Inter nos
Questa è per voi. E lo so, forse non è questo il luogo più adatto. Ma certe cose è meglio scriverle che dirle. Si possono evitare gli sguardi, i naturali incespicamenti della voce e tutte quelle cose che rendono un "discorso diretto" mai diretto per davvero. E' che alla fine ce l'ho fatta. Alla fine ho capito come ci si sente. Ho compreso perfettamente lo stato d'animo di Vasco Rossi nel finale di Vita Spericolata, sono entrato nello spirito di tutta quella letteratura/cinematografia che rappresenta la crescita come parte centrale della vita di un individuo. Il "grande freddo" è dentro di me. E faccio fatica a non lasciarlo uscire. E' che stiamo diventando grandi e che lo stiamo facendo tutti insieme. Nello stesso momento. E se è già difficile affrontare i propri cambiamenti, prendere coraggio delle pieghe che un'esistenza può prendere, anche se questa sfugge quasi completamente al nostro controllo, non è di per sè una cosa facile, diventa impossibile gestire un mutamento collettivo di umori e prospettive. Ci si scontra con la propria vita e con quella degli altri. Si fanno i confronti, ci si perde nei discorsi, si annega nelle lacrime. Ma si va avanti. Avanti per davvero. Avanti tutt'insieme. Sono giorni che me lo ripeto: "La rabbia giovane è solo il titolo di un film", uno stereotipo come un altro e non è normale farsi spaventare dalle responsabilità. Non è normale, anche se è così. Per cui spero che quest'estate passi in fretta, che la pesantezza che abbiamo addosso si diradi e che si ritorni a sentirci un po' più leggeri. Ché non ce ne frega un cazzo di ritrovarci a bere come le star, ma non perdersi in un momento come questo già mi basta e avanza.  Josh Ritter - Right Moves.
3 Days Sonic Madness (didascalie)
La sveglia che suona prestissimo. Gli appuntamenti sbagliati. Davanti alla macchina. Scarica. Si dorme meglio in movimento che da fermi. Chiacchiere. Il cambio di squadra, la scelta di vita. Dio, quanto sei "bianco". La gimkana tra i camion. Le strade di campagna. I paesini di campagna. La Campania. Gli anziani seduti sui gradoni della piazza. Possiamo parcheggiare qui. Scarica. Le scale, tante scale. Posso darvi una mano? Non ho mai fatto il farmacista per campare. Caldo. La prima birra. La seconda. Chiacchiere. La testata del basso pesa sempre troppo. Montare. Uno, due, prova. Qualcosa si rompe. Il tempo che passa. Ti va di mangiare qualcosa? Lo spazio per fare il banchetto. Il nome con una canzone degli Wilco. Fra dieci minuti. Dov'è finito Giovanni? L'ultima data. Questo pezzo è per "La Roccia". Questo pure. Invasione di palco. Gli applausi alla fine. Prova a convincere Little P. Uno sconticino? Il pusher del campeggio. Daft Punk. Sedici anni. Diciotto Lexotan. Lele trova il rum. Solo in due. Il rock and roll. I compressori. New York. I Suicide. Ozzy Osbourne è il papà di tutti. Light, Light, Light, Light, Light, Light, Light. Al letto presto. E' già tardissimo. Caricare di nuovo. Vederli partire. Ed ora che facciamo? Una stanza per noi, grazie. Vi aspettiamo in piazza. Station Wagon. I delay. La voce che si ripete. Chitarra romana. Abito al Pigneto. Sono rimasti solo i baffi. Il manuale del math rock. Le camicie degli