Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



venerdì, dicembre 28, 2007

Ma voi che fate a Capodanno?



La solita storia e il solito revival.
Negli anni'90, quando m'invitavano ad una festa così, cercavo sempre di dare buca.
La gente non mi piaceva, si ballava della musica di merda ed i dj erano sempre dei gran tamarri.
Ed ora?
Ora il dj sono io, la musica fa sempre cacare, ma la nostalgia rende tutto più bello e divertente.
Insomma: siete tutti invitati.
Se mandate una mail ad anninovanta@gmail.com potete prenotare l'ingresso a soli 10 euro.
Si risparmia un bel po' (tipo che con 30 euro, entrate, ballate, sudate, mangiucchiate e vi bevete pure 4 cocktail di quelli buoni. E, secondo me, forse rimorchiate pure).
Il tutto dopo la mezzanotte, fino a quando "regge la pompa".

Insomma: ci venite?
(Please Don't Go. Il party di Capodanno. Zoo Bar. Via Bencivenga 1. Roma).

Ah, tra un ballo Anni'90 e l'altro c'è spazio anche per l'indie rock.
Che non guasta.

Dichiaro ufficialmente aperto il 2008 (prima ancora di chiudere il 2007)



Il nuovo disco di Cat Power.
Praticamente "The Greatest". Ma con le cover.

Cat Power - Lost Someone (James Brown).
Cat Power - Theme from New York, New York (Frank Sinatra/Liza Minnelli).
(MP3 removed by request)

(E ad un primo ascolto sembra un po' "troppo". Quasi rimpiango il minimalismo di "The Covers Record" e la vecchia versione di Metal Heart).

mercoledì, dicembre 26, 2007

Che palle, un'altra canzone di Natale!


Sì, ma questa è speciale.
Questa è nostra.

Albanopower - White Christmas.

Un estratto da "Ep(pi)", il nuovo mini degli Albanopower.
In download gratuito su Rockit dal 6 gennaio 2008.
Un'anticipazione di una cosa che succederà proprio verso la fine dell'anno che sta per arrivare.

sabato, dicembre 22, 2007

Santa Boss is coming to town

Se mai dovessi fare un figlio, gli spiegherei fin da subito che Babbo Natale non esiste.
A lui i regali li porterà Bruce Springsteen.




Bruce Springsteen - Santa Claus Is Coming to Town (via Mainstream Isn't So Bad).

giovedì, dicembre 20, 2007

Un anno, una canzone

Una canzone è come una pagina scritta sul diario.
Un appunto che serve a fermare un momento e renderlo identificabile ed unico anche in un mare magnum di ricordi.
Per questo motivo è praticamente impossibile racchiudere quell'insieme di situazioni e stati d'animo che determinano un'annata piuttosto che un'altra, nei tre, quattro, cinque, minuti che compongono una sola canzone.
Nonostante tutto questo una canzone regina di questo 2007 c'è, ed è facile da individuare.

All My Friends degli LCD Soundsystem.
Ce la portiamo dietro dallo scorso capodanno, probabilmente la balleremo anche in quello che sta per arrivare.
Un singolo di 7 minuti e 37 secondi in cui sfilano in rassegna le influenze più diverse.
Dal pianoforte iniziale, un tributo al minimalismo di Steve Reich e affini, al basso che incalza e ricorda (come la melodia, del resto) i New Order di Ceremony e Age of Consent (due delle canzoni più "citate" dell'anno, dagli Arcade Fire in giù, per colpa della corsetta di Kirsten Dunst nei giardini di Versailles).
Per non parlare poi della struttura del pezzo, interamente basato su un beat costante su cui si aggiungono, di volta in volta, sempre più elementi.
A completare il tutto, trasformando il pezzo nell'instant classic che è, sono arrivate le cover di Franz Ferdinand e John Cale, a cui poi sono seguite delle altre, spontanee.
Fino ad arrivare al video, che non aggiunge moltissimo, ma che indubbiamente rimane impresso.
Così come il faccione pittato di James Murphy.



LCD Soundsystem - All my Friends
Franz Ferdinand - All my Friends
John Cale - All my Friends
The Main Drag - All my Friends

(In ordine sparso: Atlas che è Salta al contrario. Per cui
B.A.L.L.O. che questa vita non è un film, facendo le mosse giuste. Tra l'impero, quello finto, e il tuo fantasma che aleggia. Sotto questa luce, dove non arrivano le macchine).

mercoledì, dicembre 19, 2007

Natale con i tuoi



Ovvero il singolo di Natale degli R.E.M.
Una cover degli Slade.

R.E.M. - Mary Xmas Everybody (R.E.M. 2007 Holyday Fan Club Single).

(Per una selezione dei singoli degli anni passati, basta fare un giro su RBally).

martedì, dicembre 18, 2007

Ma quanto cazzo costano le banane a Palermo?



Platea bassa 140 € + prev
Platea alta 110 € + prev

I° Galeria 80 € + prev

II° Galleria 60 € + prev

(dal sito di D'alessandro & Galli).

Con l'esplosione della musica "digitale", i concerti erano destinati ad essere l'unico mercato "funzionante". Prima.
Poi hanno alzato i prezzi alle stelle.

