Di Wrestling e di Cansei De Ser Sexy (o viceversa).
Esiste il kitsch ed esistono modi e situazioni differenti in cui il kitsch può essere declinato.
Modi diversissimi ed opposti l'uno all'altro. Ma u g u a l i.
Per dire: andare a vedere un evento di
Wrestling indossando una maglietta dei
Flaming Lips è kitsch. Ma anche punk.
Un po' come presenziare ad un matrimonio conciato da Pulcinella (eppure certe spose...). Una stonatura. Esattamente come una maglietta con i
robottoni rosa annegata in un mare di canotte e maglie che se non fanno riferimento a qualche wrestler in particolare, minimo a un gruppo metal o al massimo, ma proprio al massimo, a qualche squadra di calcio.
Al tempo stesso, uscire di casa per partecipare ad un concerto dei
CSS senza avere addosso spandex, mesh hat, stecchette fluo da agitare sotto il palco e qualsiasi altro tipo di diavoleria fashion/indie/frangetta/chetelodicoafare fa sentire irrimediabilmente fuori luogo.
E' il club
nu-rave, baby. E noi non siamo stati accettati come membri.
Che poi: chi l'ha deciso che i
Cansei De Ser Sexy sono nu-rave?
Da quando?
E soprattutto: questo vuol dire che anche i
Tom Tom Club sono nu-rave?
E il navigatore
Tom Tom Go?
A me il Wrestling piace. Mi piace da quando ero alto così (fa gesto con la mano che da terra arriva a metà coscia) ed in un certo senso mi piace ancora adesso. Ovviamente in un modo diverso.
Decidere di andare a vederlo dal vivo (toccarlo con mano) è più che altro un modo per fare i conti con la propria preadolescenza. Mettere un puntino su una cosa che da bambino mi faceva perdere il sonno e chiudere il conto con un paio di desideri mai realizzati (lo so, mi accontento di poco). Un modo per passare una serata in mezzo a persone assolutamente lontane da quelle con cui mi capita di interagire normalmente.
Il merchandise dei
Tilly and the Wall era pieno di tutti quelli ammennicoli che non dovrebbero mai mancare sul banchetto di un gruppo twee. Borsettine, magliette colorate, spillette, tovagliette.
Tutte molto belle (e tutte inversamente proporzionali al valore della performance del gruppo).
Al
Palalottomatica, invece, le magliette originali della
WWE costavano meno di quelle contraffatte vendute nel piazzale davanti al palazzetto. Una cosa mai vista e che rende perfettamente la misura di quanto tutto quello che gravita intorno al Wrestling sia fuori dal mondo "reale".
Come prima di un concerto importante, la prima parte dello show è segnata da match di scarso interesse, ma non per questo di poco valore. Anche se fa ridere vedere un cattivo (il wrestling è come
Star Wars: c'è la "forza" e c'è il lato oscuro) "conosciuto" tifato più di un buono sfigatello (che per non sbagliarsi ha fatto un'entrata in scena che neanche Hulk Hogan). Ma capita anche questo. Con il cattivo di turno che fa in modo di apparire sempre più stronzo e la gente che, invece di provare simpatia per il poveretto, continua ad ordinare al "malamente" di infierire.
Quando arriva il turno di
Ric Flair finalmente le cose si fanno serie.
Esattamente come trovarsi sotto il palco del live di una vecchia gloria. Tipo gli
Who. Ecco.
Tutto è calcolato alla perfezione per far andare in visibilio la gente: le mosse, gli urletti ("
Wooooo"), le facce...
Ovviamente vince e convince. Nonostante ormai abbia le stesse capacità motorie di un bradipo missile.
Quando tocca ai
CSS (lo so che sarebbe meglio dire alle, ma è tutto il post che faccio così, quindi continuo) il locale è finalmente pienissimo. E fa caldissimo. Ma un caldo non fastidioso.
Si capisce che c'è voglia di ballare e lascarsi andare.
Esattamente come quando all'entrata di
Randy Orton (giovine virgulto stronzo) e
Shawn Michaels (roba per chi aveva dieci anni, diciassette anni fa) si scatena il putiferio.
E così tutti cantano in coro
Alala.
E così tutti si alzano in piedi per la
Sweet Chin Music.
Uguale uguale.
Solo che
Alala è rock. La Sweet Chin Music, invece, è
Raw.
Ci sono concerti che sono fatti apposta per essere visti da sotto al palco. In mezzo alla calca.
E ci sono altri che puoi seguire tranquillamente da lontano.
Non i
CSS, ovviamente. Il loro live ha più a che fare con il sudore che con il suono.
In pratica è un baraccone. Trascinante, divertente, ottimamente architettato. Ma pur sempre un baraccone. Un live per agitare le braccia e per sorridere. E per ballare, chiaro.
Anche il wrestling visto dalla platea ha tutto un altro sapore.
Innanzitutto il rumore del ring: imponente ed impressionante, poi la mole dei lottatori. Che se in televisione sembrano enormi e basta, dal vivo sono enormi e in più fanno pure paura. Alcuni.
Il problema del wrestling visto dalla platea è che si capisce quant'è finto (tanto) e quanto no (pochissimo). Come un calcio volante che si ferma ad un centimetro dalla faccia.
Come il concerto di un gruppo che più di ogni altro rappresenta il qui e l'ora e che forse (forse) domani ci vergogneremo di aver ascoltato ed apprezzato tantissimo.
E' pieno di ragazze. E non me l'aspettavo.
Normalmente si pensa al wrestling come ad un qualcosa di prettamente maschile: E non è così. A partire dalle madri sul posto per accompagnare i figli, alle ragazze espertissime che conoscono a memoria i nomi delle mosse. Ragazze normali, vestite in maniera normale. Anche se non mancano i cloni delle
Divas. Praticamente delle
Strappones.
Esattamente come quelle che domani andranno di corsa a cercare i fuseaux bianchi e la maglietta con il gufo. Molto fashion. Anche se pare un pigiama.
I
Cansei De Ser Sexy tornano in scena per il bis.
E' il momento del main event.
Suonano una canzone nuova.
Si spengono le luci.
Lovefoxxx improvvisa uno stagediving.
Entra
Edge, è il cattivo, ma molti tifano per lui.
L'ultimo pezzo del concerto è
Let's Make Love And Listen To Death From Above. E ci mancherebbe.
Finalmente arriva il momento di
John Cena. I bambini impazziscono. I più grandi insultano.
Tutti urlano: "
CSS Suxxx!"
E pure: "
Cena sucks!"
Un tipo travestito da
Undertaker corre verso il ring per fare una foto.
Un ragazzo fluo e frangetta urla
ammore per
Lovefoxxx.
Cena ha vinto.
I
Cansei De Ser Sexy pure.
Io torno a casa contento. Ho visto il kitsch e ne ho assaggiato il gusto.
Due volte.