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Weeds



giovedì, marzo 23, 2006

What we talk about when we talk about music (my united states of whatever)

Tapes'n Tapes-The Loon

E' difficile parlare di un disco su un blog senza pensare che a qualcuno risulterà che ne stai scrivendo solo perché prima di te lo ha fatto Pitchfork, qualche mblog americano, forse quelli della mala e forse la pubblicità.

E' ormai parere diffuso che tutta o quasi la musica che gira intorno al mondo blog stia lì solo perché qualcuno ha deciso per primo che quello sarebbe stato il trend dominante del momento, il nome da spendere per risultare "avanti" e che irrimediabilmente finisce per fare il giro e risultare indietro che più indietro non si può.
Come se l'importante fosse vincere e non partecipare.
Come se a contare non fosse l'opinione in sé, ma solo il fatto di esprimerla.

Per cui è con mille remore che mi appresto a scrivere di un disco di cui hanno già parlato tutti, ma tutti tutti tutti (e qualcuno addirittura in modo eccezionale).
Un disco che da mesi- è del duemilacinque- dorme sul mio scaffale, quello degli album arrivati dall'America che finiscono a prendere polvere in attesa che i management si sveglino e rispondano alle mille mail che sorvono per pubblicare una canzone in una compilation. Magari quella del giornaletto.

I Tapes'n Tapes vengono da Minneapolis, sono in tre e dicono di chiamarsi Tapes, 'n e Tapes, anche se nelle foto della press-sheet appaiono in quattro ed è chiaro come l'acqua del lago Michigan che si divertono come matti a prenderci per il culo mentre cerchiamo di capire quale nuova diavoleria dovremmo inventarci per etichettarli.
The Loon”, il loro primo disco “ufficiale” (prima c'era stato solo un ep autoprodotto), suona vecchio come la porta che scricchiola di una casa malandata, dà l'idea di essere stato registrato con mezzi di fortuna, e nel tempo in cui un gruppo normale riesce a malapena ad accordare gli strumenti, eppure, come direbbe Galileo, “si muove”.
E fa muovere anche chi lo ascolta. Anzi, fa proprio saltare sulla sedia, come solo le cose veramente buone sono in grado di fare. Nelle canzoni di “The Loon” vivono spettri di Bright Eyes e Arcade Fire, coretti e storture che fanno tanto Pavement come solo i Pavement facevano loro stessi, e quel pop misto inquietudine che hanno inventato i Pixies e che in duemila hanno cercato di riprendere.
Il tutto filtrato attraverso una sensibilità da gruppo indie degli anni che corrono (leggi anche furbizia) che potrebbe catapultarli nelle stelle, come nelle stalle, senza spostarli minimamente di una virgola.
E la cosa sorprendente, dopo tutta questa miriade di nomi, è che i Tapes'n Tapes sono o r i g i n a l i.
Proprio così, scritto con uno spazio tra una lettera e l'altra.
E' presto per dire se rimarranno, oppure se il destino ha previsto per loro un futuro da spendere facendo a cazzotti nell'armadio delle next big thing finite ancora prima di diventare next, figuriamoci big thing, ma viene spontaneo esternare entusiasmo (quella cosa lì che va di pari passo con la passione) e scommettere i miei personali due centesimi- quelli che servono per comprare l'album sul sito della band- sul loro talento.
Per il resto, chi vivrà vedrà. L'importante, adesso, è cercare di reperire in ogni modo (legale o illegale, fate voi) il disco in questione e provare ad inserirlo almeno una volta nel lettore.

Il resto sono solo chiacchiere (o pippe).
Come si diceva una volta: quello che conta è la musica.
E qui ce n'è un bel po'.

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