Io se fossi Vessicchio
Anch'io (da pronunciarsi con spiccata cadenza inglese, come Madonna a Torino negli anni '80).
I miei personali two cents su quello che dopo cinquantasei anni ancora viene sottotitolato come "Festival della canzone italiana".
L'idea era questa: raccontare la mia breve ma segnante esperienza sanremese.
Quella da invitato radiofonico nella seconda era Fazio alle prese con la collateralità spiccia di sosia pavarottiani, Solangi, Leoni di Lernia, Mini Reitani e la centralità di cantanti di varia natura (grazie a Dio era l'anno di Gazzè/ Bersani/Subsonica/Avion Travel/Tiromancino/Carmen Consoli/Moltheni).
Quella di una settimana a spasso per la musica venduta un tanto al chilo, presa, tagliata e sbattuta sul banco della macelleria metaforica chiamata discografia italiana.
Una settimana tra gente che faceva a botte (letteralmente) per ottenere un'intervista, e presunti fotografi free lance che spendevano le notti al freddo a dormire sulle panchine davanti agli alberghi.
Un salto all'indietro dentro al trash profondo e senza uscita che si nasconde dietro una coltre di glamour spiccio.
Volevo farlo, ma ho cambiato idea.
Ieri sera ho visto gli Ameba 4 ("Meno male che ci siamo persi l'uno, il due e tre", Gialappa's Band), sorta di Radiohead all'acqua di rose che nel mondo reale verrebero immediatamente ignorati e che nel calderone sanremese finiscono quasi di fare la figura degli sperimentatori.
Nel comunicato stampa che la loro casa discografica si diverte a diffondere in giro, dicono più o meno letteralmente di aver scoperto uno strumento dimenticato e di averlo rilanciato.
Bene, quello strumento è il theremin. Roba che ce lo avevano sul palco pure gli Skunk Anansie commercialoni del freddo post orgasmico. Roba che secondo me oltre a non essere stato mai dimenticato è pure piuttosto di moda. Ma tant'è, Sanremo è un mondo tutto suo che non tiene affatto conto della realtà delle cose.
Tutto ciò per dirvi che secondo me il Festival di Sanremo lo devono vincere i Non Voglio Che Clara. Il loro nuovo album esce poche settimane dopo la fine della kermesse ( ora mi manca solo da scrivere: "Splendida cornice"), non ha un nome. O meglio, ce l'ha anche non avendolo. Ed è un disco stupefacente che sa di anni sessanta e cantautorato che fa spallucce alla poesia, senza concedere nulla di nulla alla retorica parolaia classica da canzone all'italiana. Disarmante come un Tenco senza la pistola, ma con la stessa capacità di lasciarti senza fiato. "Perchè in ogni bugia c'è sempre un po' di morte, in fondo c'è tutto quello che vorrei lasciare in disparte".
Non lo dico io, ma Cary Grant.
La canzone più bella del festival.
Ecchisenestrafrega se non partecipa.
11 Comments:
Disco S T R E P I T O S O. Arriverà a diventare un classico della musica italiana. Magnifico.
la mia divinità di questo sanremo è certo Tiziano Orecchio.
Gli ameba 4 avevano quell'aria spersa come si gli fosse caduta la saponetta, e non la trovassero più.
Forse l'ha raccolta shakira. o peggio: John Cena.
brano m a e s t o s o
grandi clara. non avevo dubbi
Pezzo *immenso* sul serio. Sbalorditivo. Dei NCC credo avessimo parlato già. A me non dispiacevano, ma mi faceva quasi rabbia che nelle cose precedenti non 'affondassero' mai il colpo. Sentivi lo stile e il talento ma mancava qualcosa. A giudicare da "Cary Grant", non manca più. Anzi. Volo a procurarmi il disco.
grazie dell'inatteso regalo.
[graham in fibrillazione]
(regalo che non riesco a scaricare per il momento...ma riprovero' piu' tardi..ah se riprovero'..) ;)
[graham orfano tecnologico]
sicuro? clicca su free , poi aspetta il countdown ed inserisci il codice. a me funziona
_ubriaco rifiuto tuttavia condizione giovanile obbligatoria_
bè, Hotel Tivoli non mi era affatto dispiaciuto...
ho i brividi
che spettacolo
grazie per l'anteprima
Non fanno per me. Sorry.
che mattonata sui coglioni
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