Secondo me dorme addirittura meno della Brambilla



Proprio mentre Kim Deal annuncia con un colpo solo il ritorno dei Breeders e la probabile fine dei Pixies (intervista su Pitchfork), Black Francis si appresta a pubblicare un nuovo EP di canzoni inedite.
Si chiamerà "SVN FNGRS" (o "Seven Fingers" o "Prisencolinesenainciusow") e verrà publicato da Cooking Vinyl (come al solito) all'inizio del nuovo anno.

E' curiosa la casualità che fa coincidere quest'uscita con le parole di Kim che, in soldoni, accusano Black Francis di usare la scusa di un nuovo album dei Pixies solo per ottenere un po' di stampa per le sue cose.

Insomma: fratelli coltelli. Come ai vecchi tempi.

Sono già disponibili tre canzoni su sette che saranno presenti sull'EP.
I Sent Away, disponibile solo in "video".
The Seus è una nuova versione di un'outtake di "Bluefinger". Carina, ma niente di che.
Ottima invece The Tale of Lonesome Fetter.
Un pezzo di Malkmus scritto da Black Francis. In pratica.
(Grazie a La Nutria e Blackolero!).


Black Francis - The Seus (Charles Normal Mix)
Black Francis - The Tale ol Lonesome Fetter





E questo, signore e signori, è il video blog di Sua Maestà in persona.

(Portatelo a suonare in Italia. E' un ordine!).

lunedì, dicembre 17, 2007

Ho paura del buio...



Baltimore è la nuova canzone di Stephen Malkmus (con i rinnovati Jicks).
Non un singolo apripista, ma quasi.
Sei minuti e trentasette secondi di canzone.
Per certi versi sembra quasi di sentire i Television di "Marquee Moon", anche se due minuti e mezzo di assoli di chitarra sono veramente troppi.
Lo spettro del prog è, ancora una volta, dietro l'angolo.
E forse sta già vendendo caldarroste ai fan orfani dei Pavement.

Stephen Malkmus & The Jicks - Baltimore
.

(E qui c'è il video di We Dance live al Pitchfork Music Festival).

venerdì, dicembre 14, 2007

Ancora sabato pomeriggio



Ed ancora radio fu.
Domani. Sabato.
Dalle 15 alle 18, sulle frequenze di Radio Città Aperta (88.9 a Roma, dovunque con lo streaming), va in onda la seconda puntata di Walk This Way!
Il radioshow più fregnone del mondo.
Dopo la puntata pilota della scorsa settimana, questa volta cercheremo (io e lui) di fare le cose un po' più sul serio. Inaugurando due rubriche.
"Lo spettatore esigente", con Kekkoz, ovvero "cosa perdersi e cosa non perdersi al cinema".
Nella seconda invece si parlerà di calcio. Sì sì, proprio il calcio.
Opinionista di lusso: Alessandro Raina. Perché "Mughini non è la verità".
E non finisce qua: tra un collegamento con la manifestazione contro il Dal Molin e l'altro, dovremmo anche fare quattro chiacchiere con Jonathan Clancy. Portavoce ufficiale dei Settlefish (domani sera dal vivo al Circolo degli Artisti).
Insomma: l'accendiamo?

Come al solito è possibile interagire con noi mandando sms e via mail (walkthiswayrca@gmail.com).
Per chi volesse saperne di più, la puntata pilota è ancora scaricabile. Divisa in due file (qui e qui).

Scaruffi mi fa una zagana/1



Il disco dei Gowns si chiama "Red State".
Io non lo so qual è "lo stato rosso", ma un'album che si apre con Fargo, la stessa Fargo del film dei fratelli Coen, lascia molto poco all'immaginazione.
Il 2007 è stato (è ancora) l'anno del folk. In tutte le sue sfaccettature.
Quelle più classiche, quelle "rock", quelle mischiate con l'elettronica e quelle che hanno a che fare con la psichedelia.
Anche i Gowns rientrano in questo calderone. Per quanto i contorni della loro musica siano in realtà molto più sfumati e difficili da delineare.
Al centro di tutto c'è un cantato. Quello svogliato di Erika Anderson, una fusion su due gambe tra la Nico di "Marble Index" e Pj Harvey. L'unico elemento ben definito e, tra mille virgolette, normale. Il resto, tutto il resto, dalle chitarre, alla batteria, al violino e all'elettronica (prevalentemente frutto di synth modulari autocostruiti da Ezra Buchla, pare che il padre lavorasse fianco a fianco con Moog), riesce a sfuggire a qualsiasi tipo di definizione o paragone.
Un affollato pastiche di note e rumori, nessuno dei quali fuoriposto, inquietante e freddo proprio come i paesaggi innevati del film poco sopra citato.
Come i Liars, ma molto meno punk rock.

Gowns - Fake July

Gowns - White Like Heaven



I Get the People sono la nuova creatura di Kevin Shea.
Il batterista di Storm & Stress, ma non solo.
Uno che ha suonato la batteria con chiunque e che viene normale associare ad un certo tipo di scena avant/impro/noise a cui potete aggiungere i suffissi che volete voi e dare vita a quel tipo di definizioni che di solito si trovano sopra le recensioni di Blow Up.
Per dire: io quando leggo robe come "improvvisata radicale" finisco sempre per immaginare uno sconosciuto che si presenta alla porta con tutti i suoi parenti e la loro roba.
La cosa assurda è che i Get the People fanno canzoni. Canzoni "normali". Indie.
Meglio ancora: indie pop.
Il bello, quello che li rende diversi, è tutto nel modo in cui i brani vengono proposti ed arrangiati.
Totalmente free e senza regole. Con Shea che da l'illusione di suonare cose semplici, quando in realtà di semplice non c'è un beato niente.
A vederli dal vivo: mascherati, con il basso a forma di cervello, le parrucche e altre amenità varie, verrebbe da prenderli poco sul serio. Oppure di affrontarli come una sorta di spoof dei primi Pavement. Quelli folli e dissonanti, con ancora Gary Young alla batteria.
E forse è proprio quello che vogliono essere.

