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Weeds



mercoledì, giugno 06, 2007

E' ancora Primavera

Partiamo dall'inizio, ma non dall'inizio-inizio.
Valige, check-in, prenotazione sbagliata, cellulare dimenticato, gomito del tennista ed ulcera perforante ve le risparmio.
Partiamo dalla scena di me che esco dall'appartamento (un monolocale travestito da bilocale, con la doccia in una stanza- in modo che tutti quelli che hanno bisogno di lavarsi possano entrare ed ammirare la visione di noi dormienti- e bagnera davanti alla porta dell'altra. Uno sgabuzzino con un letto dentro) e invece di fare come la creanza impone, prendere la metropolitana, decido di andare diritto ed improvvisarmi scout del centro di Barcellona.
Risultato: camminiamo una cifra ed arriviamo al Festival che è già sera. Gli Herman Dune vengono dati per spacciati. Il loro teatrino di barbette, chitarrine e coretti sarà andato in scena senza che noi potessimo assistere. Pare.
Quello che più mi dà fastidio non è l'aver passato più di una mezz'oretta in fila, a causa del mio ritardo, ma il fatto che dopo giorni, settimane, mesi ed anni passati a raccomandare a chiunque di arrivare presto ed evitare le code, sia stato proprio io stesso a cadere in questo errore.
E' che noi che il Primavera l'abbiamo visto giovane, noi che c'eravamo quando ancora non c'era il Fòrum, noi che sono quattro anni ormai che Barcellona vuol dire bassi, chitarre e clarette e che guardiamo gli altri, i novellini, con lo sguardo di quelli che ne sanno e che ne hanno vissute tante, siamo contenti di vedere questo festival diventare grande, enorme, ma sotto sotto, in fondo in fondo, ci dispiace e neanche poco.

