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Weeds



lunedì, marzo 19, 2007

Trinacria blues (band on the run vol. 2)



I giorni di tour, i "nostri" giorni di tour, quelli dei MiceCars, iniziano ufficialmente con l'ultima doccia fatta prima di trovarci per caricare gli strumenti sul furgone e finiscono con quella del ritorno. Di solito, la prima cosa che avviene appena mettiamo i piedi nelle nostre rispettive case.
Perché c'è poco da fare: è proprio andando in giro e stando spesso lontano da casa che si comincia ad apprezzare di più la quotidianità. E a comprendere l'unica vera regola di questa società: nessun bagno è come il tuo bagno e niente ti mancherà quanto lui. Neanche la fidanzata.
Di bagni in Sicilia ne abbiamo visti e conosciuti molti, moltissimi, ma non sarà sicuramente di loro che ci ricordermo quando, fra qualche anno, ripenseremo a quei giorni bellissimi e surreali vissuti da quelle parti. Saranno altre le cose, belle, tristi, divertenti, stupide, incomprensibili agli altri e all'apparenza insignificanti, che ci porteremo dentro. "Cose nostre". E basta.

Siamo partiti per la Sicilia di notte. Finito il concerto del Nohaybanda Trio in quel del Circolo degli Artisti. Dopo un pausa sonno di un paio d'ore scarse ci siamo messi seriamente in moto.
E mettersi in moto per la Sicilia, con un furgone (Bolt Thrower, si chiama così) e sette scalmanati in evidente crisi di sonno, vuol dire solo una cosa: rischiare continuamente di morire.
La Salerno-Reggio Calabria si presenta come un enorme set di Giochi senza Frontiere. I cartelli, i birilli, lavori che scompaiono e appaiono in ogni chilometro, i pazzi scatenati per cui il sorpasso a destra rappresenta una missione, non possono essere veri. Deve averceli per forza di cose messi lì qualcuno. Come livelli di un videogame che si fa sempre più difficile.
Eppure i nostri abili guidatori (Lele, Enrico, Matteo e Giovanni) riescono a superare tutte le prove e portarci finalmente a Catania. Nonostante il traffico infernale all'imbocco dei traghetti ed il mio bizzarro tentativo di mozzare la mano di Giovanni con una sportellata.

Catania è una citta bellissima, spettacolare quasi. Affascinante, seppur mal tenuta, come pochissime altre città europee (a me viene in mente Barcellona, ma forse sbaglio).
La Cartiera è un locale piccolo a due passi dalla Piazza del Teatro Massimo.
Per arrivarci commettiamo tante infrazioni quante i motorini senza casco che incrociamo, ma alla fine ce la facciamo. Appena varcata la soglia del locale ci prende un colpo.
Il palco è minuscolo, scarno ed è subito chiaro che dal punto di vista strettamente tecnico non sarà una serata facile. Ma fa niente, ogni timore passa mentre facciamo conoscenza con la gente del posto. Guglielmo, il padrone del locale, Barbagallo e Lorenzo dei Tempestine (il gruppo "spalla") e di tantissime altre band. L'ultimo soprattutto sarà una presenza fondamentale della nostra piccola invasione siciliana. Presentatosi come promoter, svolgerà di fatto qualsiasi tipo di funzione. Da ospite a guida turistica passando per dj e risolutore dei problemi.
Per venire incontro ai limiti tecnici imposti dal locale decidiamo di fare un set ridotto: via Liquid Pets dalla scaletta, synth e campionatore rimangono nelle loro rispettive custodie e alcuni pezzi vengono leggermente riarrangiati.
E' la prima volta che facciamo quasi tutto da soli, dal cablaggio del palco ai volumi, ed il fatto che la serata non sia stata totalmente da buttare via ci inorgoglisce. Il concerto fila via abbastanza bene, ogni tanto le voci spariscono, ma il pubblico presente sembra apprezzare.
Più di qualcuno canta le canzoni e questo, quando succede, è sempre molto emozionante.
Il tempo di smontare e mettere a posto le nostre cose e siamo già tutti inghiottiti da Catania. Mentre gli altri si scannano con la playstation, io e Daniele (dovrei scrivere Little P, ma mi viene da ridere) con Lorenzo, Barbagallo e Totò, il promoter della data di Gela, ci lasciamo attrarre dalla movida catanese. La serata finisce a casa di Lorenzo a bere birre e ascoltare musica (i nuovi pezzi degli Albanopower sono eccezionali). Prima di morire sul materasso e chiudere finalmente una giornata bella ma estenuante.

A separare Catania da Gela ci sono, fortunatamente, solo 150 chilometri. Per cui possiamo prendercela comoda e passare parte della giornata in giro per la città.
Menzione particolare per il negozio Rock 86 e per il vinile di "On the Beach" che mi sono comprato. Applausi a scena aperta, invece, per le pasticcerie, le tavole calde e i bar che abbiamo letteralmente saccheggiato. Arancino is the new drug.
Soprattutto se consumato a Villa Bellini.
Il tempo di salutare Lorenzo e gli altri (con molti di loro l'appuntamento è a Floridia per la terza e ultima data del minitour) e siamo di nuovo in moto.
Chiunque abbia mai viaggiato con un gruppo ristretto di persone (non per forza un gruppo musicale) sa di quei piccoli tormentoni che si creano e diventano il collante delle interazioni on the road.
Bene, ultimamente nel van (yeah!) dei MiceCars risuonano le note di "Ho saputo che hai acciso lu porco", canzone popolare molisana che Giovanni accenna con solerzia, pur ricordandone solo un verso. Quello citato poco sopra.

