Primavera Sound 2005 Report (LT 07 Preview)
Stephen Malkmus - Home Alone (LT 06)
Adam Green - American Idol (LT 05)
Low... forever changes (LT 05)
Revisionismi: J Mascis - Martin And Me (LT 05)
Sono un ribelle, mamma (Write Up n.2)
Tra le pareti (www.julieshaircut.com)
Broken Social Scene: all in the family (LT04)
Revisionismi:Weezer-Pinkerton (LT04)
Le parole che non ti ho detto (MarieClaire feb 05)
Revisionismi: Scisma-Armstrong (LT03)
Meg: essenza multiforme (LT03)
Greg Dulli e Manuel Agnelli: Matrimonio all'italiana (LT03)
American Music Club e R.E.M.- Once were warriors (LT03)
La lunga estate dei folletti (LT02)
Not tomorrow!No manana!Today! (LT02)
Blonde Redhead sulle ali della farfalla (LT01)
Oltre la traversa (Il Mucchio Selvaggio 2002/2003)


Weeds



domenica, dicembre 31, 2006

"Ora basta, non è giusto, io sto maaale..."



I giochi di parole tra parentesi.
The Paragonator.
Il Capitano Stubing.
Le suocere.
Il nano sodomita.
I 13enni.
Le frasi auliche.
I riformatori della lingua.
Il Contratto.
L'editore Gump.
Tessera (l'accento mettetecelo voi).
Una vita salutare.
Una vita a salutare.
LosingToday.
Gli Strokes.
Le bollette.
I bonifici.
Il dipartimento "affari e complicazioni semplici".
Disco Dredd.
Le patate.
L' americana.
L' americana che non mi molla neanche a capodanno.
Il paracetamolo.
Il verme strisciante.
Le colazioni.

Il 2006.

A tutti gli altri (cose, esseri umani, città, lettere e testamenti):
Buon Anno.

mercoledì, dicembre 27, 2006

Finalmente so cosa farò a Capodanno (Say it loud I'm Elf and proud).

Lo passerò a letto.
Tutta la notte.
Senza soste.
Senza neanche un minuto di pausa per il brindisi.

Lo passerò a letto.
E tu mi farai compagnia, mi cara... influenza.

(Ebbene sì, ed io che già mi stavo preparando ad affrontare il nuovo anno a colpi di lascivi balli celebrativi. Vabbè, degna fine di un anno di merda).

venerdì, dicembre 22, 2006

And the Ferretti Award 2006 goes to...



Io stimo quelli che nel 2006 si prendono ancora del tempo per scrivere lettere.
Li stimo.
E un po' li temo.

Per farla breve:
Marino Severini, il fondatore dei Gang, storico gruppo italiano, offeso per una recensione ricevuta sulle pagine di Rumore, risponde per le rime a Barbara Santi.
Autrice dell'articolo.
In questo caso "per le rime" è da intendersi come: lunghissima pippa in cui l'autore magnifica se stesso, la sua arte e la sua cultura, al solo scopo di dimostrarsi superiore della persona che lo ha recensito.
Mah.

Non entro del merito della questione, il problema è un altro: ma perché diamo ancora attenzione ai Gang?
Non ne abbiamo avuto abbastanza?

Ecco la lettera (è lunghissima, chiedo scusa):

ìCara signorina Santi, soltanto oggi ho potuto leggere la sua recensione riguardo al nostro lavoro "Il seme e la speranza", dopo mesi dalla sua pubblicazione apparsa su Rumore. Ne avevo sentito parlare durante il "giro" estivo su e giù per il paese da amici e conoscenti sempre imbarazzati e incazzati rispetto allo "stile" da lei usato in questa occasione, ma solo oggi ho potuto leggere direttamente questa sua "alzata d'ingegno", poiché negli ultimi mesi non ho seguito affatto quanto è stato pubblicato sulla stampa specializzata a proposito del nostro lavoro; come dire avevo altri cazzi... Quindi se fino ad ora signorina se l'è cavata, adesso è tempo che se la veda con me per questa sua bravata. La invito perciò a rileggere quella sua recensione (?) tanto per rivedere il tono e le parole da lei usate in proposito. Tutto ciò non mi adira o meglio non mi fa incazzare ma è per una questione di principio e di rispetto nei miei confronti e nei confronti del gruppo, di tutti quelli che hanno partecipato al progetto (che sono un centinaio di persone) e nei confronti del mio lavoro e della cultura alla quale esso appartiene che le dico cara signorina Santi che il suo è uno sputo non una recensione. Uno sputo però che gli ritorna in faccia poiché trova il vento contrario. Le dico subito che questo suo "stile" burino, arrogante e strafottente non se lo può permettere nei miei confronti. Assolutamente. Se gli altri sono disponibili a subirlo mi dispiace per loro, ma può stare più che certa che io non lo sono, questo suo tono non lo accetto proprio. Lei si merita una bella lezione di rispetto e di educazione per prima cosa, ma dovrebbe dargliela sua madre con un sonoro schiaffo come si fa coni bambini viziati e strafottenti; se non l'ha fatto ancora si vede che ha avuto altro da fare anziché insegnare l'educazione a sua figlia... Male molto male. Lei può sentirsi pure sicura e protetta dentro il suo "fortino" e accanto ai suoi "padrini" ma qui signorina siamo fuori dalle mura, in campo aperto, nell'Accampamento che precede l'Assedio. Qui sono altre le regole, i linguaggi, i principi, i valori, qui non ci si ripara dietro a nessuno e non si nasconde la propria ignoranza con uno stile alla Sgarbi e compagnia bella. Perchè, questa invece è una lezione che posso darle, lei signorina oltre che essere una povera stronza è assolutamente ignorante rispetto al ruolo che dice di rivestire, quello di recensore, per non dire di giornalista specializzato o di critico. Ma a lei chi ce l'ha messa lì dove sta? Come ci è arrivata? E comunque la sua ignoranza non scusa il suo atteggiamento né giustifica la sua arroganza. E visto che lei è proprio tonta mi permetto di aiutarla a fare meglio il suo lavoro per il quale spero che non ci sia uno tonto più di lei che la paga per ciò che scrive e per come lo scrive.
Allora signorina Santi la informo innanzi tutto che c'è una scuola di critica culturale, una tradizione, un impianto critico fondamentale che storicamente passa per Alan Lomax (che non è un cartone animato...) per Carpitella e va fino all'Istituto De Martino, al Circolo Gianni Bosio, ai "Giorni Cantati" e se proprio vogliamo allungare la strada arriviamo al Buscadero e al Mucchio Selvaggio... E' sulla base di questa esperienza critica che il mio lavoro signorina va rapportato, criticato e analizzato al fine di dire se ciò che è stato fatto va nella direzione giusta oppure no, anche quando può entrare in conflitto con la "strada principale". Forse pensa che basterebbe tradurre di sana pianta qualche pagina di Sound o Melody Maker o peggio ancora Rolling Stones per incoronarsi critico musicale?

