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Weeds



lunedì, ottobre 30, 2006

Tornando a casa (venti giorni fa, su un foglio di carta, verso Springsteen)



La signora seduta di fronte legge Libero.
Titolo: "Il sogno di Bertinotti... diventare come Stalin".
La firma sotto l'articolo è di Farina, lei legge due righe e poi mi guarda.
Altre due righe e ancora un altro sguardo.
"Fammi pensare - penso - forse se mi applico riesco a sembrare un giovane drogato, senza lavoro, senza famiglia, senza casa, picchiatore di bambini, stupratore di vecchiette, serial killer di boy scout. Forse riesco a farla spostare. Forse..."
Mi guarda di nuovo.
"Scusi, può levare i piedi?".
Non ho le gambe allungate, forse vuole veramente che me li smonti, i piedi.
Li vuole usare come fermacarte, tenerli per ricordo, regalarli ai nipotini....
"Signora, scusi, ma porto il quarantasette. Non posso farci niente."
Sbuffa.
Cerca di attaccare discorso:
"Ha sentito il servizio delle Iene? Eh i politici si drogano tutti, ma tanto a voi giovani non frega niente, che tanto non ci pensate alla vecchiaia. Vi rovinate il fisico, state lì, sciatti, buttati, senza fare niente e ve ne fregate di tutti."
Accenno una smorfia. Frugo nella borsa in cerca dell'iPod.
Con il passare del tempo ho sviluppato nei confronti del lettore mp3 lo stesso tipo di rapporto feticista che ho con i dischi. Quello strano meccanismo che ti porta a riempire gli scaffali delle librerie di casa senza neanche badare al contenuto o alla qualità. Per cui finisce che sai benissimo dov'è il demo tal dei tali della band tal dei tali che hai ascoltato una volta sola e ti ha pure fatto schifo, però non trovi il tuo album del cuore e per ricordati dove lo hai messo hai bisogno di tempo. Per cui ogni volta che accendo l'iPod faccio fatica a trovare musica che ho veramente voglia di ascoltare, come se in questi mesi ci avessi ammucchiato dentro roba a caso e non fossero in realtà tutti dischi che ho scelto di portarmi dietro.
Il nuovo disco dei Franklin Delano si chiama "Come Home".
E' stato registrato in America.
Guardo fuori dal finistrino.
L'America nelle orecchie e gli Appennini nello sguardo, come in uno spaghetti western di terz'ordine. Come i Franklin Delano.
Passa un signore, mi lascia un volantino. The mountain is a mountain again.
"
Tra poco, nella carrozza sei, terremo una degustazione di vini, se vuole partecipare può prendere posto."
Prendo posto. Mi spiegano che per tutti i martedì d'ottobre, sugli EuroStar Milano-Roma, si beve gratis. Anzi, si degusta. A dirigere le operazioni c'è un giornalista gastronomico del Messaggero.
Io non l'avevo mai visto un giornalista gastronomico ma, non so perché, l'ho sempre immaginato così: uno che porta gli occhiali e indossa le giacche che andavano di moda negli anni settanta. Quelle con le toppe sui gomiti.
Il vagone si riempie piano piano, c'è l'allegra comitiva di ragazze, il "volevo essere un calciatore, sarò un tronista di Uomini & Donne", l'attempato uomo di affari, il giovane uomo d'affari, due punkabbestia, un gruppetto formato da due uomini e due donne con scritto in faccia il fatto di essere colleghi in trasferta di lavoro.
Lo spettacolo inizia, i camerieri riempiono il primo bicchiere.
E' un bianco. Il giornalista gastronomico parla.
Spiega come funziona la degustazione di un vino, i momenti che la compongono.
I punkabbestia hanno già bevuto.
"Per prima cosa va sentito l'odore. Senza roteare il bicchiere. Prima una narice e poi l'altra. Sentito l'odore di fieno?"
Io sento quello del vino, ma faccio finta di sì...
"Ora potete roteare".
Roteo.
"Riannusate di nuovo, ma non a lungo."
Riannuso. Di nuovo. Ma non a lungo.
"Bevete, un sorso. Poi un altro".
Bevo.
Il secondo bicchiere è un altro bianco. Questo sa di acacia, dice.
E' buono. Il terzo e quarto sono due rossi, uno è un Amarone.
Il giornalista parla, i punkabbestia sono sbronzi, qualcuno risponde al telefono. Il giornalista scuote la testa. Non ha voglia di essere lì, ma deve pur mangiare.
"Lo pagheranno con moneta o con le bottiglie?", mi chiede l'attempato uomo d'affari.
Dico che non lo so, ma non lo invidio.
O forse sì, io non sono mai stato a Slow Food. Anche perché non esiste un luogo chiamato Slow Food. Ci fanno tornare tutti ai nostri posti, barcollo. Il giornalista gastronomico spegne il piccolo amplificatore per la voce.
La signora del sedile di fronte, quella che legge Libero, ha i piedi poggiati dove mi dovrei sedere io. Non si è levata le scarpe. Ha vinto lei. Mi guardo intorno.
Sono a casa.