Get the People - Got a Lot of Love

Get the People - Don't Get Chipped

giovedì, dicembre 13, 2007

Ciao Ike!



Questo video è la cosa più simile al sesso che sia mai stata fatta su un palco.
(Sì, Jon Spencer, Prince... ma siete sicuri che sarebbero esistiti senza Ike&Tina)

Night falls over mortadella (Il classico post appendice della classifica di fine anno).



Sono anni che mi autoimpongo di non ragionare troppo sulla classifica di fine anno.
Paradossalmente mi sembra più onesto seguire l'istinto e buttare fuori un nome dopo l'altro sulla pagina bianca appena aperta.
Una volta finita, ma un secondo dopo eh, comincia la tortura.
"Nooo, ho dimenticato..."

Ne ho dimenticati tanti, ma ce n'è uno che proprio non riesco a spiegarmi come ho fatto.
Sono stato mesi a chiedermi perché il disco di The Good, the Bad & the Queen fosse stato così poco considerato che alla fine ho finito per considerarlo poco anche io.
Sbagliando, visto che è un album bellissimo e complesso.

Cos'altro manca?
Innanzitutto Jens Lekman. Che ho ascoltato ancora troppo poco ed ho preferito lasciar fuori.
I White Stripes mi sono scivolati addosso senza lasciar traccia ed è strano, visto quanto mi aveva colpito il loro live di quest'estate.
Gli Interpol continuano a non dirmi niente.
I Grinderman sono sicuramente tra i quaranta dischi dell'anno.
Così come i Band of Horses, gli Of Montreal (con il loro album meno bello, c'è da dire), Yacht e Shocking Pinks.
Ritengo gli Apples in Stereo un'ottima forma d'intrattenimento e forse il loro ultimo album è più riuscito di quello dei New Pornographers ma, appunto, ho agito d'istinto e questo è quello che è successo.
Per certi versi il 2007 è stato l'anno dei grandi ritorni dei mostri sacri dell'indie rock americano.
Già scritto di Dinosaur Jr e Black Francis; meritano una citazione anche Glenn Mercer (Feelies) con il suo "Wheels in Motion", i redivivi Buffalo Tom ed il ritorno di Thurston Moore alle atmosfere di "Psychic Hearts", suo disco solista del 1995 mai troppo incensato.
Come al solito, ogni anno esce un disco dei Tunng. Come al solito, non finisce in classifica.
Anche se loro continuano a piacermi un sacco.
Svaniti dopo l'esaltazione momentanea del primo ascolto il nuovo dei Blonde Redhead e quello di Iron & Wine. Ci sarebbe potuto stare anche lo strumentale dei Calexico. "Botox" (Che poi sarebbe "Tool Box").

Mi sembra altrettanto assurdo non segnalare il "Live at Massey Hall" di Neil Young.
Concerto acustico del 1971 uscito per la prima volta all'inizio di quest'anno e finito addirittura nella top 10 americana. Cosa che al buon Neil non succedeva da circa una quindicina d'anni.
Sempre in ambito "vecchiazze che piacciono solo a me": la colonna sonora di "I'm not There", con tutte le cover dei classici ( e non solo) dylaniani, merita una menzion d'onore.

Mi sono reso conto di aver ascoltato molta poca elettronica e decisamente più roba danzereccia.
Belli, comunque, i dischi di Burial e Murcof.
Divertenti (ecco la roba dance): Justice, Digitalism e la raccolta di remix dei Soulwax.
Figo l'album di El P.
Molto deludente "Volta" di Bjork ed il solista di Timbaland.

E poi, cosa manca?
Ah, gli italiani.
Ho deciso di fare una classifica a parte per un motivo molto semplice.
La musica italiana di area indie quest'anno ha tirato fuori tantissime cose interessanti e degne di competere con i più blasonati nomi stranieri. In questo senso, la mia scelta separatista può sembrare sbagliata, ma quello che volevo fare era proprio raggruppare uno dopo l'altro gli album italiani che più mi sono piaciuti. Perché ce ne sono tanti. Ecco. E ce ne starebbero altrettanti.