CONTINUA A LEGGERE LA LETTERA DI SEVERINI A BARBARA SANTI.

(Il meglio viene dopo: il vaticinio contro Alberto Campo, l'appello contro chissà quale teoria della cospirazione... Severini, più che Ferretti, ricorda prepotentemente il commesso nerd del negozio di fumetti dei Simpson. Quello pronto ad inviare "una mail di sdegno" per qualsiasi cazzata. E' giusto risentirsi per una recensione ritenuta pretestuosa, ma rispondere con il tono di un Dio che scende sulla terra per rivelarci la verità proprio no).

giovedì, dicembre 21, 2006

Trentaduemilasei (dischi non sottobicchieri)

10-6

Cat Power - The Greatest
Joan as Police Woman - Real Life


Due dischi speculari.
Chan Marshall e Joan Wasser.
Due vite diverse e un percorso comune che parte dall'indie rock (o addirittura punk), passa per il folk e, nel 2006, precipita del soul.
"The Greatest" e "Real Life" vivono di sapori antichi, i suoni e la struttura delle canzoni potrebbero far pensare a due album composti e registrati una trentina d'anni fa.
L'apparente leggerezza delle trame musicali si scontra con l'asprezza delle parole e delle storie raccontate.
Storie d'amore e dolore. La stessa cosa, praticamente.
Ci poteva anche stare, ma non c'è: Jenny Lewis with the Watson Twins - "Rabbit Fur Coat".

Scott Walker
The Drift


Here comes the black man.
Undici anni dopo "Tilt", Scott Walker ritorna a scrivere e pubblicare canzoni.
"The Drift" è un disco che fa paura. Un viaggio in musica nel fantastico mondo della paranoia.
L'inconfondibile voce da crooner di Scott Walker si appoggia su un tappeto nervoso di archi, percussioni e strumenti "tradizionali". I cori spettrali si mischiano con le linee vocali principali dando vita ad un insieme sulfureo e terrorizzante.
Un disco bellissimo. Lontano da qualsiasi tipo di definizione.

Bonnie Prince Billy
The Letting Go


Will Oldham. Basterebbe il nome.
E infatti basta.
Una sicurezza.

Sonic Youth - Rather Ripped
Yo La Tengo - I'm Not Afraid of you and I Will Beat your Ass


Ancora due dischi gemelli.
Thurston Moore e Kim Gordon.
Ira Kaplan e Georgia Hubley.
La storia dell'indie rock degli anni 80 e 90 che ritorna.
Entrambe le band dovevano scrollarsi dalle spalle un passato recente non troppo esaltante.
"Sonic Nurse" e "Summer Sun" sono stati, a loro modo, due passi falsi, per cui era lecito non aspettarsi molto da questi due nuovi album.
E invece...
Invece "Rather Ripped" è un ottimo disco. Compatto. Omogeneo.
E pop. Talmente pop che nei momenti migliori finisce per ricordare i Pavement (e infatti Mark Ibold...), un gruppo che per quasi tutta la sua carriera ha cercato di ricordare i Sonic Youth.
"I'm Not Afraid..." è tutto il contrario. Un'insieme di suoni e atmosfere diverse.
Dal kraut rock alla psichedelia, dall'indie rock alle tipiche canzoni pop da due minuti e poco più.
Dai Beatles a Carol King.
Un disco degli Yo La Tengo, insomma.

Julie's Haircut
After Dark, My Sweet


"E' melio cambiaire, no?", dice Paris Hilton.
I Julie's Haircut devono aver pensato la stessa cosa prima di mettersi al lavoro su questo album. Scordatevi l'indie, il pop, le canzonette e le camerette, "After Dark, My Sweet" è un disco registrato interamente dal vivo, le canzoni (sarebbe meglio dire "i brani") nascono tutte da improvvisazioni che vengono di volta in volta tagliate e riassemblate.
La voce lascia spazio alle chitarre e agli effetti.
In questo momento, in Italia, non c'è nessuno che suona come loro.
E a pensarci bene non c'era neanche prima.

mercoledì, dicembre 20, 2006

Sono anni che mi urtano, mi rovinano da troppo tempo...