Insomma: alla fine entro e per fortuna (rischiavo di prendere le botte) un paio di pezzi degli Herman Dune riesco anche a vederli. Durano poco, pochissimo per farsene un'opinione, anche se fa impressione vederli in uno spazio grande come quello del palco principale del festival. Il main stage.
L'Estrella Damm.
E' qui che giorno dopo giorno sfileranno i grossi calibri del festival e non solo.
Purtroppo non ho visto neanche una nota di Rakes (a quanto pare seri canditati per il titolo di "Best Merda"), Maximo Park e Los Planetas (tutti il secondo giorno).
Già detto di Herman Dune, ho concesso altri spizzichi e mozzichi ai (alle) Long Blondes.
Ecco: se la definizione gruppo inutile ha un senso (e ce l'ha) viene chiaro pensare che sia stata coniata per loro. O meglio: loro vi si adattano alla perfezione.
Sono bastati dieci minuti del loro set a capire di voler essere altrove. E altrove sono andato (ad onor del vero erano i dieci minuti finali, quelli in cui fanno i singoloni. Per capirci). La conferma che hype e musica ogni tanto viaggiano su strade diametralmente opposte.
Appagante invece la mezz'oretta di Fall che sono riuscito a vedere. Potenti e groovy.
Certo lo sguardo vuoto di Mark E. Smith è sempre lo sguardo vuoto di Mark E. Smith, ma almeno oggi decide di non fare scherzi e sembra (sembra) in buona forma.
I Melvins e i Sonic Youth erano a Barcellona come rappresentanti del progetto Don't Look Back (festival itinerante che si basa sull'idea semplice quanto nuova di "band performing disco per intero, seguendo la scaletta dall'inizio alla fine"). I primi hanno da pochi giorni annunciato la cancellazione dell'intero tour, per cui questa del Primavera diventa un'occasione più unica che rara. Suonano "Houdini" ed io non so se qualcuno se lo ricordi ancora, quel disco.
Fondamentalmente è l'album dei Melvins con Kurt Cobain ospite speciale, ma non solo. E' un piccolo capolavoro di grunge, hard rock e doom. Tutti generi che se nel 1993 erano sulle bocche di tutti, oggi a metterli in fila così, uno dopo l'altro, finisce che fanno quasi paura. Ed un po' è vero. I Melvins sono potenti, ipnotici, pesanti, perfetti. Fanno paura perché vogliono fare paura. Tutti i brani sono riarrangiati per la nuova formazione del gruppo, con due batterie. Chapeau.
In altra direzione vanno i Sonic Youth, che per la messa in scena di "Daydream Nation" decidono di tornare a calcare il palco in quattro, come ai vecchi tempi, riproponendo i pezzi nel modo il più simile possibile all'originale.
E' la prima data del tour. Si vede che sono ancora "freddi" ed in pieno rodaggio, ma vanno comunque che è una meraviglia. Il problema con questo tipo di esperimenti è che si corre il rischio di ritrovarsi davanti ad un gruppo costretto a suonare in modo involuto rispetto alla direzione intrapresa nel corso degli anni. I Sonic Youth del 1988 erano sovversivi, arditi, "nuovi"; quelli del 2007, no. Sono consapevoli del loro potenziale e di come il loro suono sia diventato un cliché. Un ottimo cliché, riconoscibile dalle timbriche delle chitarre in su. Sembrano infatti molto più carichi e "a fuoco" quando, per i bis, sale sul palco Mark Ibold e vengono affrontati i brani del repertorio più recente, con Kim Gordon impegnata alla terza chitarra.
Anche Patti Smith è "performing un disco per intero". L'ultimo, quello di cover, "Twelve". Ad eccezione di tre chicche del passato (Because the Night e Gloria, che poi sono due cover anche loro, e Rock 'n Roll Nigger). Giulia, di fianco a me, guarda il palco indicando Patti Smith come un bambino che ha appena visto le sue caramelle preferite sul bancone del bar. Il concerto non è esaltante, tranne che nel finale. E ci credo:"G. EL. OAR. AIAIAIAIAIAEIII!".
Della reunion degli Smashing Pumpkins se ne parla e se ne parlerà tanto.
Salgono sul palco con la musica di Suspiria (o Phenomena?), lo sfondo è costituito da un'enorme bandiera americana con il logo del gruppo dove andrebbero le stellette degli stati.
Quando salgono sul palco, in dieci facciamo la stessa battuta: "Cazzo, i Rockets!"
Il primo brano è nuovo. Si chiama "U.S.A." Quasi otto minuti di strumenti che vanno per i cazzi loro (il nuovo corso Smashing Pumpkins sembra essere:"Palla a Jimmy Chamberlin e pedalare"), con Corgan che urla: "Revolusciauuuuunnnn!". Pronuncia proprio così: "Revolusciaun", così come anni fa pronunciava "Sceis" invece di "She's". Lo fa solo lui. E gli si vuole bene un po' anche per questo. La scaletta è perfetta: un po' di nuovo (5 pezzi, uno peggio dell'altro) e molto di vecchio. Ci sono le hit (Bullet With Butterfly Wings, Disarm, 1979, Today) e i regali ai fan duri e puri (Hummer, 33 - acustica e bellissima - Muzzle). Peccato solo che il tutto sia presentato con un'aria da baraccone ambulante che rende il concerto alla lunga insopportabile. Perché va bene Corgan svociato che canta To Sheila, va benissimo Corgan vestito come il Papa, si sopporta anche il kitsch degli abiti dei musicisti aggiunti e non, si accetta Corgan che saluta portando la chitarra in spalla come Cristo la croce, va bene tutto. Quasi.
Nonostante ciò non c'è l'ho fatta a lasciare il concerto e sono arrivato in fondo (con buona pace di Patton/Fennesz e dei Comets On Fire).
E poi ci sono gli Wilco. Gli Wilco alle due di domenica mattina. Gli Wilco che, insomma, se si è andati qui è anche per loro. Per cui: presto sotto al palco. Mezz'ora prima.
"Prendi i posti."
"Al centro. Sotto Jeff."
"Cazzo quanta gente c'è!"
Alle due di domenica mattina, con le gambe che fanno male e la stanchezza di tre giorni passati al festival. Gli Wilco arrivano e ti aprono in due.
"I remember my mother's, sister's, husband's, brother". Aprono con You Are My Face e proseguono tra pezzi di "Sky Blue Sky" (Side with the Seeds, Shake it Off, Impossible Germany, Walken, Sky Blue Sky"), "Summerteeth" (Shot in the Arm, Via Chicago), "Yankee Hotel Foxtrot" (I Am Trying to Break your Heart, Jesus Etc) e "A Ghost Is Born" (Hummingbird, Handshake Drugs, Spiders, I'm Wheel). La formazione è quella del tour di "A Ghost is Born"e ci mancherebbe, visto che il nuovo album non è nient'altro che il continuo del discorso intrapreso proprio da quel tour. Tweedy è in forma, canta e suona da Dio. Intrattiene il pubblico ed appare molto rilassato. Nels Cline, all'altra chitarra, fa letteralmente i numeri. Suona dieci strumenti diversi pur suonandone uno solo. Guardarlo è uno spettacolo nello spettacolo.
Suonano poco più di un'ora e mezza. Un piccolo antipasto di quello che succederà a Torino.
[Fine Primo Tempo]

Bonus track: l'inizio del concerto dei Sonic Youth (video).

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Gran bel primo tempo pieno! Pieno di graffi. Quelli che sembra nessuno voglia più dare.

PS
Io gli Smashing Pumpkins li vidi nel tour di Mellon Collie. Feci i soliti 200 km di andata e 200 km di ritorno. Me ne andai prima della fine...

9:00 AM  
Anonymous Anonimo said...

mmm, saranno un pò "cliscé", ma i Sonic Youth ancora spaccano..a me son piaciuti parecchio, forse perché era la prima volta che li vedevo.
In quanto ai Wilco, beh, ogni commento è suprefluo: emozione pura.
Ti è piaciuto Robin Hitchcok? e Buck, uh, è sempre Buck.
Ah, ma quanti bassisti tengono il palco come Paul Simonon? Ipnotico

10:43 AM  
Anonymous Anonimo said...

guarda che sono piaciuti tantissimo anche a me.
La storia del cliché non è da intendere in modo negativo. Ma è semplicemente la verità. Hanno un suono che è il loro, quello, da vent'anni e più. All'epoca di Daydream lo scopo dei sonic youth era altro rispetto ad ora, e ci mancherebbe pure.

11:37 AM  
Anonymous Anonimo said...

"...va bene tutto. Quasi.
Nonostante ciò non c'è l'ho fatta a lasciare il concerto e sono arrivato in fondo"

Come ti capisco. Anche io avrei sofferto tantissimo a constatare il tamarrume del Corgan attuale in confronto a quello che ha significato per me il suo gruppo in passato.

10:18 PM  

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