Tutta roba italiana:
1. Settlefish - Oh Dear.
(Una conferma. E' il loro disco migliore. Tra i primi dieci dischi dell'anno in assoluto. Secondo me).
2. Altro - Aspetto.
(Loro sono il nostro post punk. "I Massimo Volume con molte meno parole").
3. A Toys Orchestra - Technicolor Dreams.
(Disco strepitoso. E dal vivo sono anche meglio).
4. Alessandro "Asso" Stefana - Poste e telegrafi.
(Alt country e field recordings. Un talento unico).
5. Egle Sommacal - Il legno.
(Disco speculare a quello di "Asso", ma per chitarra acustica. Bellissimo).
6. Giardini di Mirò - Dividing Opinions.
(Il disco "emo" dei Giardini. Quello più vissuto).
7. Jennifer Gentle - The Midnight Room
(Un album strano, più "rock" ed inquieto dei precedenti).
8. Il teatro degli orrori - Dell'impero delle tenebre.
(Tanto bravi su disco, quanto sconclusionati dal vivo. Ma che ci volete fare: ho sempre amato i Jesus Lizard).
9. Disco Drive - Things to do Today
(Meglio dal vivo, dove emerge ancora il loro lato punk. Ma per suoni e "tiro" non hanno niente da invidiare a nessuno).
1o. Subsonica - L'eclissi
(Ok, è una provocazione. Ma se il mainstream italiano fosse tutto così saremmo decisamente messi meglio).

Insomma: il 2007 sarà ricordato come un buon anno. Almeno per la musica.
Solo per la musica?

mercoledì, dicembre 12, 2007

30 del 2007

30 dischi.
Come ogni anno da quattro anni a questa parte.
Italiani esclusi (poi spiegherò perché).

Questa volta tutti in un colpo. Un post lungo lungo.
L'unico criterio da tenere in considerazione è quello della soggettività.
Insomma: è un gioco. Come sempre.


  1. LCD Soundsystem - Sound of Silver
  2. Radiohead - In Rainbows
  3. Arcade Fire - Neon Bible
  4. Wilco - Sky Blue Sky
  5. Bright Eyes - Cassadaga
  6. The National - Boxer
  7. Liars - Liars
  8. Cloud Cult - The Meaning of 8
  9. Spoon - Ga Ga Ga Ga
  10. Vic Chesnutt - North Star Deserter
I primi dieci.
Come al solito non c'è un vero e proprio ordine, ma anche sì.
Poco da dire sulle prime tre posizioni. Quello che resterà di quest'anno è tutto in quei tre dischi. L'album degli LCD ce lo portiamo dentro da quando era ancora autunno, con un preavviso mostruoso sull'uscita.
Dentro c'è di tutto: il rock, la dance, il post punk, i New Order e Randy Newman (New York I Love you...). Un bignami perfetto, un cerchio quadrato, di cosa vuol dire far musica nel 2007.
Senza inventarsi nulla ma giocando con tutto.
Credo di aver ascoltato "In Rainbows" in questi due mesi più di qualsiasi altro disco nel resto dell'anno. E credo che ormai sia stato detto tutto quello che c'era da dire.
Un disco straordinariamente normale, pieno di canzoni straordinarie. E questo è il motivo per cui è in classifica (e per tutta una serie di ragioni collaterali sarà quello che ricorderemo per primo quando si riparlerà in futuro di questo 2007).
Gli Arcade Fire sono il gruppo dell'anno. E su questo credo che non esistano obiezioni possibili. L'unica realtà ad essere uscita dall'indie che dimostra di avere prospettive di crescita impressionanti. Forse diventeranno i nuovi U2. Forse no. Resta il fatto che "Neon Bible" è un album immenso, "grosso" e maturo. Ed è appena il secondo.
Le parole più azzeccate per definire "Sky Blue Sky" le ha scritte Gianluca Testani nel penultimo numero de Il Mucchio: "Ma veramente qualcuno pensava che i Wilco fossero diventati grandi perché avevano ficcato un po' di tric trac sperimentale nei loro due dischi capolavoro?". Esatto: la grandezza degli Wilco passa tutta per il songwriting di Tweedy, per l'anima che emerge da tutte (è impressionante, ma veramente tutte) le sue canzoni e per la forza con cui riescono ad essere leggeri pur rimanendo densissimi. Gli Wilco grandi lo sono sempre stati. E restano grandi, anche senza Jim O'Rourke.
Ma qualcuno si è accorto di "Cassadaga"? Sono rimasto colpito dalle poche, tiepide, parole lette in giro sull'ultimo Conor Oberst. Eppure "Cassadaga" è un bell'album, il primo in cui Conor fa veramente sul serio e si confronta con quelli che sono i suoi maestri più accreditati (Dylan, Springsteen). Non si nasconde dietro minuziosità indie rock e tira dentro di tutto: archi, ottoni, pianoforti. In poche parole: sembra un ragazzino finalmente diventato grande.
Fake Empire è il migliore degli incipit possibili. "Boxer" è la versione riveduta e corretta di "Alligator", il disco precedente. Con canzoni migliori. Può essere poco, lo so, ma io amo i National. Punto.
Ho paura che l'omonimo dei "Liars" verrà snobbato in moltissime classifiche di fine anno. Ed è un peccato. Perché fare canzoni pop, suonate, scritte ed arrangiate in un modo che pop non lo è per niente, non è una cosa che riesce a tutti. Tutte le ottime e geniali intuizioni dei due lavori precedenti sono state elaborate in una direzione meno free e più strutturata. Era quello che ci voleva, per me.
Non conoscevo i Cloud Cult prima di "The Meaning of 8" e sono rimasto di sale.
Un collettivo di sei persone che mischia musica ed arte (due dipingono. E basta). Corteggiatissimi da molte etichette, restano fieramente indipendenti per via di un ecologismo esasperato. Insomma: non andranno da nessuna parte, ma in questo disco ci sono idee da far invidia a nomi molto più blasonati, moltissimi cambi di atmosfera e registro ed una creatività senza freni. Fanno pop, ma dentro c'è di tutto.
"This record is a hit". C'è scritto così all'interno di "Ga Ga Ga Ga". L'ultimo album degli Spoon. Io non lo so se è un hit o meno, quel che è certo è che Britt Daniel si conferma come uno dei miglior autori americani su piazza. Canzoni come The Underdog, Don't Make Me a Target e, soprattutto, The Ghost of You Lingers non sono da tutti. Decisamente migliore del molto più incensato precedente. Misteri della fede.
"North Star Deserter" fa piangere. Per la durezza delle parole e la forza con cui Vic Chesnutt riesce a trasmettere le proprie sensazioni. C'è più anima qui dentro che in qualsiasi altro disco del 2007. Un capolavoro di mondi diversi che s'incontrano (le ballate di Vic ed i suoni delle band Constellation) e che combaciano alla perfezione.