Su Radio Deejay è in atto una rivoluzione:
per tutta la giornata la ditattura Linus è stata spodestata dal Trio Medusa che ha fatto e disfatto il palinsesto a suo piacimento.
Per cui: un'ora di Gialappa's tra le 12 e le 13, tra le altre cose, e musica scelta dai conduttori dei programmi.
Inutile dire che la selezione era di gran lunga migliore rispetto quella di una giornata normale (almeno nei pochi momenti che ho avuto la fortuna di ascoltare), il fatto importante è un altro:
Nikki l'ha cantata.
Dopo tanti anni è tornato sui suoi passi.
Al tempo in cui aveva i capelli lunghi e a i Bloc Party preferiva i Van Halen.

Cosa?
Ma come cosa?
La più grande canzone italiana degli anni '90.
L'ultimo bicchiere.
C'è anche un video che testimonia l'evento.
Ora sì che è veramente Natale.

martedì, dicembre 19, 2006

Trentaduemilasei (andamento lento)

15-11

Sparklehorse - Dreamt For the Light Years in the Belly of a Mountain
Flaming Lips - At War With Mystics

Grandaddy - Like Just the Fambly Cat


Tre dischi "gemelli". Una sola posizione.
Si assomigliano, pur essendo diversissimi, gli Sparklehorse, i Flaming Lips ed i Grandaddy del 2006. Nessuno di questi tre dischi rappresenta il migliore della loro carriera, eppure tutti e tre meritano considerazione.
Mark Linkous con il suo album più pop e solare (tra mille virgolette) non ha raggiunto sicuramente i livelli di "Vivadixie" e compari (un capolavoro e due quasi capolavori), ma ha dato alle stampe il disco più beatlesiano del 2006. E questo, chiaramente, è un pregio.
Il nome Flaming Lips è stato sicuramente quello più digitato su queste pagine nel 2006.
E forse anche l'anno prima. Nonostante tutto "la guerra con i mistici" non mi ha convinto appieno.
Da una parte è il disco di Coyne e compagni (dopo la svolta pop, ovvio) con le canzoni meno convincenti, dall'altra è sempre comunque un disco dei Flaming Lips.
E rappresenta una nuova svolta, con nuovi suoni e nuove idee. Non poteva non esserci.
Grandaddy. Basta la parola.
Un omaggio, tributo, riconoscimento ed un album di valore passato praticamente, e a torto, inosservato.

Vinicio Capossela
Ovunque proteggi


La musica di Capossela si riflette benissimo nell'immagine di copertina di "Ovunque Proteggi": sfocata e fatta pezzi. Un insieme di punti inquadrati ma sotto una luce di volta in volta diversa.
La scomposizione graduale di un canone. La tradizione che diventa qualcos'altro.
Un qualcosa indefinibile, unico.
Come Vinicio Capossela c'è solo Vinicio Capossela.
Il più grande autore italiano degli ultimi 15 anni.

Ladyhawk
Ladyhawk


La solita vecchia storia: il tempo passato a cercare di star dietro a tutta la musica che esce, il tentativo di stare al passo con i tempi, il muoversi sempre alla ricerca del nuovo fenomeno, alla fine dei giochi non conta nulla.
Basta un album come questo dei Ladyhawk a capire che certe cose non hanno bisogno di spiegazioni. A questo suono qui, quello fatto con chitarre distorte e voci quasi stonate, non so proprio resistere. Tra i Built to Spill, i Dinosaur Jr e i Modest Mouse.
Roba mia, insomma.

Band of Horses
Everything All the Time


Questo è l'ultimo disco Sub Pop. Lo giuro.
In un certo senso potrei copia/incollare quanto scritto sopra, ma vale la pena spendere qualche altra parola. "Everything All the Time" è una sorta di punto d'incontro tra l'indie ed il roots rock, quello che lo differenzia da altri titoli simili è la scrittura.
I Band of Horses hanno un talento incredibile per confezionare melodie difficili da dimenticare, solo che non sempre ci riescono.
The Funeral è una canzone da manuale. L'anello mancante tra i Coldplay e l'indie ammerigano.
Se continuano su questa strada, prima o poi, faranno veramente il disco dell'anno.
Speriamo solo di non dover attendere troppo a lungo.

Thom Yorke
The Eraser


Non ho ascoltato molta elettronica, lo ammetto.
Ed includere "The Eraser" come rappresentante di questa categoria non è forse una cosa giustissima.
Perchè Thom Yorke fa musica pop. Qualsiasi cosa faccia è pop. Non si scappa.
Anche in "The Eraser", per dire, ci sono delle canzoni memorabili, addirittura migliori di quelle dell'ultimo disco dei Radiohead.
Per cui, forse non è giusto, ma tant'è.
Mi sono piaciuti anche l'album di Chris Clark e quello, uscito per Carpark, di Takagi Masakatsu.

E intanto noi ci facciamo i regali, il giorno che è nato Cristo arricchiamo gli industriali

Il modo migliore per festeggiare il Natale è ascoltare la compilation di cover trash natalizie (ma non solo) messa online da Valido.



