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Weeds



sabato, aprile 12, 2008

I got election

Le prime elezioni che ricordo di aver vissuto (da spettatore non votante) sono quelle del 1989.
Si sceglieva il parlamento europeo, il Pentapartito non era ancora propriamente archiviato, e mio padre votava Pannella.
Allora come oggi, Lorenzo Cherubini era già Jovanotti.
E lo so che questo può sembrare un fattore marginale, ma non lo è.
Per me, ragazzino di giusto dieci anni, Jovanotti era un punto di riferimento. Il mio idolo.
Siamo portati a credere, erroneamente, che l'abitudine del chiedere pareri politici a nani, ballerine, trapezisti e frombolieri nasca con la colonizzazione del palinsesto televisivo, quello di tarda sera, da parte di Vespa Bruno e le sue porte che chiamano altre porte. Non è così.
Nel 1989, aver venduto un po' di dischi (un po' tanti) ed indossare un cappellino a rovescio ti rendeva automaticamente un maitre à penser.
Per questo ho chiaro in testa il momento in cui Red Ronnie allunga il microfono e Lorenzo esprime la sua preferenza.
"Sulla scheda, io scrivo James Brown". James Brown. Con tutte le zeppole al posto loro e la risata da idiota alla fine del discorso.
Pensare che da lì a qualche anno sarebbe diventato un guru del centrosinistra, uno di cui fidarsi, fa quasi sorridere. Ma è andata proprio così.
Jovanotti dice James Brown ed io penso "che figo!"
Punk, quasi.
Nel 1989 c'era ancora il PCI. Sarebbe stata l'ultima volta, ma allora nessuno ancora lo sapeva.
E sì, il Muro era andato giù e tant'altre cose, ma all'epoca, in Italia, "comunista" era ancora una cosa che si poteva dire ad alta voce.

Nel 1994 ancora non votavo, ma la discesa in campo di Berlusconi, la nascita di Forza Italia, il congresso di Fiuggi mi colsero nel pieno di quella tempesta adolescenziale fatta di primi seni toccati e politica vissuta quasi in maniera attiva. Politica ormonale.
Una roba che riguardava tanto lo stomaco e poco il cervello.
Quelle elezioni ancora me le ricordo. Non credo di essere mai stato così coinvolto come in quella consultazione. Berlusconi faceva paura e mi sembrava assurdo che tantissima gente poteva pensare di votarlo. Rimanevo ad occhi aperti davanti alle sfilate di calciatori con coccarda elettorale, gli appelli alla nazione per calza e telecamera, il miracolo italiano. Pareva uno scherzo. Ed era tutto vero.

Alle regionali del 2000, invece, ho votato.
Era l'epoca del dalemone e delle bombe su Belgrado.
Le ultime elezioni del centrosinistra vero. La fine dell'Ulivo.
Tutto quello che c'è dopo stato è riassumibile con il gesto che fa chi non sa nuotare quando cerca di rimanere a galla. Piedi a mulinello e braccia alzate per richiamare l'attenzione.
Sarebbe stato comodo avere a portata di mano dei braccioli. Invece avevamo Rutelli. I patti di desistenza, Cossutta che litiga con Bertinotti.
E poi: la serietà al potere, il governo Prodi nato già morto ed il tentativo disperato di salvare un paese sprofondato nel guano.
Perché, parliamoci chiaro, tra i vari mali del berlusconismo il peggiore è proprio quello strano virus che il buon Silvio ha inoculato nella politica italiana.
Quel meccanismo nato dal suo essere sempre e comunque oltre la gara (l'ha già usata qualcuno la metafora dei cento metri e dell'atleta che parte con quindici di vantaggio su tutti gli altri) che ci ha costretto a non votare più secondo coscienza politica, ma a votare sempre e comunque contro.
Turandoci il naso. Parandoci il culo. Scegliendo il meno peggio.
L'anomalia Berlusconi fa sì che in questo paese non sia più possibile essere garantisti o terzisti senza comunque fare un po' anche il suo gioco.
Si eleggono governi per via del senso di colpa. Solo per il senso di colpa.
In questo sistema il Partito Democratico ci sta benissimo.
Nato vecchio, sbagliato. Senza una vera idea dietro se non quella di fingersi diverso e di essere opposto. Nel 1994 la coalizione di centrosinistra diceva di essere "progressista".
Ora è democratica nello stesso modo in cui era democratico e cristiano il partito per cui prima di quattordici anni fa votavano quelli che adesso tifano Silvio.