Gli altri venti:

11. Bill Callahan - Woke on Whaleheart
(Una volta era Smog. Ora è semplicemente Bill. Una sicurezza che cresce di ascolto in ascolto).
12. Pj Harvey - White Chalk
(A me questo disco fa paura. Per quanto è spettrale e per come riesce ad arrivare al punto. Il miglior disco di Pj Harvey da un decennio a questa parte).
13. Okkervil River - The Stage Names
(Meno profondo di "Black Sheep Boy", ma altrettanto sentito. Will Sheff ha un talento immenso. E non si fermerà qui.)
14. Akron/Family - Love Is Simple
(Folk e psichedelia. Una live band incredibile).
15. Battles - Mirrored
(La freddezza della matematica. Forse inferiore agli EP, ma decisamente più diretto e meno concettuale. Atlas è la canzone dell'anno).
16. Animal Collective - Strawberry Jam
(Come i Liars: giocano con il pop, senza essere per niente pop. Il loro album migliore).
17. Black Francis - Bluefinger
(Uno degli album che ho più ascoltato quest'anno. Black Francis in forma smagliante. Un disco fatto in cinque giorni. Il punk che piace a me).
18. Dinosaur Jr - Beyond
(Qui non si fanno rivoluzioni. Qui si alza il volume).
19. Broken Social Scene presents Kevin Drew - Spirit If
(Ovvero: l'indie rock come si faceva una volta).
20. Josh Ritter - The Historical Conquest of...
(Semplicemente un album pieno di belle canzoni).
21. Jesu -Conqueror
(La musica non metal che fa impazzire i metallari. Come avevo scritto qualche mese fa: "post-tutto").
22. Shape of Broad Minds - Craft of the Lost Art
(Il miglior hip hop possibile. Dalle parti di Madlib ed affini).
23. The New Pornographers - Challengers
(Hanno una marcia in più, nonostante questo disco sia meno vario e per questo "minore", ma io li amo e non posso farci nulla).
24. !!! - Myth Takes
(Un album un po' dimenticato, ma comunque di buon livello. Dal vivo rimangono un'esperienza).
25. Modest Mouse - We Were Dead...
(Il disco peggiore dei Modest Mouse? Secondo me no. I Modest Mouse non fanno dischi peggiori).
26. Feist - The Remainder
(Vorrei che tutto il pop commerciale prendesse spunto da questo disco. E da Amy Winehouse).
27. Son Volt - The Search
(I fratellini minori degli Wilco. Minori, ma eccellenti).
28. Yeasayer - All Hour Cymbals
(Scoperta recentissima. Gli Akron/Family mischiati con gli Animal Collective).
29. Shins - Wincing the Night Away
(Uno dei dischi più attesi del 2007. Non credo finirà in moltissime classifiche. Peccato, è comunque un buon album).
30. Fridge - The Sun
(Adem e Four Tet di nuovo insieme. Passato inosservato, inspiegabilmente).

Tutto il resto, chi non c'è e perché non c'è, i live e quello che manca, nel solito post appendice.

(E per i completisti: 2003, 2004, 2005, 2006).

martedì, dicembre 11, 2007

L'assolo di batteria di Moby Dick mi ha sempre rotto i coglioni!

Da giorni avverto uno strando dolore al collo.
Ho pensato fosse cervicale. E probabilmente è così.
Resta il fatto che da sabato io sto vivendo in uno stato definibile simile a quello dell'ubriaco in attesa di collassare.
La spiego meglio: la presunta cervicale mi causa un giramento continuo di testa.
Mi sembra di essere una specie di Mr Magoo senza bombetta e con gli occhiali meno spessi.
Ed il bello è che neanche lui ha nessuna di queste due cose.

Purtroppo ho la tendenza a cercare motivazioni impossibili per giustificare qualsiasi cosa mi succeda.
E la motivazione per il malessere di questi giorni è solo una: la reunion dei Led Zeppelin (ed un vaccino contro l'influenza fatto quando non ero proprio al massimo della forma).
I Led Zeppelin non dovevano riunirsi.
O forse anche sì, tanto chi se ne frega. Tanto noi non saremo mai tra quelli in grado di spendere centomilaeuro per un biglietto di concerto e poi i sorteggi mi portano sfiga.
Nel senso che non vinco mai un cazzo.
Cioè: una volta ho vinto un portachiavi di dubbio gusto, ma faccio fatica ad associarlo al concetto di premio.
Anche se, effettivamente, la prima regola del bravo blogger dice di millantare "successo" e rendere significativa ogni cosa che normalmente sarebbe giudicata come una cazzatina.
Per cui: fierissimo del mio portachiavi di dubbio gusto, torno indietro di qualche riga (come dice sempre Lapo Elkann) e vi sbatto in faccia il mio menefreghismo per la reunion dei Led Zeppelin.
Ed il disappunto per la mia cervicale.