Molte le perle: Marco Masini alle prese con i Metallica (eh sì), Gene Simmons truccato da Keith Flint per Firestarter dei Prodigy e lo scellerato duo Dio/Malmesteen impegnato a massacrare Dream On degli Aerosmith.
Ma a risaltare di più è la mancanza della coppia formata da Jovanotti e Carboni che nel 1993 monopolizzò gli airplay delle radio con la cover di More Than Words dei tamarrissimi Extreme.
Questa.

sabato, dicembre 16, 2006

Trentaduemilasei (il giorno dopo il giorno)

20-16
Non voglio che Clara
S/T


Gli innamoramenti non si possono spiegare.
Succedono. Semplicemente.
Analizzare il perché un disco del genere possa piacere talmente tanto da finire in classifica è uno sforzo che lascio agli altri.
Volendo proprio scrivere qualcosa, si potrebbe parlare della maturità che traspare dalla scrittura di queste canzoni. Dell'urgenza e l'inquietudine che comunicano i testi, degli arrangiamenti assolutamente non banali ed al tempo stesso rispettosi di una tradizione.
Si potrebbe, ma non lo faccio.
Semplicemente ogni tanto capita di innamorarsi e non saper spiegare il perchè.
Succede.

Oxford Collapse
Remember the Night Parties


La Sub Pop è sicuramente l'etichetta dell'anno, almeno per quanto riguarda" la musica con le chitarre". Con tutti, o quasi, i big fermi ai box in attesa di tornare nel 2007 con nuovi album (i Low e gli Shins su tutti), sono state le "nuove leve" a caratterizzare fortemente l'annata.
Tra cui emergono questi Oxford Collapse. Non proprio dei novellini, vista anche la copiosa gavetta alle spalle, ma capaci di attirare solo ora l'attenzione grazie ad un disco di indie rock come non se ne sentivano da un bel po'. Senza pose e senza seguire le mode.
Un gruppo di rock underground, inteso come si sarebbe inteso nel 1980, proiettato nel 2006.
Qui ci sarebbero potuti anche stare i Lemonheads. Ma tant'è.

Cansei De Ser Sexy
S/T


Il disco hype dell'anno. Quello di cui parlano tutti.
Quello su cui è obbligatorio spendere una parola.
i Cansei De Ser Sexy sono qui in rappresentanza di Junior Boys, Hot Chip e Pipettes.
Tutti dischi "buoni" e che hanno caratterizato, in modi diversi, l'ultimo anno.
Scelgo loro perché, tra tutti, sono quelli più "freschi" (aggettivo tremendo, lo so), divertenti, punky e che destano maggiore curiosità per cosa potranno mai combinare in futuro.
Ah, ancora Sub Pop.

Franklin Delano
Come Home


Quando si parla dei Franklin Delano si finisce sempre per tirare fuori le stesse cose:
l'america, Brian Deck e le miriadi di influenze vere o presunte (molto spesso insensate).
Quello che non si dice mai è che i Franklin Delano una loro personalità ce l'hanno eccome.
Un suono riconoscibile e loro, seppur non originale, che li rendi diversi da tutte le altre band italiane su piazza.
Con il disco precedente, "Like a Smoking Gun in Front Of Me", avevano fatto comprendere il loro enorme talente nel creare atmosfere, ora scrivono anche bellissime canzoni.
Tienamoceli stretti (e perdonatemi il finale stile pagella di Ziliani a Controcampo).

Grizzly Bear
Yellow House


La psichedelia non esiste.
O meglio esiste, ma non è più codificabile.
La trovi ovunque, tra le canzoni del cantautore stralunato, tra gli accordi della band indie rock, i beat e i glitch del musicista elettronico. Ovunque.
E sempre in un modo diverso.
Se esiste un disco, oggi, nel 2006, che incarna alla perfezione il significato di questa parola (il significato "antico"), è sicuramente il secondo dei Grizzly Bear.
Affascinante, evocativo, stralunato ed ombroso. Bello come un disco degli Animal Collective, ma con una marcia in più.
Le canzoni.

[continua]

venerdì, dicembre 15, 2006

Tre cose veloci... velocissime

1. La Premiata orchestra dei Gemelli Busoni si rimette in moto.
Questa sera data zero del tour. Da gennaio, un po' ovunque.



Portatevi i sassi.

(Ma soprattutto: "I'm the Creature", il disco che piace a grandi, piccini e rosiconi, è finalmente in vendita su iTunes - MiceCars - I'm the Creature - e non è cosa da poco. Ma soprattutto, lo stesso disco, per Natale e non solo, viene venduto sul sito della Homesleep alla modica cifra di 9.95 euros - come l'intero catalogo degli album- spese di spedizione incluse. Come diceva la Loren prima di vestirsi da suora e truccarsi come una pornostar: "Accattatevillo").

2. La puntata di quel programma farlocco che si chiama Autotune è finalmente scaricabile.
Qui. E se non la volete ascoltare, potete almeno dare una letta alla playlist.

3. Questa sera, in televisione ma anche su Internet, va in onda l'ultima puntata del 2006 di Larsen. Un programma che invece non è farlocco per niente.
A suonare dal vivo ci sono i Franklin Delano e Roberto "una volta ero il Gatto matto, ma fidatevi sa fare molto di meglio" Angelini. Per informazioni, sugli altri ospiti e tutto il resto, c'è Giulia.