Ho passato questi ultimi mesi con la certezza che il 13 aprile sarei rimasto a casa.
Ora non ce la faccio. E nonostante la campagna elettorale di Veltroni non mi sia piaciuta quasi per niente, forse alla fine in una delle camere sarò costretto a votare per lui (peggio, voterò Di Pietro). Colpa anche delle alternative di sinistra per niente propositive e vincolate a schemi ormai passati, ma che comunque han bisogno di sostegno. Visto che rimangono le uniche con un pensiero laterale all'interno dell'arco costituzionale.
Nel 1989 mio padre poteva permettesi di votare Pannella senza che nessuno venisse a rompergli le palle parlando di voto utile. Jovanotti, invece, votava James Brown ed io lo invidio.
Gli invidio la possibilità di aver potuto votare in anni in cui era possibile anche esprimere una minchiata del genere sentendosi leggero.
E lo invidio anche adesso per la fiducia con cui appoggia un candidato che ha come strategia primaria quella di non dire il nome del suo avversario.
Un po' come Clinton che poteva pure chiamare la Lewinsky "quella donna", ma alla fine della fiera sempre il cazzo in bocca le aveva messo.
E lo so, non è una bella immagine.

10 Comments:

Blogger onan said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

4:56 PM  
Blogger onan said...

Anch'io quelle del 1989 me le ricordo bene.
Fu la mia prima volta. La avevo aspettata tanto. Per tutti gli anni '80 avevo desiderato di poter votare Partito Radicale.
Quando finalmente toccò a me non fu possibile.
Mi toccò votare Verdi Arcobaleno perchè là erano i Radicali, in quella che all'epoca fu una "creazione" di Rutelli.
La delusione di non poter mettere la mia croce sulla Rosa nel Pugno fu enorme. Ugualmente, la notte precedente, non dormii per l'agitazione.
Stavolta, in fondo, 20 anni dopo, non mi andrà poi così tanto peggio.
Anche se stanotte penso proprio che dormirò.

4:58 PM  
Blogger punkwithgun said...

concordo su ogni parola. e complimenti per la leggerezza di penna nel descrivere 20 anni di storia italiana. io ho solo il sangue agli occhi per la frustrazione...

punkwithgun

5:17 PM  
Blogger punkwithgun said...

giusto una precisazione. Nell'89 i miei idoli i Nuclear Assault e non Jovanotti. Questione di salto generazionale. Devo ritrovare la collezione della fanzine Metal Forces su cui ho imparato l'inglese...
pwg

10:24 AM  
Blogger onan said...

paolo: i Nuclear Assault non sono mai stati i miei idoli ma a Metal Forces ero abbonato anch'io. E poi pure alla sua "evoluzione" Thrash 'n' Burn.

10:30 AM  
Blogger punkwithgun said...

onan: stavi avanti. io Metal Forces lo compravo da Revolver. Poi sono passato a Maximum RnR. Pero' Maximum era stampato su carta riciclata (male) e l'inchiostro rimaneva sulle mani. Metal Forces, meno corretto politicamente, era una sciccheria...

11:51 AM  
Blogger seralf said...

Il 94 è stato per me un anno di manifestazioni, politica a scuola, tentativo di essere attivo nel mio microcosmo prima di capire che stavo utilizzando metodi (e pure un linguaggio, in parte) ormai passati in disuso politico.
Un annetto fa passando per caso di fronte alla manifestazione anti-bush a Roma mi è venuta la pelle d'oca a sentire gli slogan, fatti essenzialmente di un fritto misto di cose che "bisognava" odiare, a prescindere.
Io credo che ci sia un maledetto bisogno di partiti dotati di un quale ideale, di una qualche proposta programmatica ma anche basata non solo sul "cosa" ma anche sul "come": tanto più affondiamo e più sarà palese cosa c'è che non va a tutti, ma individuare le molte cose che non vanno non aiuta a risolverle, anche se è necessari, certo.
Condivido quello che dici sul non voto, in particolare: farlo in un periodo in cui il non voto non delegittima nessuno (poichè non esistono partiti "ideologici", ma solo conglomerati dotati di un vago odore di schieramento a destra o sinistra) mi sembra solo un modo di praticare l'eutanasia alla politica: in questo senso anche le iniziative di Grillo, che ho sempre stimato per essersi lanciato a modo suo nella controinformazione, mi sembrano un po' pretestuose, o quantomeno trovo che lascino troppo spazio a soluzioni approssimative.
nel 94 vedevo ancora nei centri sociali un possibile vivaio di politica nuova: frequentandoli oggi mi rendo conto di quanto avessi sbagliato la previsione e di quanto ad esempio essi siano diventati (grazie al cielo non tutti, non fraintendermi) una incubatrice di gente che non sa cosa fare.
Il panorama è assai deprimente insomma, sarebbe ora di costringere le persone a responsabilizzarsi di nuovo: che si voti anche l'orco cattivo, purchè per convinzione e non difetto.
(scusa la quantità di parole, ho cercato persino di sintetizzare :-)

3:16 PM  
Anonymous Anonimo said...

Vabbè, fatto sta che peggio non poteva andare...

12:39 AM  
Blogger punkwithgun said...

a Emilia', uno scherzo lungo vent'anni non e' uno scherzo. come lo vogliamo chiamare? un incubo dura una notte, nemmeno...

10:28 AM  
Blogger a. said...

leggo solo oggi il post. mi chiedo come fai a ricordati così bene un passato così noioso: le annate, le coalizioni tutte uguali etc. oggi ne paghiamo il prezzo, carissimo.

12:25 PM  

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