C'è un qualcosa di irrazionale nel fanatismo. Qualcosa che non si può spiegare a parole e che è difficile anche da mettere per iscritto. Qualcosa che mette in imbarazzo, e che al tempo stesso fa sentire emotivamente vivi. A quindici anni, come a ventisette.
Per cui: il nuovo film del tuo regista preferito non sarà mai un film "normale", il nuovo disco degli
R.E.M. non sarà mai solo il nuovo disco degli
R.E.M. e così via, fino ad esaurimento di tutte quelle piccole passioni che sembrano insignificanti, ed invece hanno il merito di tirare fuori tutta una vasta gamma di sensazioni e pulsioni che non hanno niente a che vedere con i meriti artistici dell'opera analizzata (il nuovo film del tuo regista preferito può essere brutto almeno quanto un nuovo disco degli
R.E.M. può essere bruttissimo), ma che, volenti e nolenti, finiscono per smuovere qualcosa e lasciare un segno. La storia di
Proust e delle
madeleine, in parole povere.
E' ormai passato qualche giorno (verrebbe da essere precisi e quantificare il tempo in ore/minuti/secondi) da quando il nuovo album dei
Modest Mouse è stato reso disponibile al pubblico della rete. Qualche giorno in cui tutto il
range delle opinioni possibili è stato utilizzato per spiegare a terzi i perché e i percome di questa o quella canzone. A tal punto che, nonostante tra l'album e la sua data effettiva di pubblicazione manchi quasi un mesetto, sembra ormai essere un argomento dell'altro ieri. Onori ed oneri dell'arte vissuta a dodici megabyte al secondo.
Non sono un gruppo tra i tanti, i
Modest Mouse. Un loro nuovo album è una notizia che non può lasciare indifferenti. Quando per qualche ragione si è deciso di farseli piacere è come se si fosse accettato un vincolo con un suono ed un'estica totalizzante che prende e marchia a fuoco ogni piccolo aspetto di un loro lavoro. Dal modo in cui sono usate le voci, alle chitarre, alle parole. E così via. Ci si riconosce dentro un disco dei
Modest Mouse. E' questo il punto.
Per cui fa strano accedere per la prima volta a "
We Were Dead Before the Ship Even Sank", spingere il tasto play e sentire come sia proprio la
sicurezza degli oggetti (in questo caso note, accordi e melodie) ad essere il primo vero grande limite di un album come questo.
Tutto è chiaro da subito, fin dall'attacco di
Invisible, la traccia d'apertura.
Le chitarrine insistenti, il basso potente, la voce urlata e sincopata, il suono rotondo, compatto, pulito quasi... tutto come dovrebbe essere. Tutto come è già stato.
"
We Were Dead" è "
Good News" tre anni dopo "
Good News", senza le stranezze e le canzoni di "
Good News", ma con
Johnny "quel Johnny" Marr in più e
James "Shins" Mercer nascosto nei cori e sepolto tra le chitarre.
Per andare avanti nella fruizione e lasciarsi "tirare dentro" da un disco così, è necessario mettere da parte le aspettative ed accettare che ogni tanto le cose possano funzionare senza per forza cambiare le carte in gioco e ripartire sempre come se fosse la prima volta. Ché dopo un "OK Computer", non sempre c'è un "Kid A". Anche se si è stati abituati bene. Benissimo.
E' con il passare degli ascolti, che si comprende "
We Were Dead Before the Ship Even Sank" e si accetta per quello che è: un buon disco, pieno di buone canzoni, con una prima metà sottotono (se si escludono i quasi otto minuti di
Spitting Venom ed
Education), ed una seconda decisamente più convincente. A partire dagli episodi più tipicamente pop (la corale
Missed the Boat,
Fire it Up, We Got Everything) fino ad arrivare a
Parting of the Sensory, il punto più alto dell'intero lavoro, che riparte da dove si era fermato
Ugly Casanova (lo spin-off di Isaac Brock). Dove i Modestopo giocano con la tradizione americana (quella del country e delle radici) e la plasmano a loro piacimento, esaltandone l'aspetto più puramente emotivo e stravolgendone quello formale.
Chiudono il discorso
Dashboard, il primo singolo, "facile" e
clashiano, e
March into the Sea.
La classica "ultima canzone" (nell'accezione
Modest Mouse della definizione) di un album che non sconvolge i sensi, ma che si lascia "sentire" (che è diverso da "ascoltare") con piacere.
E come dice il saggio: "Chi si accontenta gode. Così, così."
Ascolta:
March into the SeaGuarda: Fire it Up (dal vivo)Bonus Track: Shake Yer (Modest Mouse, Shins e Black Heart Procession alle prese con un video dei Beastie Boys)