Trentaduemilasei ("la classifica barzotta")

25-21

The Thermals

The Body, the Blood, the Machine


La vera forza del rock and roll, rispetto tutti gli altri generi musicali, è la spontaneità.
La capacità di riuscire a comunicare tutto e subito, coinvolgendo, oltre alla testa e il cuore, anche il fisico. I Thermals sono in giro da un bel po', vengono da Portland ed incidono per la Sub Pop.
Probabilmente non lasceranno mai un segno, ma il loro ultimo disco, prodotto da Brendan Canty dei Fugazi, si fa ascoltare e ballare con piacere.
Quando s'impegnano, se s'impegnano, ricordano i Pixies.
Ed è per questo che sono in classifica. Al posto dei Raconteurs

Think About Life
S/T


Questo disco finisce in classifica non so bene neanche io perché.
E' un disco imperfetto, con canzoni non sempre all'altezza e una ricerca della stranezza a tutti costi che finisce per apparire forzata.
Però mi piace, e forse proprio per colpa dei suoi difetti.
Sono in tre e sono amichetti dei Wolf Parade. Si divertono con synth e tastiere da cui tirano fuori drone e suoni sporchi, poi c'è anche una batteria.
Tutti e tre cantano.
Fanno un genere indefinibile, quando va bene flirtano con l'hip hop, quando va male cercano di fare pop in una maniera che esiste solo nelle loro teste.

Oneida

Happy New Year


Gli Oneida mi stanno sul cazzo. Non li sopporto.
Sono anni che li aspetto al varco: non è possibile che facciano un disco l'anno ed ogni volta miriadi di "critici" ed ascoltatori non aspettino di meglio per calarsi le braghe e celebrarli.
Mi stanno sul cazzo per tutto quello che rappresentano: la manna dal cielo per gli Scaruffiani, il gruppo da nominare per sentirsi fighi, "alternativi" e intellettuali.
Li aspetto al varco, dicevo, ma loro mi fottono sempre.
Questo disco è grandioso, leggermente più pop dei precedenti ed ancora più aperto alla psichedelia.
Mi stanno sul cazzo, non li sopporto... ma li amo alla follia.

Riccardo Sinigallia
Incontri a metà strada


Ho sempre stimato Riccardo Sinigallia, anche se non l'ho mai seguito con attenzione.
Colpa di un'antica antipatia verso un certo tipo di romanità in musica.
Un preconcetto che mi spinge a guardare con sospetto tutta quella scena "Localara" che negli anni'90 dominava la città e che poi si è un po' persa per strada.
Nonostante tutto: "Incontri a metà strada" è un disco che vale. E molto.
Il disco di un cantautore vero, uno dei pochi che dedica anche attenzione ai suoni e agli "ambienti". Non solo alle parole.

Minus 5
S/T (The Gun Album)


Questo disco è uno scherzo.
Come quello dei Loose Fur è il frutto di un progetto a tempo perso.
Quello di Scott McCaughey, Ken Stringfellow, Peter Buck e, da un po' di tempo, il solito Jeff Tweedy.
Un album "minore". Un tributo agli anni '60 dei Beatles e alla musica Americana (intesa come genere, ma anche come provenienza geografica).
Pop, molto pop. Per questo mi piace.
Come "Another Fine Day" dei Golden Smog.
Un posto in classifica che vale due.

[continua]

giovedì, dicembre 14, 2006

Niente palline attaccate all'albero...



Solo Pipettes.
Ascolta: White Christmas (via Pogo a go-go).

(Che poi ci sarebbe da fare tutto un discorso sull'album delle Pipettes: secondo me uno dei dischi dell'anno anche se non finirà nella classificona dei miei.
Volenti o nolenti è - anche- di loro che ci ricoredermo quando penseremo alla "cosa" indie del 2006. E ad una stagione dell'anno in particolare: l'estate.
Che poi non riescano ad emozionarmi è un altro discorso. Che poi, più che emozionare, puntino solo a far divertire è un altro ancora. E forse -forse- il pop dovrebbe essere sempre così).

(Ma siamo sicuri che si tratti veramente delle Pipettes? Mah).

Update: Le Pipettes sono le Pipettes, ma il pezzo è risalente al natale scorso (grazie ad Enzo, il sindaco del twee pop).

mercoledì, dicembre 13, 2006

Trentaduemilasei (esclamate tutti in coro: "Che noia!")

Quest'anno la faccio così:
30 dischi.
5 a post.
Italiani e stranieri: una faccia e una razza, senza distinzioni.
Tranne che per i primi cinque (quelli che saranno scritti per ultimi), non esiste un ordine numerico.
Anche per loro, in realtà, non esiste un ordine numerico.
Tutti (quei cinque di più, ma anche questi) saranno il "disco dell'anno", nell'anno in cui un disco dell'anno, forse, non c'è.

(Nota a margine per i segaioli: è un gioco. Prendere per quello che è. Un gioco.)


30-26

Mark Lanegan & Isobel Campbell
Ballad of the Broken Seas


Anche se al momento di stilare le classifiche se lo dimenticheranno quasi tutti, questo disco è del 2006. Non rivoluzionerà la musica moderna e neanche quella non moderna, ma la collaborazione Campbell/Lanegan, a parte i luoghi comuni stile "diavolo vs acqua santa", è davvero riuscita.
Una raccolta di canzoni e poco più. Ma canzoni di quelle che non capitano tutti i giorni.
Entrambi nel 2006 non sono stati con le mani in mano: tour (da soli) in giro per il mondo, dischi nuovi (Isobel Campbell "Milkwhite Sheets") e collaborazioni (The Twilight Singers/Mark Lanegan "A Stitch in Time"). Nel 2007 faranno un tour insieme.
Unica data italiana, il 31 gennaio, a Bologna.

Cesare Basile
Hellequin Song


Cesare Basile è uno "che non piace".
Troppo serio, troppo mortifero, sfigato quasi. Uno che vive ai margini della musica d'autore, troppo poco inquadrabile per il Club Tenco e troppo forzatamente uncool per essere considerato uno della "scena". In realtà è l'unico tra gli italiani della "generazione Agnelli" ad essersi allontanato dal rock italiano per approdare ad un qualcosa di più adulto. Uno scrittore di talento in grado di unire De André al cantautorato di stampo americano.
Ha passato il 2006 suonando in giro per l'Italia da solo, con John Parish, Robert Fisher e i Songs For Ulan. Ha appena pubblicato un cd/dvd registrato dal vivo alla Casa 139 di Milano.