anni settanta. Le chitarre degli anni settanta. I capelli degli anni settanta. Bruno Conti. La psichedelia. Di nuovo "La roccia". Uno che si fa chiamare Mago. Il quarto Montenegro. Aspettare ottobre. La camera da sei. Si dorme meglio con le cuffie. Svegliati dalla banda. Un pezzo di pizza. I romani parlano senza muovere le labbra. Trenta centesimi. Dobbiamo partire. Meglio restare. Dobbiamo restare. Restiamo. Allergico al formaggio. Vegetariano. Il manuale del post rock. Il dibattito. Una bottiglia di vino. Un bicchiere di Ricard. Parole come pietre. La rabbia. Cracklefuzz. Un personaggio di Mai Dire Gol. La macchina infernale. Guernica. L'ETA. Coriandoli. Solo birra. Robottino. Gli scherzi brutti. Le risse. Le magliette degli Smiths. Le canzoni degli Smiths. Mi metti un pezzo dei Gun Club? Domani parto davvero. Giuro. Un'altra birra? La bicicletta. Le salite. La notte. Di nuovo la banda. Casa. Tutte cose che avrei voluto fotografare. Se solo avessi avuto con me la macchinetta. (Tra queste parole. In qualche modo: MiceCars, il Six Days Sonic Madness, Guardia Sanframondi, Angelo, Achille, Emilio e i Settlefish, Jennifer Gentle, A Toys Orchestra, Polvere, Amari, Camera 237, Jesus Etc, Farmer Sea, Sincabeza, Hogwash, Pola, Mojomatics, la banda di San Lupo, Federico, Valerio, Andrea e Massimiliano, gli Oneida, Dj Sus Christ e tutti gli altri. Gli ultimi, splendidi, tre giorni).
Un giorno, una canzone/20 (mattoni che sembrano carezze)
Tunng - Bricks Io non amo molto fare quello che si autospompina. Non sono Ron Jeremy e anche se un po' ci assomiglio non ho intenzione di far mia la sua più nota peculiarità. Non mi piace, non è il mio stile. Però c'è una cosa di cui vado parecchio orgoglioso, una cosa di cui non frega a nessuno, una cosa piccola piccola ma che per me è importante. Sono stato il primo in Italia a recensire ufficialmente, su carta, un disco dei Tunng. E non perché possegga chissà quale fiuto di talent scout, affatto. Semplicemente: è capitato. Non avevano ancora una distribuzione, ma grazie ad un loro amico erano riusciti a far arrivare un disco ed un EP qui da noi. Destinazione: mailbox LosingToday. Non avevano copie promo in avanzo e non volevano mandare un cd-r. Per cui il patto era questo: l'amico dei Tunng spedisce le sue due copie personali, io le ascolto, le tengo tutto il tempo che voglio e poi le rimando indietro. Una cosa che non mi era mai successa prima e mai più è successa dopo. Sta di fatto che da quel Natale 2004 ad oggi sono successe un po' di cose. La band "esce" regolarmente anche qui da noi, ha un suo seguito, e viene spesso in tour. Lo scorso novembre, in un piccolo teatro di Frosinone, ci siamo finalmente stretti la mano. Finalmente ho il loro primo album. E non devo rimandarlo indietro. "Good Arrows" esce alla fine d'agosto. E la prima cosa che si nota, impossibile non accorgersene, è l'esplosione di colori sulla copertina. Come se gli schizzi a matita dei due album precedenti fossero stati finalmente riempiti. La tavolozza è sempre la stessa: un po' folk, un po' freak, elettronica e giocattoli. C'è più luce però. Una luce nuova, diversa ed accecante. Bricks è il primo singolo. E non è difficile immaginare il perché.