Parliamoci chiaro: la reunion one night only ha sempre il suo fascino.
Fascino che decade quando, ancora prima di salire con le pancere sul palco, si avverte il rumore delle monete che cadono dentro al corpo del musicista per tutto quello che avverrà subito dopo.
Robert Plant è un salvadanio. Un porcellino con un buco sotto.
Una porcellino con i capelli del Mago G Galbusera.
E non metto in dubbio che il concerto sia stato bellissimo, riuscito ed epocale.
Ma sono anni che guardando quei loschi figuri vedo i Cugini di Campagna. E non posso farci niente.
Da quando Page si è trasformato nel meme di un parucchiere attempato?
Una specie di simulacro vivente di un qualsiasi Coffeur Renato.
E perché c'è Brian Wilson al posto di John Paul Jones?
Soprattutto: io non riesco a guardare Plant nello stesso modo da quando, una decina d'anni fa, Max Stèfani ha scritto sul Mucchio di aver beccato il buon Robert nell'atto di incaprettarsi un tecnico Rai in una delle roulotte nel backstage del Concerto del Primo Maggio.
Cioè, niente in contrario sull'atto in sé (anche io m'ingroppo sempre i tecnici della Rai), ma a tutto c'è un limite. E farlo davanti a Stèfani mi pare davvero troppo.

Il vero dramma umano, quello che mi preoccupa di più e mi crea imbarazzo, è per il figlio di Bonzo. Ho paura che più si andrà avanti con il tempo e più ci troveremo davanti a queste strane fecondazioni assistite. Figli che prendono il posto dei padri e che vivono perennemente nell'ombra dei genitori.
Insomma: i gradi di separazione tra Piersilvio Berlusconi ed il figlio di Bonzo (che si chiama "Figlio di Bonzo") sono molti, ma veramente molti, meno di sei.

Daniele dice che forse ho una roba reumatica. E dice anche che io faccio una vita troppo sedentaria.
Non è vero. Ho la tessera della piscina. La porto sempre nel portafoglio, ma ancora non ha dato benefici.
Insomma: sono più vecchio io di tutti gli Zeppelin messi insieme.
E questo è il problema.

lunedì, dicembre 10, 2007

Una volta qui era tutto un bastard pop



Taaaanto 2003.
Anche se devo ammettere che mixare Toxic di Britney Spears con Rehab di Amy Winehouse ha un che di geniale.
Un modo per celebrare le due icone pop del 2007.

Empulsive - Toxic Rehab
(Britney vs Amy). Via The Music Slut.

domenica, dicembre 09, 2007

Sassi che il mare ha consumato...

(Perché non provi a fare un post?)

Federico Fiumani porta sfiga.
La prima volta che l'ho sentito dire è stato più di sette anni fa.
Erano gli anni del Frequenze Disturbate "alla buona".
Quello del "è tutto gratis e non c'è neanche il backstage. Puoi andare in camerino, prendere Blixa, dargli due schiaffoni e nessuno ti dice niente!"
Anni luce fa.
Un'amica milanese mi dava un passaggio in macchina fino ad Ancona.
Ascoltavamo "Il sussidiario illustrato... " dei Baustelle.
Ad un certo punto, non ricordo neanche perché, il discorso è caduto su Moltheni.
"Non lo nominare Moltheni! Non lo sai che porta rogna? Come gli Estra, Fiumani e forse pure Canali."

Io non ho mai amato i Diaframma. E per un certo periodo ho vissuto la cosa un forte senso di colpa.
Piacevano a tutti. Ma soprattutto piacevano alla gran parte delle persone che avevo intorno.
C'era un vero e proprio culto, in realtà, che passava da chilometri fatti per vederli in concerto, a vere e proprie follie da collezionisti.
Andai anche io a vederli dal vivo, per la prima volta, verso metà degli anni novanta.
Suonavano in un paesino di provincia. Oddio, paesino era una parola grossa.
Suonavano in una strada.
Più che rimanere colpito dal concerto, passai tutta la sera ad osservare il pubblico.
Veneravano Fiumani come un Dio. Lo seguivano ovunque si muovesse. Durante il live gli lanciavano biglietti e magliette. Richiedavano canzoni.
Io li guardavo e mi chiedevo: "Perché?"
Che cosa aveva di così speciale Fiumani?
La band suonava malino, lui non cantava bene, i testi... sì, i testi erano belli, ma mica così tanto come si leggeva in giro e le canzoni mi sembravano "vecchie".
Ma non vecchie come quelle dei Television o dei Clash.
Vecchie nel senso di invecchiate male. Pesantemente scalfite dal tempo.
Passate.