Electric President S/T


Ha ancora senso un disco del genere? Ha ancora senso il termine indietronica?
Ma soprattutto: ce l'ha mai avuto?
La risposta probabilmente è sempre la stessa: no.
E allora perché il disco degli Electric President finisce tra i dischi dell'anno?
Non lo so. Troppe domande. Meglio spingere play.

Chad Vangaalen
Skellyconnection


Un disco l'anno. La carriera di Chad Vangaalen è appena iniziata, ma se continuerà con questa media rischia di ritrovarsi con una discografia che neanche Dylan (parlo di quantità, non di qualità, ovvio).
Chad Vangaalen vive in un mondo tutto suo, colorato come i fumetti che disegna, disturbato e oscuro come i testi che scrive. E' un cantautore, ma non solo.
Registra con pochi mezzi, suonando praticamente tutti gli strumenti, spaziando tra un genere e l'altro. Come il Moretti di trent'anni fa: è un autarchico.

Loose Fur
Born Again in the Usa



Ok, il titolo del disco è brutto. Parecchio.
I Loose Fur sono un gioco. Il gioco di Jim O'Rourke, Jeff Tweedy e Glen Kotche.
Un gioco che viene ritirato fuori dall'armadio ogni qual volta i tre si ritrovano con poche cose da fare. Non capita spesso, per ovvi motivi.
L'idea dietro al progetto è semplice: dimostrare come la musica pop, per quanto "istintiva" e di stomaco, sia fondata su canoni e criteri quasi matematici.
Praticamente: canzoni "facili", scritte, suonate ed arrangiate in un modo "difficile".
Aspettando maggio 2007 ed il ritorno degli Wilco.

[continua...]


martedì, dicembre 12, 2006

A sorpresa, senza neanche avvisare



Autotune.
Per quelli stonati che hanno bisogno di sentirsi intonati.
Per quelli che "i Beatles sono meglio della gnocca".
Quelli che "Daje con le pasticche, ragazzi, forza!"

Per quelli a cui piace la musica... ma anche no.
Per quelli che stasera, verso le 22, capitano su questo blog e cliccano sulla foto sopra (ma solo a quell'ora).

Una sorpresa.

domenica, dicembre 10, 2006

I got thirteen hours to burn and I'm gonna stay up all night



La leggenda vuole che gli Afghan Whigs si siano conosciuti nel carcere dove erano stati rinchiusi per colpa dei postumi di una notte brava di un paio di (futuri) membri del gruppo.
Finire, all'alba, in un commissariato di polizia la serata iniziata proprio con un concerto della nuova band di Mr Dulli (i Twilight Singers), per l'occasione accompagnati da Mark Lanegan, è qualcosa che suona quasi come la quadratura di un cerchio.
La follia della polizia che entra in una casa dove si sta svolgendo una festa e si porta via uno degli invitati (nota per la mamma: tranquilla, non è successo a me, ma ad un amico), invece non è nè la quadratura di un niente, né una casualità.
E' solo una di quelle piccole cose che capitano in un piccolo paese come è il nostro.

Per il resto: il repertorio dei Twilight Singers non mi ha mai fatto impazzire, ma il modo in cui Greg Dulli calca il palco, l'energia che spende e quello che comunica, rendono qualunque suo live un'esperienza irrinunciabile. Vederlo agitarsi come un ragazzino, buttarsi in ginocchio alla maniera di James Brown, mulinare le braccia, è un qualcosa che ripaga di tutte le indie band "emotovamente stitiche" che calcano i palchi di questi tempi.
Lanegan è sempre Lanegan. Anche quando canta al suo peggio è migliore di qualsiasi altro. Uno spettacolo vero.
E poi c'è la sorpresa: una canzone che mi ritrovo a cantare senza riconoscerla veramente, solo perché le parole mi risuonano in testa.
Ci vogliono cinque minuti (per noi) a capire tutto.
Non era un pezzo di Lanegan o degli Screaming Trees, nè dei Twilight Singers o degli Afghan Whigs.
Era un pezzo dei Tv On the Radio.
Il migliore del loro ultimo disco.
Questo: Wolf Like Me (The Twilight Singers).

(La foto, denominata simpaticamente "Dulli does the bocca pauvcina", è di Daniele Bianchi).

Ps: Ad Alberto D'Aguanno devo (indirettamente) il più bel titolo di tutta la mia vita bloggara. Mi stava simpatico. Buon viaggio.

giovedì, dicembre 07, 2006

The Basement (video)Tapes



From the Basement è il nome di un programma televisivo.
Essenzialmente.
Ma non solo. E' anche una rivoluzione.
Il piede di porco che scardinerà diversi canoni che caratterizzano "la musica ripresa da telecamere".
Inanzittuto l'assenza di uno studio classicamente inteso in favore di una più scarna e "musicale" cantina. Il tentativo di smentire quel luogo comune che vuole la musica in televisione come contorno di un qualcosa di diverso e l'intenzione di focalizzare l'attenzione sul "musicista" e sulle canzoni. E basta.
L'altra novita è la regia. Una via di mezzo tra normale ed essenziale ripresa di concerti e videoarte.
Poi c'è il cast: roba da far impallidire chiunque.
Solo nella prima puntata si alterneranno Thom Yorke, White Stripes e Four Tet con Steve Reid.
Trasmette il tutto la BBC inglese. Ma non solo. Il programma viene registrato e diffuso tramite videocast di altissima qualità attraverso Internet (una puntata costa 16 euro, ma è come avere un dvd ed è un evento unico).
Ah, ad averlo ideato e, in qualche modo, a condurlo è Nigel Godrich.
Il produttore di Radiohead (appena rientrato "in famiglia" dopo essere stato sostituito per un po' da Mark Spike Stent), Paul McCartney, Beck, Air e chi più ne ha più ne metta.
Questo è il trailer della prima puntata.
E questa è Videotape.
Una nuova canzone dei Radiohead eseguita da Thom Yorke in anteprima e in solitaria proprio per il programma. (Via Sneakmove).