Un giorno, quattro canzoni/16-17-18-19
La faccio corta e breve. E la faccio senza che "l'oste portice da bere". Così, diretta, e senza girarci intorno. Non parlo di musica, eh. Parlo di cazzi miei. Allora: ad ottobre dello scorso anno decido di lasciare la Telecom e diventare cliente Wind esclusivo anche per le telefonate. Mando il contratto, passo quindici/venti giorni senza Internet e poi tutto torna come prima. Non sono più cliente Telecom, ma la bolletta, ogni due mesi, arriva lo stesso. Fino al 21 giugno. Quel giorno ricevo una chiamata: "Finalmente il passaggio è andato a buon fine". Da oggi sono Libero, e infatti... l'adsl cade e non torna più. Puff. Per puro culo becco la Wireless di un vicino. Non per truffare, ma proprio perché non mi rendo conto che la mia è morta. Mi sembra più lenta, non tiene molto, penso che abbia dei problemi. E invece no. Non c'è proprio. Chiamo il 155 e mi sento dire che si tratta di un errore di quelli di Telecom. "C'è da aspettare fino al 28". Aspetto. Fino al 26. Giorno in cui, oltre Internet, perdo anche l'uso del telefono. Per cui: se anche volessi connettermi con un vetusto 56k non posso più farlo. Non mi lamento, dai, mancano due giorni. Posso fare senza. Ovviamente il 28 giugno non succede niente. Chiamo. "Fino al 4 luglio". Quattro giorni fa. Alle 20 e qualcosa, il telefono era ancora isolato, Internet? Morta. "Fra tre ore tornerà tutto come prima." Tre ore che erano novantasei ore fa. Come se non bastasse: matrimoni, chilometri ed altre cosette mi hanno spinto in una dimensione parallela che se non è quella governata dal Brufolo Pumpkins, poco ci manca. Per cui: poco tempo, molto ritardo. Quattro giorni ed altrettante canzoni da recuperare. Eccole. Blitzen Trapper - The Green King Sings Se ne parla tanto, forse pure troppo, ma meritano. Indie rock molto debitore ai 60's, con condimento di stranezze assortite. Qualcuno ha detto Pavement, io ci vedo più Zappa. Con le canzoni scritte da Ray Davies. The Postal Service - Grow Old With Me

Questa era per il 6 luglio. Cinquantanni di John e Paul. Insieme da prima ancora dei Beatles. La cover, già nota, dei Postal Service fa parte del tributo/parata di star al Lennon solista appena uscito. Dietro c'è la solita iniziativa di beneficenza (questa volta il Darfur), dentro tutto e il suo contrario. Poche cose veramente riuscite (Youssou N'Dour, i Flaming Lips, Regina Spektor), molte cose "medie" (R.E.M. Cure, Jackson Brown) e parecchie porcate. Tipo gli U2 che fanno Istant Karma con Bono che ha lasciato la voce sul banco del salumiere e Avril Lavigne che prende Imagine e la trasforma in una classica ballata finto rock, tanto Avril. Calezzette con i teschietti e pochissima sostanza. Poi ci sono i Postal Service. Non al loro meglio. Ma comunque sempre "necessari". Slam - No One Left to Follow

Fine settimana, le chitarre tornano nelle custodie. E' tempo di dubstep, o come si chiama. Arrivo ultimo a salire sul carro, ancora non ho capito se il "fenomeno" è sensato oppure è solo "hype e bisogno estremo di creare neologismi". Resta il fatto che questo disco mi piace molto. Pochissimi suoni, beat secchi e uso smodato di delay. Techno asciutta e minimale.
Sa-Ra - Glorious
Sono mesi che scasso la minchia a tutti gli amici hip hop-friendly con questo disco, ed ora me lo trovo album del mese per Blow Up. Per cui ne prendo atto: fra un po' piaceranno a tutti quelli che credono ancora nello snobismo come forma d'arte. Ed è un bene, è un bene che un disco così arrivi alle orecchie degli ascoltatori poco avvezzi alla black music. Ascoltateli, fra qualche mese produrranno il nuovo album di Madonna e diventeranno delle star. Fidatevi. Il Pharrel del domani è tra questi tre tizi.