La mia prospetiva è cambiata il giorno in cui ho deciso che avrei provato sul serio a fare qualcosa con la musica. E così mi sono messo a studiarli, i Diaframma.
Ho comprato i loro dischi ritenuti più importanti, esattamente come altre volte ho fatto (e faccio tuttora) per gli artisti di cui so che DEVO avere qualcosa.
Anche se non mi piacciono.
Ed è così che ho cominciato a comprendere il personaggio e la sua poetica, ma senza mai farmi catturare da questa.
In parole povere: i Diaframma continuano a non piacermi ed ormai ho fatto l'abitudine all'idea che forse non mi piaceranno mai.

(E questo era solo il cappello).

Ho trascorso la mattinata di ieri alla Fieri dei piccoli e medi editori.
Sì, Più Libri. Quella cosa lì.
Sono uscito presto. Ho preso la metro che sembrava ci fosse un sole incredibile.
Sono arrivato all'Eur ed era tutto scuro. Pioveva, quasi.
Come se non bastasse ho sbagliato fermata ed ho camminato per un paio di chilometri.
All'Eur le mignotte ci sono anche la mattina. Così, giusto per.
L'ho scoperto mentre camminavo per raggiungere il palazzo dei congressi.
Sono mignotte strane, comunque. Troppo vestite e senza gli attegiamenti tipici.
Tant'è che forse non lo erano e sono solo io che ho equivocato.
Ma sembravano proprio mignotte.
Alla Fiera ho scoperto che per una volta tanto timbrare il biglietto dell'autobus aveva avuto un senso (mi hanno fatto lo sconto) e sono entrato.
Da lì a non poterne più è passato pochissimo tempo.
Troppa gente, troppi stand, troppi editori. Troppo tutto.
C'era anche uno spazio Splinder e c'erano i blogger. Quelli "nuovi" che parlano di cose da alieni.
Alla fine l'unica cosa che ho fatto è stato comprare qualche libro e scambiare poche chiacchiere.
Ho anche mangiato un piatto minuscolo di ravioli minuscoli, ma questo non penso sia interessante.
Mi è costato 6 Euro. Uno a raviolo. Comunque.
Ho comprato qualche libro, dicevo, ed uno di questi è "Brindando coi demoni".
L'autobiografia di Federico Fiumani.
Ho cominciato a leggerlo che ero ancora nella fiera, seduto su una poltroncina davanti a Roberto Vecchioni e alle sue groupie di mezz'età.
Ho continuato dopo, sull'autobus fino a Piramide. In metro fino a Termini e "sul 5" fino a casa mia.
Ho continuato anche a casa mia, a dire il vero. Ed ho continuato anche ieri notte. Dopo il concerto degli Amari e diverse ore di stanchezza sulle spalle.
In poche parole: in neanche mezza giornata ho finito il libro. E mi è piaciuto.
E neanche poco.

"Brindando coi demoni" andrebbe regalato a tutti quelli che hanno perso la testa per "Post-Punk" di Simon Reynolds, a quelli che hanno letto anche "Il sogno inglese" e si sono divertiti tra i racconti dei protagonisti in "Please Kill Me".
Anzi: rappresenta il versante italiano di "quella cosa lì".
Il nostro punk, la nostra new wave, vivono in queste pagine mascherate da racconto di vita (punk anch'esso, pieno com'è di refusi, errori e "istinto").
Fiumani riesce a disegnare uno spaccato preciso pur parlando praticamente sempre e solo di se stesso. Esponendo tutte le sue fragilità e disegnando un quadro inquietante ed efficace.
Fa paura, Fiumani. Il modo in cui si dipinge non è per niente indulgente.
Riesce ad apparire spaventoso e comunque sempre straordinariamente umano.
E fa i nomi. E pure i cognomi. Non risparmia i dettagli. Neanche quelli più intimi. Neanche quelli che forse era meglio tenersì per sé.

Insomma: porterà pure sfiga, ma ha scritto un gran libro.

(Ed alla fine anche io ho fatto un post).



Diaframma - Valentina (Home Demo).

lunedì, dicembre 03, 2007

Quer pasticciaccio brutto de "la musica a Roma"



Uno non fa neanche in tempo a celebrare la riapertura dell'Init come sinonimo di "nuovo/vecchio posto per la piccola musica di qualità a Roma", che subito arriva una Serie di Sfortunati Eventi a ripiombare l'Urbe nel guado in cui sta rischiando di annegare.

Partiamo dal più piccolo: Enzimi.
Il festival gratuito organizzato da Zone Attive (ergo Comune di Roma) che cerca di unire teatro, musica, arti visive e chi più ne ha più ne metta.
Tra la fine degli anni novanta e la prima parte di questi anni zero, Enzimi era una specie di punto di riferimento.
Un'oasi felice in cui si poteva fare il pieno di concerti, performance, reading, mostre di fotografia.
Dalle gloriose edizioni degli anni passati (me ne ricordo una meravigliosa, a Saxa Rubra, con tanto di Dissonanze incorporata, più live di Belle & Sebastian, Tindersticks, Tortoise, Sea and the Cake, Subsonica e più o meno tutte le band italiane indie rilvevanti in quel periodo), si è arrivati piano piano ad avere un Enzimi ridimensionato, a cadenza variabile (una volta era l'appuntamento che chiudeva l'estate, quest'anno ha chiuso l'autunno, più o meno).
Ovvio: non è lecito pretendere ogni anno fuochi d'artificio "aggratise", ed è chiaro che dietro ogni tipo di ridimensionamento c'è un problema più ampio.
Sempre meno soldi per la cultura e sempre meno considerazione per la musica.
Ma passare una serata dentro una spazio che di per sé sarebbe molto bello (l'Ex Mattatoio di Testaccio) e dover lottare contro freddo, impianto scadente e situazioni al limite dell'accettabilità, non è un bene per nessuno. E non è un bene per Enzimi e per la sua sopravvivenza.