Update: Ora si trova anche il video della performance di Thom Yorke registrata nel corso del programma (grazie al Pu).

Batti in aria le mani e poi falle vibrare!



Lovesong n.7
Underwater (You and Me)
Satan Said Dance

Tre canzoni del nuovo disco dei Clap Your Hands Say Yeah.
Sì, quelli che piacevano tanto ai blogger nel 2005.
Qui.

(Come sono i pezzi? Underwater sembra un pezzo dei Beach Boys suonato dai Modest Mouse, Satan Said Dance sembra i Talking Heads, quindi i Clap Your Hands Say Yeah. Love Song n.7 forse è il pezzo più interessante. Un tentativo di sviare e cambiare strada).
Aspetteremo gennaio per il resto.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Odio quei blog in cui c'è uno che racconta un sogno bizzarro e tutti, nei commenti, fanno: "Sì, sì, sì, no, no, no"

"Ho fatto un sogno stranissimo, ieri notte. Ma strano forte!"
"Tipo?"
"Mah, guarda non me lo ricordo neanche troppo bene, so solo che c'eravamo io e te e dovevamo andare a vedere Bobby Solo..."
"Bobby Solo?"
"Sì, ma non era Bobby Solo, cioè fisicamente era lui, ma la percezione che avevamo di lui era di qualcuno ancora più agée. Qualcuno tipo Drupi."
"Ma Drupi non è più vecchio di Bobby Solo!"
"Vabbè', comunque, dovevamo andare a vedere Bobby/Drupi che si esibiva in una festa di paese insieme a Bugo, ma non prima uno o poi l'altro, proprio insieme a Bugo.
Cioè, Bugo per arrotondare e tirare avanti faceva il batterista di Bobby/Drupi, solo che chiaramente questa cosa non si doveva sapere. Ma noi la sapevamo ed andavamo lì per vedere Cristian."
"Oddio, e insomma?"
"Insomma niente. Il concerto ha abbastanza successo, c'è molta gente. Tutti cantano le canzoni, ma non sono canzoni famose come Una lacrima sul viso o Sereno è, sono canzoni sconosciute, ma dove siamo le conoscono tutti tranne noi. Tra l'altro il concerto non è brutto, il repertorio è quello che è, ma i pezzi sono riarrangiati in chiave indie e non ci dispiacciono.
Poi ad un certo punto, Bugo lascia la batteria, si mette alla chitarra e in duetto con Bobby/Drupi suona un pezzo dell'ultimo disco dei Black Rebel Motorcycle Club. Il singolo. E pensa che a me quel disco non è neanche piaciuto!"
"Embè, che succede?"
"Succede che la platea si svuota e tutti si vanno a sedere ai lati. Una volta finito il pezzo parte un dibattito spontaneo dalla platea. Tutti fanno i complimenti per il coraggio a Bobby/Drupi e, non so perché, si comincia a parlare di Mogwai e Sleater-Kinney."
"Sembra il MEI!"
"Tipo MEI, ma spontaneo. Comunque finito il dibattito andiamo a salutare Bugo e lo troviamo che ci prova con la sorella di un nostro amico."
"La sorella di chi?"
"Non te lo posso dire, altrimenti lo scrivi sul blog e lui ci rimane male."
"Ma è un sogno!"
"Eh, ma lui è geloso lo stesso."
"Comunque anche io ho fatto un sogno simile..."
"Davvero?"
"Sì, ho sognato che c'erano gli Amari da Fabio Fazio. A Che tempo che fa."
"Gli Amari da Fazio?"
"Sì, ed erano tutti vestiti strani, con delle armature di neon tipo videogioco anni ottanta. Sembravano usciti da Tron. Hai presente?"
"Sì, come no."
"Ecco. Fai conto che Fazio li annunciava e loro entravano in studio vestiti così ed inscenavano una battaglia. Tipo che il Dariella aveva lo scudo e si doveva difendere dal Pasta che lo colpiva con la spada. E basta. Cioè, poi Fazio li intervistava anche, ma non suonavano... che c'è?
Perché mi guardi così?"
"Niente, pensavo al fatto che forse dovremmo farci vedere da uno bravo. Ma da uno bravo davvero. Uno tipo Morelli."
"Ma vaffanc..."

martedì, dicembre 05, 2006

Dare suono alle parole

La più grande band di sempre.