Un giorno, una canzone/15 (Lo spirito del tempo passato)
The Smashing Pumpkins - That's the Way (My Love Is) Esistono gli universi paralleli. Gli altri mondi. E non lo dico così, tanto per dire, esistono davvero. Lo so. Ci sono stato. E' successo l'altra notte, sono andato a dormire che era tutto normale. Ogni cosa al posto suo. Valentino Rossi che vince una gara, il governo che traballa, Corona che spara cazzate, Veltroni che si candida e la Juventus che compra giocatori. Tutto normale, appunto. E poi ho riaperto gli occhi. Mi sono svegliato ed era cambiato tutto. Il mondo era sempre il mondo, le case erano case, le strade erano piene di macchine, tantissima gente prendeva l'autobus senza fare il biglietto. Tutto uguale, ma diverso. Si percepiva qualcosa di strano nell'aria, qualcosa di inquietante e inafferrabile. Il mondo era sempre il mondo, ma era un altro mondo. Innanzitutto non esistevano i governi, i partiti, la politica era cosa di pochi, l'intero universo ( intero per davvero, mica per modo di dire, da Plutone a Frosinone) era governato da un'enorme, gigantesco, brufolo. Una cosa immonda, schifosa, ma reale. Un brufolo antropomorfo. Lo spirito dell'adolescenza. Perché sì, in quel mondo erano tutti adolescenti. Anche quelli che avevano smesso di esserlo da un pezzo. Anche i vecchi, gli anziani, erano vecchi adolescenti. Facevano cose da adoloscenti, si vestivano da adolescenti e parlavano come gli adolescenti. Anche a novant'anni. In quel tipo di mondo, la cosa più importante, quella che aspettavano e di cui parlavano tutti, era l'uscita del nuovo disco degli Smashing Pumpkins. E lo so che può sembrare strano, ma cercate di capire: gli Smashing Pumpkins sono l'adolescenza, una band che profuma di fughe dalla scuola e di prime seghe più di tutte le altre, ed è normale che in un mondo adolescente il loro ritorno sia stato accolto come quello di nostro signore Gesù dopo tre giorni di crociera con la croce. Per cui andava così: tutti parlavano degli Smashing Pumpkins, erano ovunque. La sacra effigie di Billy Corgan di tunicone bianco vestito spuntava dai posti più improbabili. Le insegne dei supermercati, i cartelloni dell'autostrade, quelli con scritto sopra: "Da gennaio ad luglio, ci sono stati quaranta morti a causa di aerofagia in automobile, fai attenzione", addirittura nelle chiese. In quel tipo di mondo, il nuovo album degli Smashing Pumpkins usciva in quasi quattrocentocinquanta versioni diverse. Una con un inedito, una con un libretto fotografico, un dvd, le figurine dei Pokemon, la maglia della "maggica", il cd di marzapane, la maglietta della salute di Billy Corgan, lo zainetto magico di Eta Beta, una confezione di zigulì... Quattrocentocinquanta limited edition. E la gente le comprava tutte. Tutte. Perché in quel mondo il disco nuovo degli Smashing Pumpkins, " Zeitgeist", piaceva. Piaceva tantissimo. Nove su Rumore, sette su Blow Up, elogi sul Mucchio Selvaggio, copertina di XL. Piaceva tantissimo a tutti. A Zingales come a Luzzato Fegiz. Addirittura c'era chi considerava bello ed interessante anche il video di Tarantula, un' accozzaglia di immagini insensate in cui, ad un certo punto, Billy Corgan cominciava a sparare raggi laser dagli occhi. Come un Godzilla con l'alopecia. Mi sentivo a disagio in quel posto, non capivo. Provavo ad ascoltare l'album, a riascoltarlo, e l'unico effetto che mi causava era quello di un'enorme, improvvisa, incredibile, tristezza. La voce era triste, i suoni erano tristi, le canzoni pure. Non tutte, eh. Qualcuna si salvava. Qualcuna mi piaceva pure, ma mai per intero. Qualche secondo, mezzo minuto. Poi arriva sempre qualcosa che rovinava tutto: una voce ad un volume esagarato, una chitarra plasticosa, un coro messo lì a caso, a "buffo". Ma ero solo. Tutti si esaltavano, ed io ero solo. Emarginato. Poi fortunatamente ho richiuso gli occhi ed il mondo è tornato quello che è. Questo mondo. Un mondo in cui una reunion come quella degli Smashing Pumpkins viene considerata con il giusto peso, o poco di più. Senza voti alterrimi e dichiarazioni di capolavoro a buon mercato. Un mondo in cui brufoli sono quello che sono e non governano un bel niente. O forse no.