(Il disco dei Franklin Delano non c'entra niente con questo post, se non per il fatto che lo stavo ascoltando mentre molte di queste cose accadevano ed era ancora lì quando le stavo scrivendo. Non c'entra niente, dicevo, ma è un bel disco. Veramente un bel disco. Americano nel senso più nobile del termine, vero e al tempo stesso molto pop. Sembra fatto apposta per essere ascoltato in viaggio, con le canzoni che scorrono a tempo con i chilometri consumati.
Sul loro myspace si possono ascoltare un po' di canzoni, ma va preso nella sua interezza. Dalla prima all'ultima traccia.)

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

"i punkabbestia hanno già bevuto" ahaahah.
Magari mi offrissero il vino ogni volta che vado a Roma...a quest'ora sarei un alcolizzato !

12:11 AM  
Anonymous Anonimo said...

Dev'essere il nome: il provider, il quotidiano...

(ma non potevi alzarti in piedi e fare alla signora una scenata isterica alla Nanni Moretti, sul fatto che stava leggendo l'articolo pubblicato illegittimamente di un giornalista sospeso dall'ordine?..no, forse meglio fare come i più saggi punkabbestia e berci sopra...)

12:12 AM  
Anonymous Anonimo said...

...E bella la copertina, molto americana anche quella!

10:05 AM  
Blogger colas said...

enver: guarda secondo me questo disco cresce alla distanza ed è superiore. Perché osa di più, si stacca dagli stilemi di genere e prova ad essere pop. In più, suona come un disco di questo genere dovrebbe suonare sempre.
(Poi io amo gli Wilco e in "Come Home" è impossibile non ritrovarli).

Strueia: organizziamo una degustazione sul Frosinone-Roma? Potrebbe essere un'iniziativa del Cartaceo:D

Disorder: eh, ma ha vinto lei!

Danco: non lo dico per cattiveria, ma la copertina è la cosa più brutta del disco (e non è brutta, anche se ricorda molto quella di un disco dei Mosquitos)

10:59 AM  
Anonymous Anonimo said...

Cazz... l'ho pensato subito anche io che mi ricordava ELECTRIC CENTER.

Anche io amo i Wilco, quindi vedo di seguire il tuo consiglio e saggerò...

Mitici i punkabbestia, e grande l'idea dell'iniziativa del Cartaceo: è da fare davvero!

Io avrei messo i piedi contro il sedile della signora, della serie: vediamo chi è più ignorante!

2:07 PM  
Blogger colas said...

Io ci sto.
Frosinon - Roma e ritorno.
In sei, due per vagone, bicchieri di vino e copie del cartaceo.

2:22 PM  

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