Se Catania è una bella città, Gela è l'esatto contrario.
Spiace dirlo, ma è la verita. Nonostante tutto, la venue del concerto è qualcosa di mai visto: uno chalet in legno collocato direttamente sulla spiaggia. Praticamente: una rotonda sul ma...reeeeee (da leggere con le pause bongustiane al posto giusto). Anche qui le condizioni tecniche non sono delle migliori, nonostante il palco molto grande e tastiere e campionatore che finalmente tornano ad occupare il centro del palco. Probabilmente della Sicilia ci ricorderemo maggiormente solo due cose: l'enorme difficoltà nel far uscire un suono che sia quantomeno distinguibile e la bellissima umanità con cui siamo venuti a contatto. Persone eccezionali che hanno reso possibili questi concerti e ci hanno aiutato a non farci condizionare dai nostri sbalzi di umore dettati dagli eventi.
In questo senso Totò, Fabio e Andrea sono stati preziosissimi, e se il concerto è andato in porto, nonostante la sfiga che in quel momento si accaniva su di noi e altre situazioni poco piacevoli (ampli che si rompono, chitarre che si trasformano in sitar ed altre cose che non sto qui a dire), è anche merito loro.
Il concerto di Gela va un po' peggio di quello di Catania. L'acustica questa volta è da incubo, ma alla fine, comunque, qualche copia si riesce a venderla. Segno che forse non proprio tutto è andato da schifo.
Un'altra costante delle trasferte MiceCars nel resto del globo è il terribile momento degli Scherzi da prete che accadono ogni qual volta il buon Pier (scrivere Peter T mi fa ridere anche più di Little P) viene colto dal raptus. Per cui: dentifricio nelle scarpe, asciugamani bagnati e altri agguati diventano un pesante spauracchio. Figuriamoci con una spiaggia a disposizione. Il rischio di sabbia nelle mutande è altissimo. Soprattutto se le mutande sono quelle dell'autore degli scherzi, vittima, come nella migliore tradizione, delle sue stesse malsane idee.
Arriviamo a dormire che siamo tutti conciati per le feste. Il letale mix alcool/freddo renderà il risveglio del giorno dopo ancora più drammatico.

Abbiamo molte cose da sistemare, per cui decidiamo di partire per Floridia presto.
Troppo presto. Talmente presto che dobbiamo aspettare diverse ore che qualcuno arrivi al locale per aprirci e farci montare gli strumenti. Colpa nostra. Ci siamo presentati con un anticipo di tre ore.
Il Ramses (questo è il nome del locale) fa un po' paura, visto da fuori. Colpa della statue egiziane presenti davanti all'entrata, tanto minacciose quanto bizzarre. Anche questa volta appena varcata la soglia ci viene il magone. Il palco è piccolissimo. Troppo piccolo per sei persone, tant'è che siamo costretti ad inventarci una formazione alternativa: tre sopra il palco con gli ampli e le tre voci sotto con tutto l'ambaradan del caso. Come in tutte le date sicule, alla fine riusciamo a spuntarla. Anzi: questa volta va tutto come deve andare. Si sente abbastanza bene, il locale è pieno la gente risponde ballando e circondando il palco. Più di qualcuno si è anche fatto il viaggio da Catania per rivedere un concerto già visto due giorni prima. Tra questi Andrea, idolo indiscusso, venuto appositamente per onorare una nostra richiesta: un vassoio di dolcetti in cambio di Underwater Slug. Pienone e serata bellissima, per tutta una serie di ragioni che ancora una volta hanno a che fare con il lato umano della faccenda. Per me in particolare, passare da Floridia ha voluto dire incontrare nuovamente delle persone che non avrei mai più pensato di vedere. Le chacchiere e le bevute (parecchie, tante, troppe, ma necessarie) di quella sera non me le scorderò per un po'. Dovremmo andare a dormire quando gli altri si svegliano (un grazie anche a Saro, il padrone del Ramses, che ha tirato oltre l'alba con noi), ma decidiamo che non ne vale la pena.

Il concerto di Reggio Calabria è purtroppo saltato e siamo costretti a tornare a Roma per consegnare di nuovo il furgone. Per cui, ancora una volta, traghetto, Salerno-Reggio Calabria, e gli stessi chilometri dell'andata, ma sull'altra corsia. Arriviamo a Roma che il giorno è gia finito.
Scarichiamo, ci salutiamo e torniamo di corsa a casa. Pronti a riabbracciare le nostre... docce.
La valigia questa volta rimane nell'atrio. Vicino alla porta.

Giovedì si riparte. Nuovo giro, nuova corsa.
Le mete: Arezzo (al Double Deuce), poi Bergamo (venerdì allo Zero) e Udine (sabato al No Fun).
E a chi non viene: "Gli squacciamo la coccia!".



Ps: Andare in Sicilia ci ha permesso di venire a contatto con realtà e band molto interessanti. Questi sono i link di quelle incontrate nel nostro cammino.
Ascoltatele. Ne vale la pena.

Albanopower
Tempestine
The Last Merendina
Suzanne's Silver
Barbagallo
Flugge
Matildamay

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ragazzi.non ho altre parole:grandi. è stato un piacere farsi 130 km da solo di notte per rivedervi.a presto. andrea

7:54 PM  
Anonymous Anonimo said...

grande emiliano!!
:-)

lorenzo

4:06 PM  
Anonymous Anonimo said...

divertentissimo!

Ci vediamo a Bergamo!

11:33 PM  
Blogger maelstrom said...

Ehi, quel palco lo conosco... o sbaglio?

Bellissimo resoconto dei vostri giorni siciliani, e condivido le tue parole su Catania. Soprattutto sull'arancino, ma mi aspettavo menzione anche per cannoli o granite...

A presto e in bocca al lupo!

11:17 AM  

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