



martedì, febbraio 28, 2006

Drum's Not Dead

Ci sono momenti in cui sai che le canzoni ti servono.
Ci sono momenti in cui sai che le canzoni oltre a servirti, ti fanno proprio stare bene.
Gli stessi momenti in cui ti accorgi che stai scrivendo in seconda persona, cosa che fai spesso, che ti piace, che sembra quasi che tu stia parlando di un altro e invece parli di te.
Momenti in cui se stai parlando di te è giusto che tu lo faccia in prima.
Guardandoti in faccia. Perché sì.

Allora, IO ho bisogno delle canzoni.
Spesso e volentieri.
Perché non ho altro, o magari ce l'ho ma non lo vedo. Perché ho bisogno di non pensare, di farmi distrarre, di essere spiazzato, di spiazzarmi.
Non c'è niente di meglio dell iPod che mi piazza a tradimento un brano che n0n pensavo neanche di avere. Niente di meglio di un'innocua canzoncina italiana, per scordarsi in un attimo le tribolazioni come neanche James Murphy, e poi 'sti cazzi se subito dopo lo strano dispositivo da cui ascolto musica sceglie di tramortirmi con l'opera omnia di David Berman, Will Oldham e qualsiasi altro tristone del mio corazon.

Succede però che certe volte le canzoni non bastino, che l'estrema sintesi di quei tre minuti/quattro siano sì un ottimo diversivo, ma non riescano a rappresentare quello che frulla nella testa. O nel cuore. O nello stomaco.
Fate voi, tanto alla fine sono la stessa cosa. In ognuno dei tre c'è un po' dell'altro.
O almeno del loro significato metaforico, che pensare ad un'arteria imbevuta di pancreas non è proprio una di quelle cose per cui vale la pena sprecare una sinapsi, mettere in moto un neurone. Quelle cose lì.

Quello che volevo dire è che volevo fare un post che parlasse di un disco.
Un disco strano. Quello di Kieran Hebden e Steve Reid.
Che poi sarebbero Four Tet e il batterista di Miles Davis, Fela Kuti e tantissimi altri.
Four Tet e IL BATTERISTA.
Un disco registrato live ed in un solo giorno, il quattro aprile scorso, all'Exchange Studio di Londra.
Un disco che si chiama "The Exchange Session Vol 1". Perché la fantasia è importante, ma chiamare le cose con il loro nome certe volte lo è di più.
Robe di pane che va con il pane e di vino che va con il vino.
Robe di improvvisazioni.
Batteria, percussioni e rumori elettronici che si mischiano, si fondono, perdono corpo e diventano flusso. Confusione.
Anzi: con-fusione.
Jazz ed elettronica, free jazz e freetronica. Tutto e niente.
Solo tre tracce (una di sei minuti, le altre di un quarto d'ora). Tre tracce in cui succede la qualunque senza che in realtà non accada nulla. Solo suoni e rumori che fanno capolino e poi spariscono. Si trasformano e ritornano altro.

Volevo fare un post che parlasse di questo disco. Un post con un inizio e una fine. Ed un centro in cui ad un certo punto sicuramente avrei citato i Can. Anzi: i Can, i Can, i Can.
Come The Sonics, The Sonics, The Sonics.
Volevo farlo, poi questa mattina mi sono ritrovato davanti ad un portone ad aspettare una bara.
In mezzo a della gente.
In questa bara c'era un piccolo pezzo di famiglia, uno non troppo diretto ma neanche troppo lontano.
Il resto della famiglia era sparso nel cortile. Qualcuno si parlava, qualcuno si evitava.
Io evitavo e venivo evitato.
Ma gli sguardi li sentivo. Come sentivo le ginocchia che calavano e lo stomaco che si chiudeva.
Sentivo un malessere del cazzo farsi spazio e venirmi a prendere.
Sentivo il cuore che diventava una batteria su cui entravano delle percussioni e del rumore.
Sentivo un sacco di rumore. Ma tanto. Ed ho capito che certe volte ho bisogno delle canzoni,
ma solo certi dischi, dischi tipo quello di Four Tet e Steve Reid, sono in grado di rappresentare alla perfezione quello che sto provando.
O quello che provo quando non capisco cosa provo.

Volevo fare un post su un disco ed ho fatto un post un po'st patetico.
Dovevo dirlo all'inizio.
Come la regola delle scorregge in pubblico:
"Sempre meglio dichiararle prima."


5 Comments:

Blogger colas said...

prego, ma lo spam mi sta sul cazzo

4:47 PM  
Anonymous Anonimo said...

http://www.google.it/search?hl=it&q=%22ci+sono+momenti+in+cui%22&btnG=Cerca+con+Google&meta=

7:25 PM  
Blogger colas said...

embè?

9:21 PM  
Anonymous Anonimo said...

adoro rounds. è stata la colonna sonora di una delle mie più belle "stagioni". adoro four tet. l'ho visto 2 volte dal vivo e mi ha abbastanza deluso entrambe le volte. Anche everything ecstatic non mi piace granchè. Ma ho tutto, anche i singoli, il live e i 2 dvd. Sono sicuro che anche quest'ultima cosa non mi piace. Eppure adoro four tet. Chissà se qcn mi capisce...

1:36 AM  
Blogger colas said...

Everything non era piaciuto molto neanche a me.
E gli ultimi live che ho visto mi hanno lasciato un po' così (ad urbino pioveva, ma mi sembrava buono. Anche se con il senno di poi ammetto che everything ecstatic
qualcosa di buono ce l'ha. Più che altro i riferimenti krauti.
Questo disco secondo me è piuttosto riuscito. E' ostico, difficile e poco "four tet", ma sembra un disco d'improvvisazioni registrato nei 70...

10:17 AM  

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