Un giorno, una canzone/14
Okkervill River - Our Life Is Not a Movie or Maybe Questo 2007 ci farà malissimo, ci consumerà le orecchie e il cuore. Ci lascerà esausti, senza più voglia di ascoltare alcunchè. Senza più le forze. Ogni giorno esce un potenziale disco dell'anno. Un disco per cui affannarsi nel download non è un gesto automatico che fai tanto per, un qualcosa per cui accorciare i mesi, anticipare le stagioni, diventa normale. Quasi doveroso. Il nuovo album degli Okkervil River esce il 7 agosto. Proprio mentre la maggior parte dei discografici, distributori e promoter, starà per poggiare le proprie sacrosante terga sul lungo mare. Ed anche noi. Si spera. Se tutto va come deve andare, ed andrà così, se ne parlerà molto dopo l'estate. Fino a fine anno. Fino alle classifiche.
Un giorno, una canzone/13 (in ritardo e postdatata)
Two Lone Swordsmen - Rattlesnake Daddy Tanto si era parlato dell'album precedente, tanto poco si è parlato di questo, ultimo, "Wrong Meeting". E non capisco proprio perché. Weatherhall ci prova (riprova) con il pop. E ci riesce. New wave per gente cresciuta sulle piste da ballo.
Uno di noi
Anche J Mascis è entrato nel tunnel di Guitar Hero II.
 Ma gioca a livello "facile". Per cui non vale, anche se gioca per la prima volta in vita sua. Comunque nell'intervista regala le solite perle di loquacità e logorrea. La faccia dell'intervistatrice è meravigliosa (e J è un genio, ma si sa). (Tra l'altro: ci voleva questo video per farmi scoprire che "Mescis " in realtà si pronuncia "Meschis").
Un giorno, due canzoni 11/12 (moratoria per il finesettimana)
Da oggi, finché non mi stufo. Un post cumulativo con le canzoni del weekend. (Ché stare dietro al blog di sabato e di domenica proprio non si può. E forse neanche si deve).
Broken Social Scene Presents Kevin Drew - TBTF
 I Broken Social Scene del futuro saranno questa roba qui. Un disco intestato interamente ad uno dei principali artefici del songwriting, con dentro tutti gli altri membri del collettivo. Praticamente un disco solista/non solista. Uscirà il 18 settembre, poi, nel 2008, arriverà anche il turno di Brendan Canning. Ah, TBTF vuol dire una cosa tipo The Best to Fuck. Sapevatelo. R.E.M. - Me in Honey (Demo version) Il bello di Internet è proprio tutto in queste cose qui. Come un disco degli R.E.M., uno dei dischi più venduti degli ultimi vent'anni, che improvvisamente ricomincia a circolare. In una versione diversa. Una versione demo. C'è qualcosa di poetico negli abbozzi di quelle canzoni, come questa Me in Honey, con Michael Stipe che canta cose a casaccio e i suoni che quando non fanno ridere sono quantomeno bizzarri. Chiaramente è tutta una scusa per parlare del fatto del giorno: ieri gli R.E.M. sono saliti sul palco per la prima di cinque date dublinesi. Cinque date che servono per presentare in anteprima quello che sarà il nuovo album. Le prime indiscrezioni parlano di un disco molto rock. E ieri hanno suonato anche: Second Guessing, Letter Never Sent, Maps and Legends, 1,000,000 e Little America.
Cazzo!
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