Sembra quasi che in questa città, ormai, ci sia rispetto solo per i grandi eventi collettivi.
Per le piazze piene, i telecomcerti, i cornetti e i primi maggi.
Come se il lustro, la tanto strombazzata "Roma città aperta alla cultura" fosse solo una questione di numeri e di apparenza, mentre la realtà dei fatti dice tutta un'altra cosa.
Dice che, per esempio, è impossibile ormai organizzare eventi che superino il migliaio di persone.
Ché mancano gli spazi ed anche i pochi disponibili sono in realtà resi inutilizzabili da beghe di quartierino e lotte tra mafiette.
E' un caso eclatante, nello specifico, l'annullamento del concerto di Aphex Twin previsto per il sabato appena lasciato alle spalle.
Un concerto (vabbè, un laptop/dj set) organizzato da mesi e sbattutto sulle pagine delle riviste e dei siti di tutto il mondo in qualità di prima data ufficiale di un tour di sole altre tre date.
Insomma: non proprio una cosa da poco.
Fin da subito emergono problemi con la location.
DNA Concerti individua (e non senza sbattimenti) l'aria dell'Ex Fiera di Roma come unico luogo adatto all'evento. Ottiene la disponibilità dello spazio fino a quando, mancando ormai pochissimi giorni, si vede negare dal Comune la possibilità di utilizzare quella venue.
La motivazione è semplice: l'Ex Fiera non appartiene più a privati e Roma non ritiene giusto effettuare in quel luogo serate a pagamento.
Per cui serve un nuovo posto. E serve in fretta.
Alla fine la serata viene spostata allo Zen Platz, nei pressi del lunpark dell'Eur.
Uno spazio molto più piccolo che trasforma la serata in un immediato ed "obbligato" sold out.
Questo fino a sabato mattina, quando il comune si sveglia, si leva la cispa dagli occhi e nega l'agibilità allo Zen Platz. Per cui: bye bye Aphex. Ciao, ciao. Au revoir.
E chi s'è visto s'è visto.
Peccato che pochissime ore dopo venga annunciato il cartellone di AMORE 08, la serata "ballereccia" che da anni è sinonimo di Capodanno.
Serata a pagamento. All'Ex Fiera di Roma.
Il posto in cui si sarebbe dovuto esibire Aphex. Esatto.
Un vero schifo. Ed una perdita terribile in termini di reputazione e, più banalmente, denaro, per quelli che avevano cercato di organizzare la serata e che, loro malgrado, si sono trovati con un pugno di mosche in mano.
Basta fare un giro sullo space di DNA per vedere la sequela incredbile di insulti e minchiate tra i commenti. Perché chiaramente c'è gente che è partita da ogni dove per vedere Aphex.
Gente che ha speso soldi ed ora ha perso la pazienza. Gente che ignora tutto quello che ho riportato poco sopra e pensa che la colpa sia di chi investe i propri soldi e la propria passione per un lavoro che sempre più spesso si rivela essere, perdonatemi il francesismo, un cazzo su per il culo.

Perché, diciamocielo chiaro e tondo, ormai a Roma le cose le riesci a fare non per quanto ti sbatti e per il culo che più o meno ti fai, ma per quanto sei ammanicato, inciuciato e parato.
Come si dice qui.
E non è detto che anche in questo caso si riesca a farle per bene, queste benedette cose.
E per fare uno esempio non serve andare tanto indietro. Basta fermarsi a sabato.
Sempre questo stesso sabato.
Al Palalottomatica si teneva un concerto per il "World Aids Day". Anche in questo caso, non proprio una cosa da poco.
L'organizzazione impegnava il Comune (essì) e il Ministero della Salute.
Ad esibirsi sul palco, anche qui gratis, vari dj (i soliti Coccoluto e Giancarlino), Kelis e, soprattutto, i Soulwax.
La serata è stata promossa non male, peggio.
In uno spazio da ottomila e passa persone ce ne saranno state, a voler essere generosi, sette-ottocento. Il colpo d'occhio era devastante.
Quasi una goccia nel mare, tant'è che quando Kelis ha fatto illuminare la platea, non è riuscita a trattenere una risata.
Prima dei Soulwax, Coccoluto e Silvestrin salgono sul palco e si lanciano in una tirata per la mancata partecipazione del Ministro.
Poi Silvestrin annuncia, sbagliando, i 2 Many DJ'S ("We're four many dj's" diranno loro, poi) ed i quattro belgi fanno un concerto surreale di fronte ad un pubblico surreale.
Un concerto bello (praticamente suonano dal vivo i remix presenti nella loro recentissima raccolta. Remix di pezzi altrui. Con voci campionate e "suonate" con il Korg), ma triste.
Una specie di sagra paesana con problemi di grandeur.

Il fatto è che si fa un gran parlare del "modello Roma" come del migliore per il futuro del paese.
Il problema è che il modello Roma non esiste. E se esiste... fa schifo ar cazzo.


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