Questa:


Occhio al solo di chitarra.

lunedì, dicembre 04, 2006

Radio free blog 2.0

Nuovo mese, nuova playlist da ascoltare mentre si leggono le cazzatine presenti su questo blog.
Come al solito: una carrettata di cover che neanche dal coveraio.
David Kitt, giovane cantautore irlandese, nel 2004 aveva dato alle stampe un disco di cover ("The Black and Red Notebook"). Ed è da lì che è tratta Teenage Riot, canzone manifesto dei Sonic Youth, asciugata di tutte le asperità ed esaltata nei suoi tratti più pop.
Chris Cornell (quello lì dei Soundgarden e degli Audioslave) non riesce a scrivere e cantare canzoni decenti almeno da un decennio. Con quelle degli altri, però, se la cava ancora abbastanza bene.
Ascoltare Billie Jean per credere.
"Congarbo" è il recentissimo tributo dedicato ad una figura di culto del pop italiano degli anni 80 (A Berlino va bene), Garbo. Tra nomi noti e rielaborazioni più o meno scontate, emerge senza dubbio questa Up the Line riprosta dagli Zu (gli ZU!) in collaborazione con Meg (oppure Meg in collaborazione con gli Zu). Un pezzo ostico e difficile, ma merita.
Greg Dulli ha un dono, qualsiasi canzone che passa per le sue mani - qualsiasi- diventa irrimediabilmente una canzone di Greg Dulli (o degli Afghan Whigs o dei Twilight Singers).
Non fa eccezione neanche Lost in the Supermarket dei Clash (che inizia con la batteria di Train in Vain, ma è Lost in the Supermarket, giuro).
Gob Iron è il nuovo progetto di Jay Farrar (l'amichetto di Tweedy negli Uncle Tupelo e l'unico responsabile della sigla Son Volt) e Anders Parkers dei Varnaline (uno dei "più grandi gruppi americani sconosciuti" di sempre). Il loro "Death Songs for the Living" segue in scia il lavoro fatto da Springsteen con le Seeger Sessions, andando a recuperare canzoni dimenticate della tradizione america (spesso è impossibile risalire agli autori), riarrangiate in punta di piedi con l'ausilio di pochissimi strumenti. Toccante.
E visto che ho nominato Tweedy, in attesa del nuovo album degli Wilco (mancano cinque mesi, più o meno), ecco la versione "audio" della The Thanks I Get, presente nel dvd "Sunken Treasure" e mai pubblicata ufficialmente su disco.
Altra novità è il disco degli Evens, il duo formato da Ian MacKeye e Amy Farina.
So che non hanno bisogno di presentazioni e la loro No Money si lascia ascoltare con piacere.
Sconosciuti ai più sono invece i Rock Plaza Central. Il nome è terribile, ma il gruppo merita davvero. Folk americano (più John Fahey che Johnny Cash) su cui poggia un cantato indolente e dei testi che inquietanti è dire poco e un eufemismo. Il loro album si chiama "Are We not Horses?".
I Vaselines fanno parte della storia del rock indipendente. Quello underground per davvero.
Che dire di Son of a Gun se non che l'avete sicuramente sentita negli anni 90? Se eravate giovani, soprattutto. Giovanissimi anche di più.
I Syndicats, invece, sono un gruppo inglese che ha pubblicato tre singoli tra il 64 e il 65, il loro leader è diventato il chitarrista degli Yes, ma prima di impazzire con il prog suonava uno strano garage assolutamente alieno per l'epoca in cui è stato inciso. Forse perché erano prodotti da Joe Meek?
L'ultimo album degli Sparklehorse è stato accolto in maniera un po' fredda. Peccato, visto che si tratta di un disco pop e, si sa, nel pop a fare la differenza sono le canzoni.
Tipo questa Don't Take my Sunshine Away.
E poi c'è Devil, una delle dodici canzoni del disco dei MiceCars. Sì, quelli si sono presi un "otto" su Rumore e Blow Up e una recensione coi fiocchi sul Mucchio Selvaggio.
Perché sì.

Bonus Track: non è nella "radio", ma è senz'altro la canzone del momento. Il mash up tra Maps degli Yeah Yeah Yeahs e Around The World dei Daft Punk.
Eccola.

sabato, dicembre 02, 2006

La marcia dei pinguini (no, quello della foto non è il nano di Twin Peaks)

A Roma. In questo momento.
Secondo il tg di La7 una marea sterminata di persone marcia verso Piazza San Giovanni.
Alcuni sfilano con le mutande sopra i pantaloni ("Perchè Prodi ci ha lasciato solo quelle"), altri reggono un tricolore lungo cinque chilometri.
A Piazza San Giovanni la Demo Morselli Big Band scalda la folla.
La scenografia porta in calce questa frase:"Contro il regime, per la libertà".
I militanti attendono la comparsa sul palco di Rocco Casalino (no, non aspettano lui?).

Tutto 'sto casino per una puntata speciale di Buona Domenica!



(Una signora, intervistata sul pullman che da Padova la portava a Roma ha appena detto: "Non serve perdere tempo a parlare di Prodi. Ha un pisello troppo piccolo". L'eleganza in marcia).

Puzzles Like You


Io ancora non so quale sarà il "mio" disco dell'anno, ma ogni volta che ascolto questo disco mi chiedo perché tutti quelli che si riempiono la bocca di pop, clapping, tamburelli, indie, non nominino mai l'album, ultimo, dei Mojave 3.

Forse perché sono troppo "vecchi", forse perché erano gli Slowdive, forse perché preferiscono scrivere canzoni rotonde come il cerchio a mano libera di Giotto, piuttosto che nascondersi sotto le coltri della finta "sgarrupatezza naif" che tanto si porta nel pop indie di questo periodo.
Non lo so, non capisco, ma è sabato mattina, e va così.
Punto.

Ascolta le Aol Interface Sessions dei Mojave 3 (unplugged).
Guarda i Mojave 3, dal vivo, al Festival di Benicassim.


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